La zona grigia. Qual è il confine fra seduzione e sopraffazione?
Che cos'è molestia? Lo statuto del desiderio nella storia dell’umanità, l’impossibilità di codificarlo e la paura dei ricordi
Kevin Spacey non aveva mai dichiarato di essere omosessuale, anzi si era sempre opposto a questa intrusione nella sua vita privata, ma dopo l’intervista di Anthony Rapp, attore che ha raccontato in un’intervista che “Spacey provò a sedurmi”, quando Rapp aveva quattordici anni, Spacey, ora cinquantotto anni e allora ventisei, ha detto: sono gay. E ha chiesto scusa per una vicenda che dice di non ricordare, ma che gli ha fatto orrore. Un giovane uomo di ventisei anni, ondeggiante per l’alcol, preme il suo corpo contro quello di un ragazzino di quattordici che ha invitato a una festa a casa sua dopo lo spettacolo a Broadway, e il ragazzino si divincola e se ne va, poi cresce, diventa un uomo, cambia, ma non dimentica più. Spacey chissà se davvero non rammenta e se è corso a fare questo frettoloso ma assoluto coming out per paura di altri ricordi di altre persone, per timore di quella zona grigia dell’esistenza che all’improvviso può diventare nera e cambiare la vita di un uomo.
Anthony Rapp ha tenuto questo segreto dentro di sé per trent’anni, e adesso che il caso Weinstein ha fatto esplodere, dentro a un gigantesco scandalo sessuale non soltanto americano, il problema dei rapporti fra uomini e donne, il suo racconto ha contribuito ad aumentare la necessità di una riflessione su quello che sta accadendo, pubblicamente e privatamente, nel protocollo delle relazioni e nella percezione e nella espressione del desiderio fra uomo e donna, o donna e donna, o uomo e uomo (i bambini, mai, e Rapp a quattordici anni era un bambino).
Molti di noi, leggendo le storie di uomini adesso alla gogna e di donne che hanno trovato il coraggio e la rabbia di parlare, e avvertendo però il clima da resa dei conti nel mondo intorno, avranno pensato alla zona grigia dei rapporti, a quel momento prima del “sì” o prima del “no”, e anche dopo, in cui ciascuno ha messo il peggio o il meglio di sé, ha esagerato con le parole, ha agito con leggerezza, ha sorvolato oppure si è compiaciuto, dentro le infinite possibilità di attrazione o repulsione nell’incontro con l’altro, che non sono oggettivabili nemmeno con il sì e con il no (perché il sì non sempre è un vero, limpido sì, e perché esiste un momento interiore in cui il sì può diventare no).
Nella zona grigia, quella in cui adesso gli uomini sembrano piuttosto spaventati di avere sempre il ruolo del porco e del disonesto, e misurano con angoscia le parole e i ricordi di decenni fa o di ieri, quella in cui le donne si sentono aggredite da uno sguardo eccessivamente penetrante in ascensore, di questo dovremmo discutere: che cos’è una molestia, e qual è invece il confine fra apprezzamento e atto di violenza, fra seduzione e sopraffazione? La seduzione dovrebbe essere sempre quella voluta, sperata, nella reciproca e assoluta libertà di piacersi o non piacersi per un attimo o per sempre, e per gli infiniti, mai immobili motivi per cui si decide di giocare o di impedire di farlo. Ma la rappresentazione di un’umanità in cui il sesso rende nemici, e in cui un uomo per istinto tenderà sempre alla molestia, è pericolosa. Abbiamo combattuto tanto per la nostra libertà, e anche per goderci la complessità del desiderio. Ora dobbiamo forse codificarlo, forse perfino creare uno statuto con i limiti, ma quello continuerà a fuggire da ogni parte.
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