Pre-occupati
Occupare le scuole contro il governo? “Proposta acuta, ma i giovani sono immaturi”, dice il capo dei presidi
Roma. “Non posso appoggiare un fenomeno negativo come le occupazioni, ma in ogni caso, i ragazzi del liceo sono troppo immaturi per mobilitarsi contro il governo”. A parlare così al Foglio è il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi (Anp), Antonello Giannelli. Il 1° ottobre l’ex senatore del Pd Pietro Ichino aveva invitato i giovani a protestare contro la manovra economica e il Foglio aveva accolto il suo appello. “Le occupazioni delle scuole – aveva scritto Ichino – sono un rito stanco e vuoto, però quest’anno i giovani hanno un motivo forte e specifico per protestare”. Secondo Giannelli, “nelle scuole ci sono già degli organi collegiali, come le assemblee studentesche”.
“Questi sono i luoghi deputati al dialogo e al confronto”. Il capo dei presidi dubita che l’appello di Ichino possa avere un seguito tra i millennial. “I giovani hanno dei criteri diversi rispetto a noi adulti – risponde Giannelli – Nelle scorse elezioni, loro sono stati tra i più favorevoli ai partiti che hanno poi formato il governo. Queste contraddizioni sono giuste a una certa età, non possiamo aspettarci che i ragazzi siano perfettamente coerenti.” Il Movimento 5 stelle ha ottenuto il 43 per cento tra gli elettori che hanno votato per la prima volta, la Lega il 19 per cento. Il Pd ha vinto solo tra i pensionati. E le misure più importanti della manovra erano già note in campagna elettorale.
Per Giannelli questo paradosso è dovuto a un malinteso: “Gli adolescenti sono meno adulti di quello che pensiamo”. Il presidente dell’Anp spiega che “gli studenti del liceo sono ancora in via di maturazione. E’ un errore madornale rivolgersi a un ragazzo come se fosse un adulto. Quando i giovani si mobilitano spesso vengono strumentalizzati, come avviene per le occupazioni. Ormai questo rito ha perso ogni valenza politica”. Questa tesi, spiega Giannelli, “non è una critica ma un dato di fatto. L’ho vissuto in prima persona: quando insegnavo, i ragazzi erano molto diversi”. Questo cambiamento è innanzitutto un fenomeno sociale. “C’è stato un processo di infantilizzazione dei giovani – spiega il presidente dell’Anp –. Ci si emancipa dall’adolescenza sempre più tardi. E’ raro trovare un ragazzo che lavora prima dei 25/30 anni, molti adulti vivono ancora con i loro genitori. In passato era normale trovare un diciottenne che già lavorava e manteneva la propria famiglia. Oggi un diciottenne è considerato ancora un ragazzo, non sa bene quello che vuole fare. Molti giovani vivono in una realtà virtuale, li vedo sempre distratti a chattare sul telefonino. Hanno l’età per votare, ma non sono degli interlocutori politici e non sono ancori pronti a svolgere un ruolo nella vita collettiva”. E l’appello di Ichino? E’ impensabile che gli studenti occupino per protestare contro il governo? “Ichino è sempre molto acuto nelle sue riflessioni – conclude Giannelli – però il suo appello non è adatto ai giovani di oggi”.
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