"L'inverno di Frankie Machine" fa dell'idea più banale del noir un capolavoro
La recensione del romanzo di Don Winslow, nell'unica rubrica che vi dice come parlare di libri, senza perdere tempo a leggerli
Shottini è un'idea di Andrea Ballarini. Video e editing di Enrico Cicchetti
Una volta Graham Greene, grandissimo scrittore inglese che dovete assolutamente fingere di aver letto, ha detto che la funzione dello scrittore è suscitare la simpatia nei confronti di personaggi che uffcialmente non avrebbero diritto alla simpatia. Il protagonista del lbro di Don Winslow di cui parliamo oggi è proprio questo genere di personaggio.
Da tempo Winslow è riconosciuto come uno dei più grandi autori di polizieschi viventi. E poi, siccome in Italia è pubblicato da Einaudi, questo contribuisce a renderlo frequentabile anche nei salotti. Per la verità per tirarsela il giusto ci sarebbe da parlare della differenza tra poliziesco e noir, ma lasciamo perdere per non farla troppo lunga. In ogni caso meglio preferire il noir che fa più figo.
L’inverno di Frankie Machine, che è il libro di cui parliamo oggi, non è un romanzo nuovissimo (infatti è stato pubblicato dieci anni fa in Italia) e racconta la storia del miglior ex killer della mafia di tutta la California, Frankie Machianno, dalle chiare origini italiane, detto Frankie Machine, perché come una macchina non sbagliava mai.
Anche se non siete degli appassionati del genere la trama più classica del romanzo di gangster è quella dell’ex gangster che, nonostante si sia ritirato, è costretto a tornare ad occuparsi dei suoi affari criminali. Quante storie ruotano intorno a questa idea? Decine. Giusto per parlare di un classico della cinematografia potete citare il bellissimo Killer Elite del mitico Sam Peckinpah o invece, per sfoderare una puttanata dei nostri giorni, il John Wick di quel bisteccone di Keanu Reeves.
L’inverno di Frankie Machine è una vera scommessa, perché partendo da uno spunto che sarebbe troppo scontato anche per una fiction televisiva italiana, è un capolavoro. E lo è per la caretterizzazione dei personaggi – Frankie su tutti, che è un sessanduenne fichissimo - per una gestione della suspense magistrale e per una lingua superespressiva. Frankie è costretto ad accantonare momentaneamente il suo piccolo commercio di prodotti ittici che gestisce sul molo di San Diego per tornare in azione e scoprire chi e perché vuole fargli la pelle, ma essendo quel castigo di dio che è, uno alla volta va a ripescare tutti quelli che ce l’hanno con lui facendogli vedere i sorci verdi. Il tutto spruzzato dalla solita mistica del surf, tipica della west coast e dei romanzi di Winslow (A questo proposito ricordatevi di parlare dell’ora dei gentiluomini, cioè quando i giovani californiani vanno in ufficio e a cavacare le onde resta chi non ha orari fissi). E se volete entrare nel giusto mood, prima di aprire il romanzo mettete su i Beach Boys. Insomma, non vi racconto altro, perché magari per una volta potrebbe venirvi voglia di leggervi tutto il libro che non è neanche lunghissimo (non accadrà, ma non si può mai dire). Quindi in sintesi, se qualcuno vi parla dell’Inverno di Frankie Machine dite che è un capolavoro che ha rinnovato il romanzo criminale pur attenendosi strettamente alla tradizione; un libro anche migliore del Potere del cane, che ha dato la fama mondiale a Winslow. Perché ricordatevi che il vero intellettuale disdegna l’attualità in quanto tale – non siete mica Fazio – e i percorsi battutti da tutti, ma preferisce scovare i propri.
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