La lisergica intervista del ministro dell'Istruzione Fioramonti
Lavoratori come donatori, contraddizioni e altre bizzarre teorie del successore di Bussetti
Sul Corriere, Gianni Fregonara firma un'intervista a Lorenzo Fioramonti, deputato grillino che dal 5 settembre 2019 è ministro dell’Istruzione, dell'Università e della Ricerca nel secondo governo Conte. Un'intervista che ha qualcosa di lisergico: prima Fioramonti dice di voler alzare di 100 euro al mese lo stipendio degli insegnanti affinché “la società ne riconosca l’importanza e la centralità”. Per lui quindi i soldi sono un importante incentivo. “È necessario dare un riconoscimento agli insegnanti. Penso ad un aumento mensile a tre cifre, cento euro”, dice testualmente il ministro.
Sul Corriere lisergica intervista al ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti. Prima dice di voler alzare di 100 euro al mese lo stipendio degli insegnanti affinché "la società ne riconosca l’importanza e la centralità". Per lui quindi i soldi sono un importante incentivo. 1/5 pic.twitter.com/xtBtrmQM9C
— Luciano Capone (@lucianocapone) September 16, 2019
Però, se l'aumento dello stipendio dovesse essere differenziato (sul merito), allora Fioramonti dice: “Non credo che funzioni”.
“La dedizione di un insegnante non si misura con le ore di lavoro. La scuola non è un ufficio postale e funziona grazie al lavoro anche volontario che fanno molti insegnanti per passione e perché sanno che la loro è una missione sociale. Non credo che un aumento di stipendio come premio funzioni”, dice il ministro al Corriere.
Il denaro, insomma, funziona come incentivo per gli insegnanti solo se il bonus va in maniera uguale anche a tutti gli altri. E secondo quale logica?
Però, se l'aumento dello stipendio dovesse essere differenziato (sul merito), allora Fioramonti dice: "Non credo che funzioni". Il denaro, quindi, funziona come incentivo per gli insegnanti solo se il bonus va in maniera uguale anche a tutti gli altri. E secondo quale logica? 2/5 pic.twitter.com/foGAc1tXsh
— Luciano Capone (@lucianocapone) September 16, 2019
Non si sa. Fioramonti paragona gli insegnanti ai donatori di sangue: “Quando si paga chi dona il sangue, diminuisce il numero dei donatori”. Così si scopre che per far salire il numero di insegnanti o motivarli, bisogna tagliargli lo stipendio. Il contrario di quanto detto in apertura.
Non si sa. Fioramonti paragona gli insegnanti ai donatori: "Quando si paga chi dona il sangue, diminuisce il numero dei donatori". Così si scopre che per far salire il numero di insegnanti o motivarli, bisogna tagliargli lo stipendio. Il contrario di quanto detto in apertura. 3/5 pic.twitter.com/KsQUROJkXi
— Luciano Capone (@lucianocapone) September 16, 2019
Oltre che contraddittoria, la teoria è alquanto bizzarra: nessun economista si sognerebbe di assimilare lavoratori e donatori. Forse Fioramonti non ha notato che in genere chi fa l'insegnante non lo fa per volontariato e chi fa il donatore di sangue non lo fa come professione.
Oltre che contraddittoria, la teoria è alquanto bizzarra, nessun economista si sognerebbe di assimilare lavoratori e donatori. Forse Fioramonti non ha notato che in genere chi fa l'insegnante non lo fa per volontariato e chi fa il donatore di sangue non lo fa come professione.4/5
— Luciano Capone (@lucianocapone) September 16, 2019
Al termine della lisergica intervista, il ministro Fioramonti arriva a una dissociazione (o a uno sdoppiamento), quando sul tema degli insegnanti se la prende con le politiche del "governo precedente". Governo precedente il cui viceministro dell'Istruzione era Fioramonti.
Al termine della lisergica intervista, il ministro Fioramonti arriva a una dissociazione (o a uno sdoppiamento), quando sul tema degli insegnanti se la prende con le politiche del "governo precedente". Governo precedente il cui viceministro dell'Istruzione era Fioramonti. 5/5 pic.twitter.com/lQ8y6tmkAz
— Luciano Capone (@lucianocapone) September 16, 2019
Il Foglio sportivo - in corpore sano