Tra le varie frenesie comunicative lette nelle ultime settimane sulla scuola vale la pena di analizzare attentamente i dati riportati da una indagine realizzata da Ipsos di cui si leggono alcuni passi sul sito di Save the Children: “Si stima che circa 34 mila studenti delle scuole superiori, a causa delle assenze prolungate, rischiano di alimentare il fenomeno dell’abbandono scolastico. Il 28 per cento degli intervistati afferma che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni. Il 7 per cento afferma che i compagni di scuola ‘dispersi’ a partire dal lockdown sono tre o più di tre. Il 35 per cento ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Per il 38 per cento degli adolescenti la didattica a distanza è un’esperienza negativa. In generale la principale difficoltà è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online e dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet/copertura di rete propria o dei docenti”.
Drammatici dati che attengono soprattutto alla sfera educativa, pedagogica e sociale. Accanto a questa analisi merita di essere citato il rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) su uno studio effettuato in paesi dell’Ue e nel Regno Unito che analizza l’aspetto più tipicamente “sanitario” e che considera l’ambiente scolastico non più pericoloso di altri ambienti esterni, valutando invece i momenti pre e post scolastici quali tradizionali ambiti di vero rischio di diffusione della malattia.
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