Il mostro di Hollywood
La storia ignobile di Harvey Weinstein, e il pericolo di ridurre uomini e donne a una denuncia
Ronan Farrow, figlio di Mia e di Woody Allen, ha raccolto sul New Yorker testimonianze di altre attrici che hanno subìto violenze sessuali da Harvey Weinstein, il mostro. Tra queste anche Asia Argento, che ha raccontato di essere stata costretta a fare un massaggio a Weinstein nel 1997, quando lei aveva ventun anni e lui era il potentissimo produttore cinematografico, e costretta anche a subire altre cose che non ha mai dimenticato né raccontato (le ha messe in scena nel film che ha scritto e diretto nel 2000, “Scarlet Diva”). Ma adesso Weinstein è stato licenziato dalla sua stessa società e non è più “dio”, come lo aveva definito Meryl Streep, adesso è solo un vecchio porco che per decenni ha chiesto alle attrici se volevano un massaggio, o preferivano guardarlo mentre faceva la doccia, oppure se morivano dalla voglia di andare a letto con lui.
Lena Dunham ieri si chiedeva sul New York Times perché gli uomini, gli amici e i collaboratori di Weinstein siano rimasti per lo più in silenzio davanti a questo scandalo: forse hanno paura di essere denunciati per gli stessi comportamenti, forse temono di perderci qualcosa, o forse ritengono che questo sia un problema da donne, e invece è un problema di tutti. Subito George Clooney ha detto che Weinstein è “indifendibile”, e certo che lo è, come è certo che è totalmente incredibile che ci fosse anche solo una stella di Hollywood convinta che Weinstein fosse una specie di quacchero che andava a letto presto la sera, e che le attrici facessero di tutto per evitare di restare sole con lui. Adesso che quasi tutti hanno una piccola storia ignobile da raccontare su Weinstein e il suo stile di vita, adesso che il suo mondo è finito e anche le docce dimostrative, bisogna fare attenzione a non convincersi che questo sia il lieto fine: il cattivo nella polvere, tutti a prenderlo a calci, e i rapporti fra uomini e donne ridotti a una denuncia per molestie sessuali. Sarebbe riduttivo e anche spaventoso immaginare che le donne abbiano a disposizione soltanto la reazione a un atto di sopraffazione, quindi solo dopo che la sopraffazione è avvenuta. Angelina Jolie ha dichiarato al New York Times di avere rifiutato le avances di Weinstein molti anni fa, di avere scelto di non lavorare mai più con lui e di avere messo in guardia gli altri per un comportamento verso le donne “inaccettabile”. Trovare che un comportamento sia inaccettabile, e che non si ha nessuna intenzione o volontà di accettarlo: è spesso molto più semplice di quanto sembri, ha conseguenze forti e riguarda allo stesso modo gli uomini e le donne, non è certo solo una questione femminile. Lena Dunham ha scritto che il cambiamento passa attraverso il rumore, che bisogna gridare al mostro, ma se invece gli si ridesse in faccia, tutti insieme, un attimo prima che inizi a trasformarsi in mostro?
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