Di solito sono i 5 stelle a non brillare per coraggio e decisionismo. Di solito sono loro a preferire un bel rinvio a qualunque scelta dalla quale possano derivare rischi, anche remoti. Ci si dovrebbe almeno rallegrare per lo spirito di iniziativa se una volta tanto è una loro ministra, già molto esposta per la complessità della riapertura scolastica, a prendere una decisione di rilievo, come l’indizione del concorso da tenersi tra il 22 ottobre e il 9 novembre per l’accesso all’insegnamento, con l’obiettivo di inserire in ruolo 32mila precari con almeno 3 anni di insegnamento alle spalle. Che fosse una scelta coraggiosa lo si è visto subito con una forte ma non ben spiegata opposizione sindacale. Nulla di chiaro nel merito, anche perché sarebbe difficile argomentare contro l’ingresso, per via regolare, di un gran numero di docenti nell’organico stabile della scuola. Ma molti temini laterali, piccole contestazioni di tipo logistico e organizzativo, e un uso apparentemente strumentale perfino della comprensibile prudenza da usare in periodo di pandemia. Argomenti replicati dal Pd, che quindi va ad aprire un caso politico nella maggioranza proprio di fronte a un raro episodio in cui si mostra spirito di iniziativa e decisione.
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