A Parigi
In Francia decine di scuole minacciate. Oggi Voltaire avrebbe la scorta
Dopo le dimissioni del preside per gli attacchi islamisti, diversi istituti scolastici francesi sono stati messi sotto sorveglianza armata e più di 130 hanno ricevuto minacce terroristiche. Da Pioltello a Parigi
“Tra qualche anno ci troveremo, non con un Samuel Paty, ma centinaia” disse al Journal du dimanche Didier Lemaire, il professore di filosofia di Trappes sotto scorta e che si è dimesso dopo l’assassinio di Paty. A dimostrazione della gravità della situazione, quasi nessun giornale francese ha voluto scrivere il nome di Philippe Le Guillou, il preside del liceo Ravel, il più grande istituto scolastico di Parigi, che si è dimesso dopo un mese di minacce di morte. Non voleva finire come Paty, decapitato il 16 ottobre 2020 per aver mostrato in classe le vignette di Charlie Hebdo, e Dominique Bernard, pugnalato a morte davanti al suo liceo da un ex studente. Le Guillou era minacciato di morte perché aveva chiesto a una studentessa di togliersi il velo in classe, come vuole la legge del 2004. Il Figaro parla di “capitolazione di stato all’islamismo”.
La République, la laicità e Voltaire hanno la febbre. Decine di scuole francesi sono state poste sotto sorveglianza armata dopo che più di 130 hanno ricevuto minacce terroristiche serie. Il liceo Jean-Perrin di Rezé, vicino a Nantes, è stato evacuato dopo che alunni, genitori e insegnanti hanno ricevuto video online che mostravano decapitazioni. Un allarme bomba è stato registrato mercoledì anche al liceo Jean de la Fontaine, nel sedicesimo arrondissement di Parigi. Ogni giorno la sua “offesa”. Gli studenti dovevano assistere alla proiezione del film “Persepolis” dell’iraniana Marjan Satrapi, quando il loro insegnante ha preferito annullare l’evento. Succede nell’Ardèche, dove l’autocensura ha avuto la meglio. “Alcuni studenti sono musulmani e le loro reazioni potrebbero mettermi in pericolo”, confida il professore. E ha aggiunto: “Non siamo al sicuro dai fanatici”. Già, chi è più al sicuro? Gli insegnanti della scuola media Jacques-Cartier di Issou, fuori Parigi, sono entrati in sciopero dopo le minacce di allievi musulmani. Durante una lezione, un’insegnante ha mostrato agli alunni di prima media un dipinto del XVII secolo, “Diana e Atteone” di Giuseppe Cesari, che raffigura il passaggio delle “Metamorfosi” di Ovidio nel quale Atteone sorprende Diana e le sue ninfe senza vestiti mentre si lavano alla sorgente.
Un rapporto della commissione d’inchiesta sullo stato della scuola francese sollecitata della sorella di Paty e curato dai senatori Francois-Noël Buffet e Laurent Lafon parla intanto di 100mila professori minacciati verbalmente e fisicamente, in gran parte da genitori e allievi di confessione musulmana. Capita per esempio che alcune famiglie chiamino la scuola per chiedere se durante la gita a cui parteciperanno i loro figli ci saranno spettacoli o mostre artistiche con nudità, “haram”, proibiti dall’islam.
E per capire il clima, basta leggere “Ces petits renoncements qui tuent”, il libro scritto da un professore di liceo sotto anonimato con la giornalista Carine Azzopardi, che ha perso il compagno nell’attentato al Bataclan. Racconta dell’alterco tra due studenti, uno che rimproverava l’altro di aver portato in classe dolci che non erano halal: contenevano gelatina di maiale. O la madre che si rifiuta di lasciare che la figlia si tolga i guanti durante le lezioni di chimica. O gli studenti che, dopo aver letto Condorcet, dicono: “L’educazione non è per le ragazze!”. O la studentessa che, dopo aver visto un servizio sui matrimoni forzati, spiega che “le donne sono sulla terra per obbedire agli uomini”. “Un giorno ho distribuito alla mia classe un testo di Immanuel Kant: ‘Che cos'è l'Illuminismo?’. Il filosofo ci ricorda che la Terra gira intorno al sole, non viceversa. La settimana successiva uno studente è tornato brandendo il Corano e citando un brano in cui è scritto che la Terra, al centro di tutto, fa concorrenza al sole. A volte lo scoraggiamento si insinua”.
Da Pioltello a Parigi, non ci vuole molto.