La chiamano decisione. Decisione sulla scuola superiore: si riapre in presenza l’11, e chi tra i governatori non si sente pronto è libero di posticipare di una, due o tre settimane (vedi Luca Zaia e Massimiliano Fedriga in Veneto e Friuli, ma anche, tra gli altri, Vincenzo De Luca in Campania, Alberto Cirio in Piemonte, Nino Spirlì in Calabria). Ma più si va a scavare nella decisione, più la stessa assume i contorni di un decidere per non decidere, nel senso del gettare un ponte per scavallare l’8 gennaio, data in cui l’analisi dei dati epidemiologici permetterà di colorare di nuovo le regioni di giallo, arancione e rosso, e di modulare le aperture in base ai contagi. Passo indietro: la sera del 4 gennaio, dalle 21 a notte fonda, quando in Cdm va in scena quello che Teresa Bellanova, ministro dell’Agricoltura e capo delegazione di Italia viva, definirà poi “teatrino imbarazzante tra Pd e M5s”.
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