L'emergenza ipocrisia nella scuola italiana
Deduzioni riguardo ai voti, agli straordinari degli insegnanti e agli esami di maturità
Dunque, ricapitoliamo. Il ministero dell’istruzione insiste che la didattica a distanza non si espleta nel mero assegnare compiti ma che valutare gli alunni, dare insomma dei voti, costituisca il dovere degli insegnanti. Tuttavia voci di corridoio, talmente robuste da apparire sui giornali più autorevoli, confermano il sospetto che quest’anno sarà impossibile bocciare qualcuno, poiché nel caso si verrà sotterrati da fior di ricorsi, dato che le scuole non hanno potuto garantire la regolare didattica; i voti quindi dovranno necessariamente essere positivi, anche se i risultati non saranno stati raggiunti.
Dobbiamo dedurre che il dovere degli insegnanti è di mentire?
Intanto i sindacati protestano perché la didattica a distanza, stringi stringi, impone agli insegnanti degli straordinari. Tuttavia concordano sul fatto che alcuni docenti non abbiano né le capacità né la strumentazione (per non parlare dei vincoli contrattuali) per esercitare la didattica a distanza, e quindi non se ne avvalgono.
Dobbiamo dedurre che alcuni insegnanti facciano gli straordinari lavorando di più mentre altri fanno gli straordinari lavorando di meno?
Infine il ministro Azzolina assicura che gli esami di maturità si faranno e saranno seri come negli anni scorsi. Tuttavia, negli anni scorsi, la maturità era un esame così serio che lo superavano novecentonovantasette o novecentonovantotto candidati su mille.
Dobbiamo dedurre che, superata l’emergenza Coronavirus, la scuola dovrà affrontare l’emergenza ipocrisia?
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