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maturità

Date un tema su Palazzeschi al posto di quella mutria di Pirandello

Camillo Langone

Tempo di esami, e di temi. Abbandonare i canonici programmi per far studiare autori nuovi contribuirebbe ad allargare la prospettiva degli studenti. Meno Ungaretti, più Emilio Lussu o Berto Ricci 

Credessi nella scuola di stato (ma non ci credo, sono per l’homeschooling, tendenza Leopardi) mi batterei per somministrare soltanto temi di letteratura. Perché i temi di attualità sono amplificatori di conformismi e pregiudizi. C’è bisogno di aggiungere altri decibel alle frasi fatte? No di certo. Traccia sul conflitto israelo-palestinese? Ottima per consolidare l’antisemitismo giovanile di massa. Traccia sulla violenza contro le donne? Perfetta per criminalizzare il maschio. Traccia sul cambiamento climatico? Ideale per indurre ecoansia. A parte che l’attualità è sempre cosiddetta: ebrei e filistei sono in guerra da Davide e Golia, gli stupri erano il passatempo preferito di Zeus (non solo di femmine in verità, vedasi il ratto di Ganimede), il clima cambiava già da prima dei mammut… Bisognerebbe chiamarli temi di eternità. Ricordare che gli uomini sono malvagi, idem gli eventuali dèi, che la natura è matrigna. Ma perché deprimere ulteriormente questi poveri ragazzi? Non è meglio che il contatto con la cruda verità sia rimandato a settembre? A loro come del resto a me auguro un’estate che dia oro ai più vasti sogni, citando il capolavoro di Cardarelli (l’anno prossimo sono 110 anni da “Estiva”, qualcuno al ministero prenda nota).

Credessi negli esami di stato (ma non credo molto nemmeno negli esami medici, Roberto Volpi mi ha spiegato che sono troppi, troppo costosi e troppo difettosi) sarei dunque per moltiplicare le tracce letterarie. Leggo che circolano l’ipotesi D’Annunzio e l’ipotesi Ungaretti. Sono due punti di vista alquanto diversi: la guerra bella e la guerra brutta. E’ però sempre la guerra fatta poesia. Sarei per ampliare la prospettiva, per allargare lo sguardo ai migliori libri in prosa: la guerra è prosaica. Vorrei un’ipotesi Berto (“Guerra in camicia nera”) per ricordare che le guerre spesso si perdono e un’ipotesi Lussu (“Un anno sull’Altipiano”) per ricordare che le guerre ammazzano anche qualora si vincano. Ma bisognerebbe innanzitutto farli studiare, Berto e Lussu, o almeno far sapere della loro esistenza. Leggo inoltre che aleggia un’ipotesi Palazzeschi, a mezzo secolo dalla morte. Troppo bello per essere vero. Al posto di quella mutria di Pirandello (altro nome incombente) sarebbe un miracolo il tema che citasse “E lasciatemi divertire”. Nel tempo della querela e della censura, dell’insostenibile pesantezza dell’essere sui media, quando tutti si prendono sul serissimo e ministri e rapper fanno la gara del più permaloso i versi di Palazzeschi sarebbero lezione e sollievo: “Cosa sono queste indecenze?/ Queste strofe bisbetiche? / Licenze, licenze, / licenze poetiche”.

Credessi nella maturità (ma non ci credo, come si fa a essere maturi a diciott’anni, a quell’età ascoltavo a manetta “Heroes” di David Bowie, “I will be king / and you will be queen”, vivevo in uno stato di perenne esaltazione) firmerei per abolire la dicitura “esame di stato”, giustamente respinta dal parlare comune che è comune sentire, imposta nel 1997 dal ministro Luigi Berlinguer, comunista quindi arcistatalista (chi si lamenta dei postfascisti al governo, persone per le quali l’essere fascisti è stato qualcosa di letterario e romantico, innocuo come innocuo è stato il mio essere dannunziano, fiumano, bowiano, borbonico, non deve dimenticare le angherie anche abbastanza recenti inflitte agli italiani dai comunisti senza post…). A proposito: all’annunciata traccia su Matteotti ucciso dai fascisti (quelli non innocui del Ventennio) bisognerebbe affiancarne un’altra su Moro ucciso dai comunisti. Se proprio la si volesse buttare in politica. Ma è tanto più bella la letteratura.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).