l'intervista
Non ci sono solo gli stipendi ai prof. Parla Giannelli, il capo dei presidi
"Io credo che oggi non ci si possa più fossilizzare su un tipo di didattica tradizionale, frontale: crea disaffezione e dispersione scolastica". Il primo anno post-emergenza Covid e i problemi irrisolti spiegati dal presidente dell'Anp
Due anni fa si riaprivano le scuole in piena pandemia e la priorità era una: distanziare, proteggere, evitare. Ora che il peggio (a livello pandemico) sembra passato, alunni e genitori attendono inizi più sereni. E però, avverte chi si trova al di là del portone che tra poco si riaprirà, proprio ora riemergono problemi irrisolti e a lungo sepolti sotto la coperta dell’emergenza. C’è chi lamenta la mancanza di personale e chi la mancanza di idee.
Poi c’è la questione stipendi dei docenti, evocata da sinistra a destra, durante il Meeting di Rimini e non solo, come viatico per la catarsi. Come dire: pagate di più i docenti, pagateli come i loro colleghi europei e tutto magicamente tornerà a posto. Ma sarebbe sostenibile, vista la situazione economica attuale? E che cosa ne pensano i dirigenti scolastici? Dice Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “Se si fanno un po’ i conti, la risposta emerge da sé: si consideri che un aumento di cento euro in busta paga per i docenti costerebbe due miliardi di euro all’anno. Un aumento di cinquecento euro al mese, che possa quindi fare la differenza rispetto a oggi, costerebbe circa dieci miliardi di euro. Possibile? Non so. Basta trovarli, poi”.
Restano intanto sulla scena le altre urgenze. “La prima”, dice Giannelli, “è la riorganizzazione del sistema, specie per quanto riguarda le segreterie, anche nell’ottica della gestione degli ingenti fondi erogati via Pnrr. Per impiegare i fondi messi a disposizione delle scuole, infatti, è necessario assumere più personale preparato nelle segreterie, invece spesso le segreterie sono sguarnite di assistenti amministrativi, e non mi pare che i partiti in campagna elettorale stiano facendo a gara per parlarne”.
Giannelli ne ha parlato, tempo fa, con il ministro uscente dell’Istruzione Patrizio Bianchi. “Di importanza non secondaria”, dice poi il presidente Anp, “è la questione della rivisitazione della didattica. Io credo che oggi non ci si possa più fossilizzare su un tipo di didattica tradizionale, frontale. Una didattica che crea disaffezione e dispersione scolastica, visto il numero di giovani che abbandonano gli studi. Serve un approccio più coinvolgente e motivante. Sappiamo bene che un basso livello di istruzione ha e avrà ripercussioni anche a livello di Pil”.
Terzo punto da mettere in agenda, secondo Giannelli, “la revisione del sistema di assunzione: non funziona. E non da oggi, ma da decenni. L’unica soluzione, a mio avviso, è attribuire facoltà di assumere alle singole scuole – che sanno cosa realmente serva al singolo istituto – invece di affidarsi a un sistema di assunzioni centralizzato”. Quanto all’edilizia scolastica, per l’Anp è necessario “un piano decennale, senza considerare che molti edifici sono fatiscenti e devono essere messi in sicurezza”.
Anche di questo Giannelli ha parlato con i ministri uscenti, in attesa di confrontarsi con i responsabili dei partiti che si candidano a governare. Il Covid, intanto, bestia nera per due anni scolastici, è diventato per fortuna una minaccia più gestibile: “Speriamo però che si vaccinino gli studenti che ancora non l’hanno fatto”, è l’auspicio del presidente Anp, mentre i banchi tornano a essere a due posti.
generazione ansiosa