Nel giro di un secolo, preconizzava Tolstoj a metà Ottocento, la scuola sarebbe finalmente stata senza lavagne, senza cattedre, senza banchi. Aveva vaticinato la didattica a distanza, l’istruzione liquida esercitata da ciascuno dove si trova più comodo? Il sospetto che Tolstoj avesse capacità divinatorie si rafforza quando ipotizza che in futuro si sarebbe fatto lezione altrove: “La galleria, il teatro, la biblioteca, il museo”, come nei più sfrenati sogni estivi di Lucia Azzolina. Quanto ai giardinetti Tolstoj non si esprime, ma c’è da presumere li guardasse con favore; nella scuola che aveva fondato a Jasnaja Poljana, sperimentando un metodo d’insegnamento a dir poco avanguardista, si faceva lezione all’aperto quando se ne aveva voglia e l’impietoso clima russo lo permetteva.
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