A scuola di nevrastenia
La prof di Palermo, la Digos e la gara a sentirsi (ognuno) vittima di un nemico
La vicenda di Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa di Palermo sospesa per quindici giorni per aver consentito ai suoi allievi di produrre un video in cui si paragonava Matteo Salvini al Duce e il governo Conte al Terzo Reich, si inscrive in un clima di esasperazione che rasenta la nevrastenia. E a tratti la ridicolaggine. La critica ovviamente legittima alle scelte del governo diventa una specie di lotta partigiana, in cui sembra ci si debba difendere da una imminente privazione della libertà. A questi eccessi si risponde con un altrettanto ingiustificato eccesso di controllo, con interventi delle autorità scolastiche e persino della Digos. In questo c’è anche un evidente eccesso di zelo: possibile che la Digos non abbia da affrontare questioni più rilevanti di quello di una ragazzata?
Sullo sfondo c’è una sindrome vittimistica dilagante. Tutti si sentono aggrediti, chi dal “rigurgito neofascista” e chi, come lo stesso Matteo Salvini, da un accerchiamento sistematico a opera dei suoi avversari (compresi i suoi soci di governo). Servirebbe senso della misura. La professoressa Dell’Aria dovrebbe smetterla di considerarsi una staffetta partigiana, i suoi sostenitori di definirla come una specie di Giovanna D’Arco al rogo, i dirigenti scolastici dovrebbero limitarsi a richiamare l’esigenza di un minimo di equilibrio e la Digos occuparsi d’altro. Si dice che tutto ciò deriva dal clima elettorale, e sarebbe bello fosse così, perché avrebbe una data di scadenza ravvicinata. Però dopo una tornata elettorale ne viene un’altra. Dire che la maggiore responsabilità è sempre di chi ha più potere è quasi ovvio: l’esempio di un tono tribunizio e supereccitato in ogni occasione viene dall’alto, ma questo non significa che quel terreno e quello stile debbano essere accettati e imitati da tutti. Una volta si sarebbe detto che non bisogna cadere nelle provocazioni. Più semplicemente si può far notare che solo spostando il confronto dalle invettive al ragionamento si può sperare di superare questa fase nefasta della vita pubblica.
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