rischio flop
"Sbagliati i tempi e il metodo". Perché il nuovo liceo del made in Italy è un fallimento (per ora)
Solo poche scuole hanno attivato il nuovo percorso. “Per arrivare pronti all'appuntamento per settembre 2024 bisognava partire con l'iter almeno con un anno di anticipo, alla fine della scorsa estate", dice Giannelli, presidente dell'associazione dei presidi
Sul sito del ministero dell'Istruzione lo presentano come “un baluardo per la crescita sostenibile e la valorizzazione del talento italiano su scala internazionale”. Il copyright appartiene al ministro Adolfo Urso. Sono alcune della parole con cui il Miur, il dicastero retto da Giuseppe Valditara, annuncia il nuovo corso di studi, quel liceo del Made in Italy che dovrebbe essere inaugurato per la prossima stagione scolastica. Solo che a fronte di tanti proclami le scuole che hanno attivato la sperimentazione sembrano pochissime.
“Per arrivare pronti all'appuntamento per settembre 2024 bisognava partire con l'iter almeno con un anno di anticipo, alla fine della scorsa estate. L'intoppo principale è dovuto allo scarso tempo che gli istituti hanno avuto a disposizione. Le scelte del Miur non sono in linea con il ciclo di vita della scuola”, dice al Foglio Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp). “Per avviare un nuovo percorso – spiega – c'è bisogno anche di un confronto all'interno del collegio docenti. Occorre capire cosa insegnare, in che modo, con quale personale e con quali testi. C'è stato sicuramente un problema di metodo”.
Eppure del liceo del made in Italy la premier Giorgia Meloni aveva già parlato all'inizio di aprile 2023, nel corso del suo intervento al Vinitaly a Verona. Da quel momento tuttavia qualcosa deve essere andato storto, visto che il via libera del Parlamento al nuovo corso è arrivato il 20 dicembre, mentre solo il 28 è stata pubblicata la circolare da inviare a istituzioni scolastiche e regioni con le indicazioni. Sul documento viene fissata la scadenza del 15 gennaio: entro quella data infatti le scuole devono manifestare al Miur la richiesta di attivazione delle prime classi del nuovo liceo.
E allora non sorprende che sui tavoli del Miur le richieste in questo senso scarseggino. Il Veneto risulta tra la regioni più attive, qui dovrebbero essere una trentina gli istituti che hanno aderito. Ma il Manifesto ha raccontato che in Alto Adige nessuna scuola ha aderito, così come in Friuli Venezia Giulia. E sfogliando i quotidiani locali non va meglio in città come Torino, Bologna o Bari. Se non è un flop, poco ci manca.
Il capo dei presidi però non vuole essere troppo pessimista. “In tutta Italia dovrebbero essere un circa centinaio le scuole che hanno attivato il percorso, più o meno si potrà forse arrivare fino a duecento”, dice Giannelli, che invita anche a considerare come il nuovo indirizzo possa essere attivato solo nei cosiddetti Les – Licei econonomico-sociali. Quindi su una platea più ristretta. Dal ministero, sui numeri, al momento glissano e ne fanno una questione di scadenze: “Bisogna aspettare ancora qualche giorno per avere un quadro completo”. Si vedrà.
Altre perplessità sollevate dai dirigenti scolastici riguardano poi il fatto che il corso di studi dedicato al made in Italy, essendo ancora fumoso dal punto di vista dell'offerta formativa, risulta poco invitante per gli studenti. Senza dimenticare che in molti degli open day organizzati tra novembre e dicembre non è stato possibile presentare il corso, perché non c'era. I nuovi alunni avranno comunque tempo fino al 23 gennaio per iscriversi, mentre per gli altri istituti la dead line è fissata al 18 dello stesse mese.
Chissà se fino ad allora – e non manca molto – le idee saranno più chiare. Per ora sul sito del ministero esiste un piano di studi per il biennio, che non sembra intercettare direttamente le necessità del made in Italy. Giannelli spiega che “è comprensibile, perché i primi due anni sono abbastanza simili per tutti gli indirizzi, diventando più specialistici nel triennio”. Ma certamente, aggiungiamo noi, una proposta completa, già da subito, sarebbe risultata più efficace.
A ogni modo, dice il presidente dell'Anp, accanto al metodo da rivedere c'è anche una questione di merito. “E da questo punto di vista io ne condivido l'idea”, aggiunge. “Perché il made in Italy racchiude tante attività d'eccellenza, dal cibo alla manifattura, che richiedono una preparazione specialistica da abbinare poi a percorsi universitari”. Per Giannelli, a prescindere dai rallentamenti segnalati, la prospettiva del nuovo liceo va comunque nella giusta direzione. “Sono fiducioso che il ministero potrà correggere quello che finora non ha funzionato. Tante aziende segnalano deficit di manodopera, il corso dedicato al made in Italy - conclude - prova a rispondere in una certa misura a questa esigenza, superando la barriera tra teoria e pratica”. Speriamo abbia ragione.