I racconti (virtuosi) da tre istituti che hanno riaperto in sicurezza a Bergamo, Roma, San Donà di Piave
Roma. “Io mi sento sicura dentro la mia scuola”. Le parole di Elsa Perletti, preside dell’Istituto tecnico statale “Giacomo Quarenghi” di Bergamo, la città in cui la pandemia ha colpito e devastato più che altrove, risuonano nel giorno in cui ancora si sente l’eco del caso Verbania, dove un istituto riaperto è stato richiuso per la sanificazione dopo la rilevazione di un contagio, ma anche il giorno in cui il virologo Andrea Crisanti, professore all’Università di Padova, dice che sì, un 2-3 per cento di studenti potrebbe risultare positivo, ma aggiunge che a scuola bisogna tornare. Ed è il giorno in cui il direttore della Clinica di Malattie infettive e tropicali di Genova, Matteo Bassetti, nel ribadire l’impossibilità della situazione “rischio zero”, pone la domanda a cui molti hanno pensato: “Che differenza c’è tra la scuola e altri luoghi di aggregazione?”.
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