dopo la riapertura
La semplificazione necessaria alla scuola per non tornare più in dad
Al 19 gennaio la didattica a distanza riguarda solo il 6,6 per cento delle classi, nonostante Omicron e il temuto effetto delle vacanze di Natale. Tuttavia il protocollo nazionale viene spesso scavalcato da decisioni di singole regioni o Asl. Il caso del Piemonte e qualche proposta
La scuola in presenza è sempre stato uno degli obiettivi principali del premier Mario Draghi. E oggi, a oltre una settimana dal 10 gennaio, giorno del riavvio delle lezioni dopo le vacanze natalizie, possiamo dire che la promessa è stata mantenuta. I dati dicono che per ora la scuola in presenza funziona, nonostante la forte circolazione del virus. A fare il punto sul tema è stato ieri il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, nel corso di un question time in aula alla Camera. Al 19 gennaio la didattica a distanza riguarda solo il 6,6 per cento delle classi (pari a 20.185) a livello nazionale. Per il 13,1 per cento delle classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado (pari a 40.236) il servizio è stato svolto parzialmente in presenza avvalendosi della didattica digitale integrata, ossia quella modalità che integra momenti di insegnamento a distanza (svolti su piattaforme digitali) ad attività svolte in presenza. Nell’80,3 per cento delle classi (pari a 247.269) di tutte le istituzioni scolastiche il servizio didattico è stato reso totalmente in presenza.
Quanto ai contagi tra gli studenti, si è registrato un incremento nel periodo di sospensione delle attività didattiche per le festività natalizie. Gli alunni positivi sono pari al 4,32 per cento, mentre al 18 dicembre erano pari allo 0,63 per cento. Così come avvenuto per gli studenti, anche per i docenti è stato registrato un incremento dei casi durante il periodo festivo. Il personale docente positivo al 19 gennaio è pari a 35.969 unità (5,8 per cento), mentre al 18 dicembre era pari a 7.444 unità (1 per cento). Quanto al personale non docente, a ieri risultava positivo il 5,5 per cento (pari a 9.052 persone), mentre al 18 dicembre era lo 0,7 per cento (pari a 1.544 persone). La quasi totalità del personale scolastico ha aderito alla campagna vaccinale. I sospesi perché inadempienti all’obbligo di vaccinazione solo soltanto lo 0,9 per cento.
Non mancano però alcune note stonate. Il protocollo nazionale con le regole per la didattica in presenza viene spesso scavalcato da decisioni di singole regioni o Asl. Ultima in ordine di tempo quella emanata dalla regione Piemonte sulle scuole elementari. I dirigenti scolastici, lo scorso 8 gennaio, hanno ricevuto una circolare della regione che ribadisce come, “nei contesti ad alta circolazione virale Sars-Cov-2, l’Asl di competenza, in accordo con il dirigente scolastico, può adottare misure di quarantena più restrittive”. E quindi basterà la presenza di un solo caso positivo per far scattare la quarantena e la didattica a distanza per l’intera classe. La misura riguarderà anche i bambini vaccinati. Tutto questo nonostante nel decreto approvato da Palazzo Chigi lo scorso 5 gennaio si richieda la presenza di almeno due alunni positivi per far scattare nelle scuole elementari la didattica a distanza. In presenza di un solo positivo le lezioni in presenza dovrebbero proseguire effettuando un test appena si viene a conoscenza del caso di positività (T0), e uno dopo cinque giorni (T5). Succede però che la mole di tamponi da processare ha mandato in tilt diverse Asl rendendo impossibile garantire alle scuole l’esecuzione di tamponi nei tempi stabiliti. E quindi, per precauzione, l’intera classe viene mandata a casa.
Per semplificare e allineare le regole della scuole a quelle su isolamento e quarantena aggiornate dal ministero della Salute a dicembre si potrebbero apportare delle modifiche. Ad esempio, per i vaccinati asintomatici entrati in contatto con un positivo la didattica a distanza potrebbe avere la stessa durata dell’auto-sorveglianza prevista per questi casi: 5 giorni anziché 10, e senza la necessità di sottoporsi a tampone. Allo stesso modo, i positivi sintomatici vaccinati potrebbero restare in isolamento lontani da scuola solo 7 giorni. Sarebbe anche un modo per ridurre, almeno in parte, il numero di tamponi da processare e rendere al contempo più semplice la vita a scuola per chi ha scelto di aderire alla campagna vaccinale.