nelle università

C'è chi dice no al boicottaggio di Israele: le lettere di studenti e docenti contro la deriva pro Pal

Luca Roberto

Quaranta docenti scrivono alla ministra Bernini e alla Crui per esprimere "profonda angoscia" sulla situazione negli atenei. E all'Università di Milano un gruppo di studenti firma un documento rivolto al rettore e al Senato accademico: "Basta occupazioni. Vogliamo studiare"

Non un solo segnale ma ben due. Nello stesso giorno sono docenti e studenti a far fronte comune e a chiedere che nelle università si ponga fine al clima di caos creato dai manifestanti pro Palestina. Lo fanno con due diversi documenti in cui chiedono ai vertici universitari di avere coraggio e di prendere una posizione più forte contro le occupazioni a cui s'è assistito nelle ultime settimane. "In qualità di professori e ricercatori afferenti a Università ed Enti di Ricerca italiani condividiamo l’esigenza di un serio approfondimento della situazione mediorientale, nonché di rappresentare le studentesse e gli studenti preoccupati di una deriva culturale e politica che rischia di avere delle conseguenze devastanti sulla cultura della convivenza e del confronto pacifico nelle università", scrivono una quarantina di professori che hanno firmato una lettera rivolta alla ministra dell'Università Anna Maria Bernini e alla presidente della CruiGiovanna Iannantuoni, in protesta contro una delibera della Conferenza dei rettori dello scorso 23 maggio a proposito dell'adesione degli atenei al consorzio Unimed, che prevede corsie facilitate per gli studenti palestinesi. "Vogliamo in particolare esprimere la nostra vicinanza agli studenti ebrei e non, che da mesi vivono una situazione di profonda angoscia, aggravata dal dilagante antisemitismo nella società e nelle aule universitarie. Non solo gli ebrei e gli israeliani sono angosciati e preoccupati per l’antisemitismo. Una deriva antisemita sarebbe una catastrofe per tutti", prosegue il documento dei docenti. Non il primo dal 7 ottobre in poi, da quando negli atenei si è assistita a una crescita progressiva degli episodi di antisemitismo.

 

Ma come detto non ci sono solo i docenti a fare sentire la loro voce di dissenso rispetto al clima predominante nei campus. Sono gli stessi studenti universitari a chiedere che si faccia qualcosa per affermare a pieno il "diritto allo studio" di tutti, compromesso dalle continue occupazioni dei collettivi. "Odio ed intolleranza non devono aver posto nelle nostre Università. Episodi discriminatori di qualsiasi genere ed in particolare verso studenti di fede ebraica come quelli avvenuti in queste ultime settimane, sono totalmente inaccettabili e devono essere perseguiti", dicono i rappresentanti delle sigle "Siamo Futuro! Milano", "Studenti per le libertà", "Universitari liberali" e "Unione dei giovani ebrei d'Italia" in uno dei punti del documento rivolto al rettore Elio Franzini e al Senato accademico dell'Università statale di Milano, che si riunirà oggi per deliberare ancora una volta sulle richieste di boicottaggio nei confronti delle università israeliane. La richiesta degli studenti firmatari è proprio quella di "mantenere gli accordi in vigore con gli altri atenei a partire da quelli con le università israeliane che rappresentano un’avanguardia nella tecnologia ed in altri campi dalla cui collaborazione tutti gli studenti possono ricevere notevoli benefici ed opportunità". Ma anche di "liberare gli spazi della nostra università e ridarle un aspetto in cui tutti gli studenti si possano riconoscere, riparando ai danni causati dagli atti di vandalismo che si sono accompagnati a questa occupazione". Come abbiamo raccontato sul Foglio, contro i danneggiamenti prodotti dalle varie occupazioni ci sono già atenei, come quello di Padova, che dopo una stima dei danni sono pronti a fare causa ai manifestanti. Chissà che la sponda di una parte del mondo studentesco non possa servire a fare altrettanto anche in altri contesti, come quello della Statale di Milano.

 

L'operazione lanciata, quindi, da mondo accademico e studentesco è anche un modo per rendere plastico il "ricatto" vissuto da certi atenei, incapaci di far rispettare il regolare svolgimento della didattica sebbene molto spesso le occupazioni siano appannaggio di poche centinaia di studenti (a fronte di migliaia di iscritti). E anche per ricordare come le rivendicazioni dei collettivi non rappresentino il pensiero di tutti gli studenti, visto che, per fare un esempio, alle elezioni per il Senato accademico dell'Università Statale di Milano quelli di "Cambiare rotta", tra i più aggressivi nelle richieste pro Palestina, non sono riusciti a eleggere loro rappresentanti.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.