
(foto Ansa)
il colloquio
Spizzichino (Ugei): "Il no al libro di Sinwar? Gli altri atenei seguano la fermezza della Sapienza"
Il presidente dell'Unione dei giovani ebrei d'Italia: "Ok al confronto sul medio oriente, ma no all'apologia di terrorismo negli atenei. Non può essere messa in discussione la libertà accademica. Le adesioni al nostro appello? Un presidio della società civile contro gli estremismi. Rimanere in silenzio non è la soluzione"
Dice che il divieto della Sapienza alla presentazione del libro del leader di Hamas Yahya Sinwar è "un bel segnale. Anche se personalmente non ho mai avuto dubbi. La Sapienza, la rettrice Antonella Polimeni, continuano a confermarsi un baluardo nella difesa della libertà accademica". E pensare che solo ieri Luca Spizzichino, presidente dell'Unione dei giovani ebrei d'Italia (Ugei) aveva lanciato un appello dal titolo "Fuori il terrorismo dalle università. No alla propaganda di Hamas alla Sapienza". Un manifesto che nel corso di poche ore ha raccolto decine di adesioni, dall'Unione delle comunità ebraiche italiane al Manifesto per il diritto allo studio, fino ai Radicali italiani e varie associazioni studentesche. "Non si trattava tanto di un appello per fare pressione nei confronti dei vertici universitari, perché sapevamo e vedevamo come la Sapienza stesse tenendo il punto, Quanto più che altro un modo per evitare che quello della Sapienza potesse diventare un precedente per altri atenei in cui la situazione è ben diversa e ancor più pericolosa", spiega Spizzichino al Foglio.
Ancora martedì il Movimento studenti palestinesi, che aveva organizzato la presentazione del libro "Le spine e il garofano" del leader di Hamas Sinwar, rivendicava la volontà di procedere con l'evento, anche se la Sapienza aveva già ritirato l'autorizzazione a tenerlo sia all'interno della Facoltà di Fisica. E poi pure in quella di Lettere. Questo perché la presentazione differiva con l'autorizzazione concessa originariamente. "Ulteriori complicazioni con gli ospiti hanno impedito l'effettivo realizzarsi della manifestazione. Rimaniamo imbarazzati dal servilismo espresso dal più popolato ateneo pubblico italiano, genuflesso alla Comunità ebraica romana", ha quindi scritto sui social lo stesso Movimento. Annunciando che "l'iniziativa sarà espletata comunque, in forma diversa, nei prossimi giorni".
Secondo Spizzichino, "alla Sapienza, alle diverse facoltà, va riconosciuta una reattività e un'autonomia che fanno ben sperare. E' ovvio che nelle università deve esserci spazio per il confronto, anche su quello che sta succedendo in medio oriente. Ma esistono delle linee rosse che non possono assolutamente essere superate. La presentazione del libro di un terrorista come Sinwar sarebbe stata nient'altro che apologia di terrorismo. Come se nelle università italiane si potesse liberamente presentare un libro di Osama Bin Laden".
Anche da qui è sorta la necessità, quasi istintiva, di lanciare un appello. "Noi siamo giovani, siamo tutti volontari. Questo periodo così complesso anche per noi è una novità. Procediamo per spirito d'iniziativa. Ripeto, l'intento non era quello di fare pressione nei confronti di un ateneo che sapevamo non avrebbe indietreggiato, ma un modo per servire da monito anche per realtà universitarie che invece questa fermezza non ce l'hanno avuta. E in cui è completamente passata una certa narrazione che è più filo Hamas invece che generalmente pro Pal. Visto che alcuni continuano a descrivere il 7 ottobre come un atto legittimo di resistenza". Anche per questo, l'altro segnale della vicenda è l'adesione di decine di associazioni che si schierano con la decisione della Sapienza. "Vuol dire che c'è una società civile che ha capito che il silenzio non può essere la soluzione. E che esiste un presidio affinché le università non diventino una cassa di risonanza per l'apologia del terrorismo. Si può e si deve porre un freno a certe derive pericolose", ragiona Spizzichino.
Non è detto che questo singolo diniego serva a cambiare radicalmente il clima nei campus, sempre esposti al rischio di un riemergente clima d'odio. Ma certo può contribuire a ristabilire alcuni principi di civiltà. "Hanno già minacciato di volerla fare nei prossimi giorni, la presentazione del libro di Sinwar. Vediamo. L'importante è che avvenga al di fuori degli spazi dell'università. Il dibattito deve esserci. Ma deve rimanere sano. E noi continueremo a presidiare perché ciò avvenga", conclude il presidente dell'Ugei.