La cognizione del debitore
Il debito globale è più che triplicato
Sarà pure una festa, quella dei debitori, come la rappresenta il Fmi descrivendo l’abbuffata di debiti che in meno di vent’anni ha cambiato la fisionomia del mondo. Ma è una festa che ha per sottofondo una musica triste. Ogni tanto si piange persino e chissà perché si tende a pensare che toccherà sempre a qualcun altro trovarsi d’improvviso sepolto dalla montagna dei propri debiti. Figuriamoci se capita a noi. E così la montagna cresce ogni giorno, obbligazione dopo obbligazione, e la baldoria continua. Gli osservatori titolati usano aggettivi sempre più letterari – fragilità, vulnerabilità – per qualificare ciò a cui ci espone questo stato di cose. Ma al tempo stesso magnificano la crescita di chi ce la fa, trascurando di ricordare che tale successo molto deve alla tendenza a prendere a prestito anche quando il buon senso del padre di famiglia lo sconsiglierebbe. Siamo una società ricca e fragile che ha sviluppato la cognizione del debitore. Ce la godiamo finché dura.