Nuovi orari, esami a luglio. Idee bipartisan per salvare la scuola
"Prima della pandemia eravamo il paese europeo con la peggiore formazione scolastica e col maggiore abbandono. Durante la pandemia siamo stati (e siamo) il paese europeo che ha tenuto (e tiene) chiuse le scuole più a lungo", scrive il Sen. Andrea Cangini
Al direttore - Come una guerra, una pandemia rivela l’essenziale. Costringe a rinunce, impone scelte, obbliga a riflettere su cosa sia importante. E’ probabile che quando, alla fine di tutto questo, faremo un bilancio, scopriremo di avere finalmente compreso l’importanza della scuola e dell’istruzione. Ne abbiamo parlato tanto, ne abbiamo soppesato il valore, ne abbiamo sentito la mancanza. La scuola come luogo imprescindibile di aggregazione dei giovani, la scuola come luogo decisivo della loro formazione. La scuola, dunque, come elemento centrale per il futuro della nazione. E’ probabile che lo avremo capito, è sicuro che lo avremo capito troppo tardi. Il governo, infatti, non se ne occupa. Prima della pandemia eravamo il paese europeo con la peggiore formazione scolastica e col maggiore abbandono. Durante la pandemia siamo stati (e siamo) il paese europeo che ha tenuto (e tiene) chiuse le scuole più a lungo. Che la didattica a distanza avrebbe aggravato i problemi era prevedibile, e non solo perché molti docenti non sono attrezzati e moltissimi studenti non hanno a disposizione tablet o computer.
Bastava leggere la ricerca americana che ha dimostrato il fenomeno del “video deficit”: la stessa lezione fatta dallo stesso insegnante in video lascia negli studenti il 30 per cento di conoscenza e di padronanza della materia in meno rispetto ad una in presenza. Percentuale ancor più alta nei giovani meno inclini allo studio e meno seguiti dai genitori. Il danno formativo è enorme. Soprattutto per i più disagiati. Ma i costi sono alti per tutti in egual misura, dal momento che uno studio della Banca Mondiale ha stimato che un anno di istruzione vale mediamente il 10 per cento del guadagno che ciascuno studente divenuto lavoratore realizzerà durante ogni anno della propria vita professionale. Siamo di fronte a un problema gigantesco, ma nessuno saprebbe dire se e come il governo intenda affrontarlo.
C’è uno studio per salvare il salvabile nella formazione dei cosiddetti giovani? C’è un piano di investimenti nel cosiddetto capitale umano? C’è un progetto per contenere l’emorragia di istruzione e per colmare il gap di formazione accumulato dai nostri figli e dai nostri nipoti? No, ci sono solo indifferenza e improvvisazione. Si parla unicamente di date, e, cosa sconcertante, se ne parla a prescindere dai dati.
Un paio di proposte minime, piuttosto concrete. Riaprire le scuole superiori dividendo in due le classi: metà classe frequenta le lezioni al mattino, l’altra al pomeriggio. Il conseguente raddoppio del lavoro per i docenti può essere gestito con assunzioni a tempo determinato e con il pagamento degli straordinari agli insegnanti disponibili ad affrontare il doppio turno. In questa maniera, dimezzato l’affollamento di autobus e metro, si riuscirebbe a contenere il danno rappresentato da un ulteriore ricorso alla Dad.
La seconda proposta punta a recuperare, nei limiti del possibile, il tempo perduto: si spostino in avanti gli esami e si prolunghino le lezioni almeno fino a luglio. Sarà un mese e mezzo di scuola guadagnato. Salviamo il salvabile, proviamo almeno a salvare la generazione dei maturandi, piuttosto che mandarla allo sbaraglio all’università. Il governo ha idee migliori? Ce le faccia conoscere. Il governo non ha idee? Se ne occupi il Parlamento. Ma se ne occupi subito, a partire dalle commissioni Istruzione di Senato e Camera. Tutto si può fare tranne continuare a fingere che il problema non esista. Che basti riaprire, prima o poi, le scuole, perché tutto sia risolto. Non è così. Sussurrare, come fanno alcuni ministri e diversi dirigenti politici del Pd e di Italia Viva, che la Azzolina “è inadeguata” è un’ipocrisia. E’ vero, ma è un’ipocrisia. Nessuno può considerarsi assolto: gli attuali vertici istituzionali, politici e governativi sono tutti coinvolti e saranno tutti responsabili del massacro formativo di una generazione che non ha altre colpe se non quella di essere cresciuta in Italia ai tempi del Covid e del Conte2.
Sen. Andrea Cangini
capogruppo di Forza Italia in commissione Istruzione
generazione ansiosa