(foto Ansa)

Il colloquio

Cupertino (Politecnico Bari): “Il Grande fratello negli atenei? No allarmi"

Luca Roberto

Il rettore del Politecnico barese ha coordinato il gruppo di lavoro che licenzierà delle linee guida sulla sicurezza nella ricerca. A proposito della polemica sul ddl Sicurezza dice: "E' una norma su base volontaria che va a regolamentare cose che accadono anche oggi"

Mi pare di poter dire che questa semplificazione del Grande fratello nelle Università sia eccessiva. Non c’è alcun allarme da parte di noi rettori”. Francesco Cupertino è il rettore del Politecnico di Bari. Colloquiando col Foglio, confessa di capire poco le polemiche attorno all’articolo 31 del ddl Sicurezza, che prevedono un maggiore coinvolgimento dell’attività di intelligence negli atenei. E per cui già si parla, per l’appunto, di Grande fratello nelle aule universitarie. “Si tratta di una norma a carattere volontario”, spiega Cupertino. “E’ evidente che stiamo parlando di situazioni molto specifiche, quando è in ballo l’interesse nazionale. E’ una norma che peraltro va a regolamentare cose che accadano già oggi. E credo rappresenterà uno strumento in più per gli atenei quando si tratterà di ottenere informazioni su soggetti di dubbia provenienza”.

 

Cupertino nel corso degli ultimi mesi si è occupato di sicurezza della ricerca universitaria. “Ma non sono cose confrontabili”, premette lui. “Quando si parla di sicurezza della ricerca si intende un problema più legato alla valorizzazione della proprietà intellettuale. Per evitare che nell’attività di ricerca ci siano soggetti, per esempio attori privati, che si appropriano del lavoro di ricerca senza corrispondere nulla”. Per darsi un quadro omogeneo, Cupertino ha lavorato a stretto contatto col Miur per stilare delle linee guida che vadano a beneficio di università e centri di ricerca. “Per prima cosa abbiamo studiato i modelli adottati al di fuori dei confini europei. E abbiamo intrapreso un dialogo con università e centri di ricerca a livello comunitario. Attraverso un questionario abbiamo chiesto una valutazione del sentiment e delle misure predisposte per garantire la sicurezza della ricerca. E ci siamo accorti che c’era una grandissima attenzione sul tema, con la richiesta di adozione di uno schema condiviso”.

 

Spiega ancora Cupertino che nella valutazione dei rischi per l’attività di ricerca “ci sono istituzioni che sono più avanti, come ad esempio l’Università di Genova, che è più abituata alla gestione di progetti internazionali. Ma anche istituzioni più piccole che fanno molta più fatica. Adesso ognuno valuta i diverse progetti con le proprie sensibilità e le proprie risorse. Il gruppo di lavoro che ho coordinato si è dato quindi come obiettivo quello di affrontare i diversi rischi in modo omogeneo. Partendo da una valutazione all’inizio del progetto di ricerca, ma anche in itinere. E che permetta al singolo ricercatore un’autovalutazione. E’ importante catalogare il livello di rischio a cui si va incontro. E una volta valutato questo, adottare delle misure di mitigazione. Ovviamente le linee guida intervengono anche sulla gestione delle missioni all’estero”.

 

Molto spesso all’interno delle università italiane il cosiddetto soft power, per esempio del governo cinese, ha permesso collaborazioni che hanno fatto apparire l’accademia italiana piuttosto permeabile alle ingerenze straniere. Ma come spiega ancora Cupertino, “l’approccio delle linee guida non è quello delle black list verso alcuni paesi. L’obiettivo è chiarire meglio chi c’è dietro determinate fonti di finanziamento. Ma poi ovviamente la scelta se attivare o meno un’attività di ricerca resterà in capo ai singoli atenei e centri di ricerca”.

 

Proprio sui rischi di collaborazione con determinati paesi, il rettore del Politecnico di Bari aggiunge che “una normativa c’è già. In alcuni ambiti c’è già un divieto a stipulare accordi con paesi sotto embargo. Il nostro lavoro, quindi, si concentra più che altro sull’integrità della ricerca”. A ogni modo, il grido d’allarme lanciato da soggetti come il “Comitato per la libertà accademica della Società per gli studi sul Medio Oriente”, secondo cui l’obbligo di collaborazione con l’intelligence limiterebbe l’autonomia degli atenei, i rettori non lo condividono granché. “Mi sembra eccessivo”, conclude Cupertino.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.