La scuola riparte a settembre, ma come?
La riapertura presenta molte incognite legate alla necessità di distanziamento, e le variabili sono ancora troppe. Ma per molti anche la didattica a distanza, fatta in questo modo, non è sufficiente
Roma. Ripartire con la scuola a settembre. Ma come?, questo è il problema. Si riaprirà, infatti, ma un “se” gigantesco aleggia sulle aule ancora vuote: e se il virus si risveglia? Già così, infatti, la riapertura presenta molte incognite legate alla necessità di distanziamento, e le variabili sono ancora troppe. La didattica a distanza, fatta in questo modo, e per molti in ogni caso, non è sufficiente. Dovesse rendersi di nuovo necessaria, non si potrà lasciare il tutto all'iniziativa del singolo, con il rischio di approfondire il divario tra famiglie che, pur con difficoltà, possono reggere il disagio, e famiglie che non possono.
È questo il motivo per cui, il 23 maggio scorso (ma ci sarà un'altra mobilitazione il 25 giugno) il comitato “Priorità alla scuola”, nato spontaneamente dal web e dall'iniziativa di un gruppo di genitori (ma con molti docenti a favore), ha portato in piazza migliaia di persone in 19 città, con mascherine e “turni”, per chiedere che le scuole riaprano “in presenza e in sicurezza”, con riorganizzazione degli spazi sia in centro sia in periferia”, dicono le coordinatrici del comitato milanese Chiara Ponzini e Maddalena Fragnito.
E se a Milano “Priorità alla Scuola” chiederà al Comune e alla Regione, oltre a ribadire il “no” alla Dad, assunzione di personale docente e test sierologici per docenti e personale A.T.A., “in modo che le scuole diventino piccoli presidi sanitari territoriali” e in nome della frase gramsciana “istruitevi perché abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza”, a Roma, in questi giorni, il Pd locale chiede una “commissione di trasparenza” in Campidoglio, e si schiera a fianco delle educatrici ed educatori dei nidi in convenzione “abbandonati” da Virginia Raggi “come tutti i servizi educativi in questi mesi” (“liberiamo i bambini dall'immobilità del sindaco”, scrivono dalla segreteria dem locale Claudia Daconto e Annarita Loebruni).
In attesa che si definisca lo scenario, però, e nel caso in cui la non molto amata didattica a distanza non possa essere (o non del tutto) abbandonata, si fanno strada iniziative che puntano a migliorarla il più possibile. In quest'ottica si presenta il progetto-prassi di riferimento (possibile piano per il futuro) messo gratuitamente a disposizione di istituzioni, docenti, cittadini dall'Uni, ente italiano di Normazione e dalla Fidae, Federazione Italiana di Attività educative, per definire delle “linee guida per il sistema di gestione della didattica a distanza nelle scuole di ogni ordine e grado”, sia pubbliche sia private. Il progetto sarà sottoposto alla consultazione pubblica delle parti che possano essere interessate, ministero dell'Istruzione compreso, e si pone come possibile modello di riferimento. L'idea è di fornire “criteri operativi non soltanto a fronte dell'emergenza sanitaria in corso”, visto anche che al momento “è assente una specifica legislazione in materia”. Si illustrano quindi i requisiti eventuali “da rispettare per una efficace attuazione della didattica a distanza”, dall'analisi del contesto in cui la singola scuola si trova a operare, a quella dei rischi per l'utenza, per poterli prevenire, alla politica scelta per l'offerta formativa (la scuola dovrebbe dichiarare preventivamente “i propri impegni nei confronti dell'utenza” e dichiarare “quali richiede all'utenza stessa”), fino alla scelta di un “referente per la didattica a distanza”, da nominare presso la scuola con il compito di operare a supporto di tutto il personale scolastico, e all'adozione di un “codice di condotta” e di un “piano annuale degli obiettivi”, con “riesame” annuale per ridefinire gli obiettivi in base ai punti di forza e debolezza emersi nella pratica. C'è poi una parte dedicata al “problem solving”, con definizione di “modalità specifiche per la gestione tracciabile e controllata di tutte le possibili criticità connesse alla didattica a distanza”. Resta sullo sfondo una “questione scuola” (sociale, sindacale, didattica) più ampia dei problemi lasciati sul campo dal passaggio del virus. E settembre non è molto lontano.