IL PIANO DEL GOVERNO
A scuola d'estate, senza per forza stare in classe
Lezioni e attività diffuse sul territorio per restituire agli studenti la socialità persa con la dad: il piano del Miur mette a disposizione 510 milioni per progetti non solo didattici, ma anche aggregativi. Ora sono i presidi e gli insegnanti a dover fare il prossimo passo
L’aveva detto il premier Mario Draghi, durante il suo discorso d’insediamento, che c’era bisogno di “allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia”. Così oggi il governo ha un piano: finanziare con 510 milioni l’apertura delle scuole in estate, tra i mesi di giugno e settembre.
Di didattica ci sarà quanto basta per rafforzare eventuali lacune accumulate nell’anno e sarà giugno il mese in cui il piano prevede scuola all’aperto e studio di gruppo. Luglio e agosto, nelle intenzioni del Miur, assomigliano più a dei campi estivi, con attività di aggregazione e socializzazione: si ballerà e si farà sport, ci potranno essere corsi di canto, musica e arte, ma anche momenti di dibattito. Il ministero nel piano parla di educazione alla cittadinanza, all’imprenditorialità e alla sostenibilità e fa riferimento anche alle competenze digitali. Ma la scuola d’estate non dovrà essere per forza a scuola. Questi progetti potranno infatti essere svolti anche in altri spazi della città, come teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, coinvolgendo in questo modo altri settori e professionalità, anche in un'ottica di mutua collaborazione dopo le difficoltà dovute alle chiusure dei mesi scorsi. In questo modo l'estate delle scuole sarà sul territorio, offrendo gratuitamente attività a bambini e ragazzi (i progetti possono riguardare le scuole materne fino agli istituti superiori). Il percorso si concluderà a settembre, quando sono previsti momenti dedicati all'avvio del prossimo anno scolastico con attività di potenziamento delle competenze.
Per realizzare tutto ciò saranno coinvolti i docenti che potranno decidere di partecipare ricevendo uno stipendio extra, ma anche figure professionali esterne inserite nei progetti degli istituti scolastici. In generale saranno i presidi a decidere se aderire al piano proponendo i propri progetti per accedere ai finanziamenti.
L’idea di fondo è quella di recuperare la socialità persa e rafforzare gli apprendimenti, dopo che per un intero anno scolastico (più diversi mesi dello scorso) gli studenti hanno visto alternare didattica in presenza e a distanza. Circa tre mesi di attività e laboratori che per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dovranno essere “un ponte” tra quest’anno e il prossimo, che si spera possa finalmente essere quanto più vicino possibile a un ritorno in classe senza più sorprese. “Utilizzeremo questo periodo estivo per costruire un nuovo inizio”, ha detto. “Riporteremo la scuola al centro della comunità, creando spazi di potenziamento delle competenze e di recupero delle relazioni”.
Le risorse a disposizione vengono in parte dal decreto Sostegni, che aveva già individuato 150 milioni. A questi si aggiungono altri 320 milioni di risorse europee relative al Pon per la scuola e 40 milioni dai finanziamenti per il contrasto alla povertà educativa. I tre canali seguiranno tre strade diverse: le risorse del decreto Sostegni saranno distribuite con un decreto ministeriale sulla base del numero di studenti, per una media di circa 18mila euro a scuola; i fondi europei sanno messi a bando e utilizzati preferenzialmente nelle aree con maggiori disuguaglianze economiche e sociali, all’interno di progetti che potranno concludersi al termine del prossimo anno scolastico; infine, gli ultimi 40 milioni saranno assegnati alle scuole in base ai progetti, che potranno prevedere collaborazioni con il terzo settore.
Per il momento i sindacati hanno espresso un cauto apprezzamento, non solo per le risorse a disposizione e per l'attenzione alla scuola, ma anche per la fiducia verso i singoli istituti che avranno la possibilità di scegliere come e se prolungare le attività dopo il termine dell'anno scolastico. Dalla Cgil non sono mancate alcune critiche, soprattutto in riferimento alla concreta attuazione del piano. "Gli oltre 500 milioni messi a disposizione non sono pochi - si legge in una nota - "per questo si deve procedere con rigore e concretezza: oltre alle finalità occorre guardare alla fattibilità e alla realizzazione materiale dei progetti, intrecciandoli con la complessità delle attività già programmate dalle scuole e prevedendo risorse e tempi adeguati per la progettazione e per poter intraprendere percorsi corretti dal un punto di vista partecipativo e tecnico".