editoriali
Cari rettori, basta retorica sulla meritocrazia
Perché è assurdo avallare le narrazioni tossiche sull’università, e tacere i suoi meriti
C’è la “meritocrazia tossica” (una delle invenzioni più dannose di questi anni) e c’è la narrazione tossica, ormai dominante, secondo cui le università sono galere inumane dove si distruggono le vite degli studenti. Che invece avrebbero bisogno di comprensione e sostegni psicologici. La cosa più assurda, e a questo punto colpevole, è che i responsabili delle università avallano – temiamo di non sbagliare dicendo per paura di finire contestati, o considerati una controparte – e si inchinano a questa retorica.
Dopo Padova, Pisa e altre, ultima l’Università di Ferrara. Una studentessa è chiamata a rivolgersi a Mattarella (uno che del resto ha faticato duro tutta la vita, e con merito) all’inaugurazione dell’anno accademico: “Chiediamo che il nostro paese consideri il benessere psicologico diritto fondamentale dell’individuo”, e va bene. Ma che il parametro sia che la poveretta si è “sentita fallita per due anni, dopo aver sbagliato per due volte il test di ammissione a Medicina”, davvero è ridicolo, così come imputarlo a “questa società competitiva”. Ma oltre il piagnisteo, l’ideologia: “Le condizioni imposte da un sistema malato che baratta la persona per la performance”. Ma università significa studio d’eccellenza, per formare i migliori professionisti e studiosi in tutti i campi. La “performance” non è un ricatto, è la misura su cui, tra l’altro, un giorno un paziente dovrà misurare la qualità del suo medico.
A Ferrara sono finite sotto accusa addirittura le borse di studio: “Il traguardo è diventare bravi, non arrivare prima. Vedo studenti piangere perché per un credito devono restituire anche i soldi già ricevuti. La meritocrazia divide in caste”. Meritocrazia è premiare i migliori, anche sostenendoli economicamente quando serve: altrimenti la laurea resterebbe un privilegio dei ricchi, magari scarsi.
Cari rettori, perché vi inchinate impauriti a questa narrazione falsata? Perché non avete il coraggio di mandare sul palco studenti contenti di studi fatti con eccellenza, dei loro meriti? Cari rettori, la colpa di questa narrazione tossica e falsa è anche vostra.