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I dati

Gli alunni indisciplinati danneggiano anche il resto della classe. Che fare

Marco Gambaro

Una ricerca evidenzia che l'impatto negativo di chi non rispetta le regole fra i banchi è maggiore quanto più grandi sono le classi e quando ci sono meno femmine. Spunti di riflessione per le politiche di inclusione

Gli studenti che hanno in classe alunni indisciplinati o che non rispettano le regole tendono a diplomarsi con voti più bassi, hanno più probabilità di ripetere un anno e di non diplomarsi in tempo. Gli effetti negativi sono persistenti nel tempo e avranno meno probabilità di impegnarsi in percorsi post diploma selettivi o di scegliere corsi di laurea Stem.

E’ quanto emerge da una ricerca effettuata su cinquemila studenti greci di liceo in anni corrispondenti agli ultimi tre delle nostre superiori. Sono stati osservati andamenti e comportamenti di studenti in 10 scuole pubbliche greche tra il 2000 e il 2011 raccogliendo poi i dati sulle performance scolastiche successive. Si tratta di una ricerca statisticamente molto solida di cui Goulas, Griselda, Megalokonomou e Zenou, che lavorano in varie università australiane, hanno recentemente pubblicato un working paper. Il fatto che gli studenti indisciplinati abbiano mediamente rendimenti più bassi è un fenomeno abbastanza noto, ma qui si studiano invece le ricadute negative sugli altri studenti. Quando si ragiona sulle politiche di inclusione si pensa prevalentemente ai benefici per i soggetti svantaggiati, ma trascurando i costi per tutti gli altri, mentre invece occorrerebbe considerare benefici e svantaggi per tutti i soggetti coinvolti, anche quando questo diventa abrasivo per le credenze e le ideologie che si perseguono.
Come in molti altri campi non esistono pasti gratis e quasi tutte le scelte comportano dei trade off ossia costi e vantaggi che sono variamente distribuiti tra tutte le parti coinvolte.

La ricerca identifica gli studenti indisciplinati usando due variabili come i giorni di assenza e i giorni di sospensione che hanno il pregio di essere misurazioni oggettive, mentre altri lavori utilizzavano i giudizi degli insegnanti. Inoltre supera il tradizionale problema dell’autoselezione sfruttando il sistema quasi casuale di formazione delle classi nel primo anno del liceo in Grecia, dove gli alunni sono distribuiti per cognome e non si può cambiare facilmente classe, e anche gli insegnanti sono assegnati in modo casuale. Inoltre per identificare gli alunni che disturbano si guarda il livello di assenze e sospensioni nell’anno precedente in modo da evitare effetti di endogeneità.

L’effetto negativo sugli altri studenti è maggiore quanto più grandi sono le classi e quando ci sono meno femmine. L’impatto è maggiore sugli studenti ad alte performance e su quelli che provengono da zone a basso reddito. I ricchi infatti hanno comunque risorse famigliari che consentono loro di non subire troppo gli effetti negativi.

Gli effetti non sono piccoli perché quattro ore di sospensione in più in una classe sono equivalenti ad aumentare  di due studenti la  dimensione di una classe di 20. Inoltre le riduzioni della scelta delle specializzazioni più competitive è dell’ordine del 3-4 per cento, tutti effetti economicamente significativi sulla formazione del capitale umano.

Il meccanismo principale da cui passano questi effetti negativi sembra essere il calo della motivazione, piuttosto che gli effetti contagio oppure la riduzione dell’attenzione degli insegnanti. I risultati possono essere uno spunto importante anche per i dibattiti sull’inserimento nelle classi degli stranieri che non parlano la lingua oppure di persone con disabilità.

Ci sono molte ricerche che valutano un effetto positivo dei pari sui soggetti svantaggiati, quindi emergono due tendenze divergenti che costituiscono un vero trade off. Ma certamente la situazione è sempre molto complessa e si tratta di bilanciare effetti e interessi diversi e talvolta contrastanti, spesso tenendo conto delle condizioni specifiche. Ad esempio, un effetto non misurato da questa ricerca è il vantaggio relazionale che deriva dall’entrare in contatto con alunni indisciplinati, che è un altro fattore di cui sicuramente tenere conto.

I ricercatori suggeriscono che interventi specifici rivolti a ridurre l’impatto di alunni distruttivi possono essere vitali per assicurare un processo di apprendimento equo per tutti, soprattutto per gli studenti a basso reddito che subiscono maggiormente gli effetti negativi. Tra questo possono esserci la distribuzione tra le classi degli studenti indisciplinati o anche più localmente, politiche flessibili di assegnazione dei posti in classe.
 

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