Contro la mascherina in classe
"Seduti al banco no". I genitori no-mask e la resistenza dei presidi
Naso e bocca vanno coperti anche se c'è distanziamento sociale. Le azioni legali promosse da un'associazione no-vax
Da Bolzano a Messina, i dirigenti scolastici ricevono diffide dai genitori: "No all'uso della mascherina per otto ore di fila, ne risente la salute fisica e psicologica dei bambini". Chi alimenta le polemiche e cosa dicono gli insegnanti. Parla Annalisa Laudando, preside di un istituto romano
Una nuova raffica di diffide contro i presidi, questa volta contro l'uso obbligatorio delle mascherine. Se una prima ondata era arrivata a settembre, quando genitori e gruppi più o meno organizzati contestavano le misure di distanziamento minacciando querele e risarcimenti, ora l'attenzione si è spostata sulla stretta contenuta nel Dpcm del 3 novembre, che prevede l'utilizzo della mascherina per l'intero orario scolastico: anche quando gli alunni sono seduti al banco e indipendentemente dal rispetto del metro di distanza tra "rime buccali". La regola, che vale per tutti i bambini sopra i 6 anni (esclusi studenti disabili e con particolari patologie), ha seguito l'evoluzione dell'epidemia. Eppure sta creando molto malumore nelle scuole.
"Il 12 novembre, qualche giorno dopo il decreto del governo, mi è arrivata una diffida firmata dai genitori di due ragazzi che frequentano la scuola media" racconta al Foglio Annalisa Laudando, preside dell'istituto comprensivo via Poseidone, oltre mille studenti tra materna, elementari e medie nel quartiere di Torre Angela, periferia est di Roma. Il modulo chiede "l'assunzione di responsabilità da parte del dirigente nei confronti dell'alunno al quale sia prescritto l'uso della mascherina": il preside dovrebbe cioè "assumersi la responsabilità civile e penale per qualsivoglia conseguenza derivante dalla salute del bambino".
"La lettera mi ha colpita e indignata. Il dirigente scolastico è il rappresentante legale di un'istituzione e in quanto tale non fa altro che attenersi alle norme di legge – spiega la prof.ssa Laudando – Mi amareggiano gli attacchi di chi non riconosce gli sforzi che stiamo facendo per assicurare il diritto all’istruzione e il diritto alla salute dei ragazzi. Iniziative di questo tipo distraggono dai veri problemi della scuola: mancano ancora docenti in classe, soprattutto insegnanti di sostegno, e non è facile reperire le risorse per offrire il tempo pieno a tutti". E così crescono le lamentele dei genitori, che spesso trovano qualcuno pronto a gettare benzina sul fuoco.
La diffida ricevuta da Laudando sta circolando tra le famiglie e tra molti presidi romani. Non è un'iniziativa isolata. La lettera è parte di una campagna più vasta promossa dalla Federazione Rinascimento Italia, "una rete di protezione civica – si legge sul suo sito – che difende gli associati contro abusi e soprusi, tutelando diritti e libertà costituzionali". Un'associazione di cittadini che pubblica "studi scientifici" sui benefici dell'ozonoterapia e sui danni causati dai vaccini, report sulla Gates Foundation e sui pericoli della rete 5G. E che si è specializzata in azioni legali contro le Asl e i più noti virologi, oltre che contro singole scuole.
Dai no-vax ai no-mask il passo è breve, e la scuola si conferma cartina di tornasole delle tensioni che attraversano il paese. Da Bolzano fino a Messina. "Non abbiamo nulla a che fare con chi nega l'utilità della mascherina, stiamo solo chiedendo di non asfissiare i bambini in classe" ripetevano i manifestanti scesi in piazza a Trento sabato scorso. Radunati dal comitato spontaneo "Genitori per una scuola reale", hanno marcato le distanze con i no-mask: "Noi la mascherina la portiamo, ma è da una settimana che mia figlia torna a casa con il mal di testa. Perché deve indossarla anche quando è seduta al banco?".
La resistenza contro i dispositivi di protezione individuale assume così nuove sfumature, che sarebbe ingeneroso riunire sotto un'unica etichetta. C'è chi la mascherina la rifiuta proprio e chi si interroga sulla sua utilità in situazioni "statiche", genitori preoccupati e genitori forse plagiati. Ma anche insegnanti che sentono tutto il peso sulle proprie spalle: "Delle due l’una, facciamo scuola o facciamo rispettare le regole?" ha chiesto una maestra con il megafono in mano, in quel di Trento. "Noi viviamo una situazione paradossale – ha aggiunto Andrea Brocchieri, professore al Liceo Prati – Da un lato chiediamo a governanti e scienza di condurci a un rischio zero che non esiste, dall'altro ci accontentiamo di un diritto che non ha nulla di umano, il mero diritto alla sopravvivenza".
A complicare il quadro e aumentare l'incertezza si sommano poi altre voci, anche istituzionali, con la scienza che non offre un giudizio unanime sull'uso prolungato della mascherina. Soprattutto in giovane età. Rispondendo alle pressioni di tanti genitori, la Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Toscana, Camilla Bianchi, ha scritto al premier Conte perché vengano adottati "provvedimenti a tutela della salute fisica e psicologica degli alunni". Rassicurazioni sul piano clinico sono arrivate a più riprese dal pediatra Alberto Villani, membro del Cts: "I dispositivi di sicurezza non producono alcalosi, la quantità di propria anidride carbonica respirata è impercettibile". Altra cosa sono gli effetti della mascherina sulla libertà espressiva e sulla piena socializzazione dei bambini.