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Il caso

Ora anche sui posti letto per gli studenti il Pd mette nel mirino “ReArm Ue”

Luca Roberto

I dem sposano la linea dell'Udu e contestano il governo sul bando Pnrr per gli studenti. Arrivando a mischiare questione abitativa e piano von der Leyen per il riarmo. D'Attorre: "Favoriti i grandi fondi immobiliari esteri"

Prendendola un po’ alla larga, alla fine il Pd è riuscito ad addebitare anche la mancanza di adeguati posti letto per gli studenti universitari al piano per il riarmo europeo. Questo perché, come ha spiegato il responsabile Università nella segreteria dem Alfredo D’Attorre, “l’Ue dovrebbe concentrarsi su questi temi, sanità pubblica, istruzione pubblica, diritto alla casa, anziché su un piano di riarmo nazionale finanziato a debito che rischia di colpire il welfare e sicuramente non mette l’Europa nelle condizioni di affrontare al meglio le sfide per il futuro”. E del resto era stato proprio lui, D’Attorre, a proporre settimana scorsa di consultare gli iscritti al Pd in previsione del voto al Parlamento europeo su ReArm Ue.

La posizione del partito si è esplicitata nell’incontro in cui ieri l’Unione degli Universitari ha presentato alla Camera un rapporto dal titolo “E’ tutto sbagliato”, secondo cui il bando del Pnrr per costruire nuovi posti letto per studenti universitari entro il 2026 sarebbe un totale fallimento. Stando ai calcoli dell’associazione studentesca, presentati dal coordinatore Alessandro Bruscella, l’aumento dei posti letto pubblici garantito dal bando sarebbe un misero 0,5 per cento in più. E gran parte dei posti, 11.623 ricompresi nei decreti ministeriali (ma il Mur al Foglio fa sapere che i dati non sono aggiornati: i posti letto sarebbero almeno 10 mila in più) sono appannaggio dei privati. Anche per questo D’Attorre, intervenendo in conferenza stampa, ha parlato di un “drammatico errore di sbaglio di impostazione, si è deciso di puntare tutto sul privato e tra l’altro non un privato diffuso, perché poi un elemento utile di approfondimento sarebbe capire chi sono questi privati e vedremo che si tratta molto spesso di grandi fondi immobiliari esteri che hanno avuto la capacità di entrare in questo mercato”. Spiegando che “se si guarda il complesso delle politiche in materia di università, gli unici beneficiari sono alcuni ben individuabili interessi privati, fondi immobiliari in questo caso o, se pensate alla politica universitaria in senso più ampio, le università telematiche private con i loro proprietari. D’altra parte c’è un nesso tra questo indebolimento delle politiche del diritto allo studio e la deregulation che il governo sta facendo a favore delle università telematiche private. Non vi do la possibilità di studiare, chi non ha una famiglia benestante privata si collegherà e si prenderà una laurea telematica”. 

 

Eppure la correlazione tra spese militari e spese per gli alloggi universitari non è stata una prerogativa solo del Pd. “Mi dispiaccio del fatto che in questa situazione così grave per il Paese si pensi ad assumere 40 mila soldati invece che a dare l’opportunità a 40 mila studenti universitari di finire gli studi senza dover spendere un capitale. Questo c’entra naturalmente qualcosa anche col piano ReArm Europe, perché inevitabilmente essendo fondi a debito sono fondi sottratti ad ulteriori investimenti che si possono fare in futuro”, ha detto collegandosi da remoto l’onorevole di Alleanza Verdi e sinistra Elisabetta Piccolotti. E qualcosa di simile l’aveva rilevato anche il segretario generale del Sunia, Stefano Chiappelli, che ha sottolineato una preoccupazione personale: “Spero che per trovare 850 miliardi di euro per il riarmo non si sacrifichino risorse per il diritto all’abitare o la coesione sociale”.

La battaglia contro il bando Pnrr Schlein l’ha sposata da tempo. Al punto che la ministra Bernini le ebbe a far notare che “se la segretaria dem avesse a cuore l’interesse del Paese e degli studenti sarebbe qui con noi a lanciare un appello ai sindaci per rispondere ai bandi. Raggiungere l’obiettivo non è un successo di una parte ma dell’Italia, che investe sugli studenti e dunque sul suo futuro. Obiettivo cui tutti dovrebbero concorrere”.  E ancora ieri Bernini ha chiesto agli studenti di far sentire la propria voce per spronare gli amministratori locali a partecipare al bando. Da canto suo, uniformandosi anche a una narrazione di comodo fornita dall’Udu, sempre più vicina alla sua segreteria, Schlein ha alimentato sempre più il racconto della “preferenza per i privati”. Descritti alla stregua di approfittatori e non operatori che muovendosi legittimamente  nel mercato possono provare a contribuire a risolvere un problema atavico del sistema universitario italiano. Adesso però, attraverso i suoi rappresentanti, il Pd offre sponda completa all’Udu. “Siamo insieme a voi in questa battaglia”, ha ricordato ancora ieri l’onorevole Rachele Scarpa. E se poi nell’opporsi al privato ci si mette dentro pure il piano per il riarmo europeo, tutto fa buon brodo.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.