la scuola che verrà
La classe del futuro vista dagli studenti. Uno studio e 8.500 casi
I desideri di consumatori (ed elettori) di domani raccontati da un'indagine promossa da Generali Italia e Human Safety Net
Sono figli dei Millennials, i primi a essere nati interamente nel XXI secolo (tra il 2010 e il 2020). È la generazione Alfa, ben nota agli studiosi di marketing per il fatto di rappresentare il target di consumatori di domani, ma meno studiata dalla politica che, invece, proprio dalla sua visione di futuro dovrebbe trarre ispirazione. Se li ascolti, come ha fatto il progetto educativo “Ora di futuro” promosso da Generali Italia e The Human Safety Net, i bambini delle scuole elementari – perché è questa la generazione Alfa – ti dicono che vorrebbero vivere in aule più innovative, in cui le tecnologie digitali li aiutino a relazionarsi con il mondo e a viaggiare con la fantasia. Sognano tablet in grado di tradurre più lingue contemporaneamente, ma vorrebbero anche cortili con animali di cui prendersi cura e orti in cui coltivare prodotti da cucinare nelle mense, magari da chef stellati.
Tecnologia e ambiente, insomma, convivono più o meno armoniosamente nel mondo che emerge da 8.500 elaborati realizzati dagli alunni di oltre 5.000 classi di terza, quarta e quinta elementare di tutta Italia. Ai bambini è stato chiesto di immaginare quale sarebbe stata la classe del futuro e loro hanno risposto con una valanga di idee e proposte sintetizzate in una decina di “mozioni” che sono state presentate alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, la quale ha osservato quanto straordinaria sia stata la loro capacità di reagire alle difficoltà dell’emergenza sanitaria che li ha privati di un luogo di relazioni e opportunità di crescita come la scuola. E chiedere direttamente ai bambini di immaginare come potrebbe essere in futuro l’istruzione è stata poi “una formidabile intuizione”. “Ci ha restituito, infatti – ha detto la presidente del Senato – un patrimonio prezioso di idee, suggestioni e proposte originali e innovative per costruire una scuola accogliente e fondata sulla partecipazione di tutti, una scuola che lavorando a stretto contatto con le famiglie, diventi una vera comunità di vita”.
“Ora di futuro” è arrivato alla terza edizione lungo un percorso reso più arduo ma allo stesso tempo più efficace dalla pandemia perché è riuscito – come spiega Mario Calderini, direttore di Tiresia, il centro di ricerca internazionale della scuola di management del Politecnico di Milano che ha misurato l’impatto sociale del progetto – “a rendere partecipi gli alunni più fragili attraverso la piattaforma digitale che si è rivelata un formidabile strumento di inclusione”. Il progetto – al quale partecipano associazioni come l’Albero della Vita e alcune onlus – ha già raggiunto obiettivi molto importanti coinvolgendo, da quando è nato, quasi 180 mila bambini e aiutando 16 mila famiglie. “Il nostro obiettivo è continuare a finanziarlo, ad allargarlo – ha detto Marco Sesana, country manager e ad di Generali Italia durante la presentazione al Senato –. Quest’iniziativa rappresenta il nostro impegno nei confronti delle nuove generazioni ed è per noi importante contribuire a migliorare il contesto di questi bambini”. Uno degli aspetti più interessanti rilevati dall’Osservatorio “Ora di futuro”, che sta affinando la sua capacità di analisi oltre che di misurare i risultati delle sue iniziative, è il sistema di valori che emerge dalle interviste con i ragazzi. “L’idea di inclusione, cooperazione, mutualismo è molto diffusa – spiega Calderini –. È come se la pandemia, con le sue difficoltà e le sue restrizioni, avesse fatto esplodere la domanda di relazioni umane e sociali e di un uso della tecnologia legato a questo bisogno. Sono spunti questi che suggerirebbero una maggiore collaborazione del mondo della scuola con quello del terzo settore”.