La pandemia ha aggravato i mali del nostro sistema educativo. E’ il momento di mettere in campo un pensiero ambizioso sul docente, sul suo ruolo e sulla sua crescita. E non è solo una questione di soldi. Idee per la scuola
Medici e infermieri sono stati gli eroi della pandemia. Il governo di Mario Draghi dovrebbe lavorare affinché gli insegnanti siano gli eroi della ripresa. Per farlo non basteranno più risorse. Serviranno soluzioni organizzative e strutturali. Serviranno riforme, a partire da una carriera docente che non appiattisca il percorso professionale di chi forma le nuove generazioni. La pandemia ha fatto male alla scuola, per almeno due ragioni. La prima è sostanziale: ha aggravato tutti i mali esistenti del nostro sistema educativo. Ha accentuato l’abbandono dei più vulnerabili, ha bloccato per un anno i test invalsi, ha acuito il problema della gestione del personale (per cui ci troviamo con classi troppo numerose anche se abbiamo più docenti per studente di tutti i grandi paesi occidentali). La seconda ragione è reputazionale: mentre il giudizio degli italiani sul sistema sanitario cresceva, spinto dallo spirito di sacrificio di medici e infermieri, non altrettanto è successo con la scuola. Il numero di giorni di scuola persi tra i più alti in Europa, le polemiche sugli effetti della Didattica a distanza, le dure reazioni alle proposte di prolungare l’anno scolastico, hanno fatto perdere l’occasione di rilanciare la reputazione degli insegnanti nella società italiana.
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