Non sarà forse lo strumento migliore quello scelto dalla Conferenza italiana superiori maggiori (Cism) e dall’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi), ma con lo sciopero della didattica online indetto per martedì e mercoledì le scuole paritarie vogliono che tutti si rendano conto del rischio che corre il sistema educativo italiano se molti istituti scolastici non statali fossero costretti a chiudere. Del miliardo e mezzo destinato alla scuola dal decreto “Rilancio”, infatti, soltanto una parte irrisoria andrà alle paritarie, quasi tutta per coprire alcune rette degli asili nido. Il resto è per gli istituti statali. Scelta miope, oltre che ideologica e dimentica dei dettami di Costituzione: per legge in Italia la scuola pubblica si regge su due gambe, statale e paritaria. Le famiglie che mandano i figli nelle scuole non gestite dallo stato pagano una retta permettendo così allo stato di risparmiare parecchi miliardi. Nei mesi del lockdown molte persone hanno smesso di pagare a causa delle ristrettezze economiche e l’anno prossimo non potranno più permettersi una spesa del genere (è un falso mito che soltanto i ricchi mandino i figli nelle scuole gestite da privati). La conseguenza sarà il rischio di chiusura per molti istituti.
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