Nell’èra delle videochiamate, tra Zoom e Skype, conta solo quello che c’è nell’inquadratura. E quello che il professore riesce a vedere
Consegnami il mazzo di carte, mi ha intimato il professore. Non ho nessun mazzo di carte, mi sono difesa con le mani che sudavano. Sul mio banco c’era il Castiglioni-Mariotti, il dizionario di latino, che sembrava la fortificazione medievale di un castello di carta. Di fianco, un paio di manuali. Rimaneva ben poco spazio per scrivere, così tenevo il quaderno sulle gambe. Incastrato tra l’astuccio e il Castiglioni-Mariotti in effetti c’era un piccolo mazzo di carte, di quelli che si possono stringere in un palmo della mano. Era talmente piccolo che non poteva essere avvistato dietro la mole del dizionario, eppure. Il mazzo lo avevamo comprato io ed Elena per portarlo a scuola e a ricreazione applicarci in quei solitari che, a detta sua, servivano a propiziare i nostri desideri di adolescenti: ci inviteranno a quella festa? Simone e Alessandro ci chiederanno di uscire? Riusciremo a non essere rimandate? Ci affidavamo alle carte perché non sapevamo ancora affidarci a noi stesse. Avevamo bisogno di risposte. Vivere nell’incertezza ci disorientava, perché di noi e del mondo non sapevamo ancora niente.
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