Viaggio tra le vacanze di noia e selfie
Il decalogo delle vacanze natalizie è il miglior espediente pratico per esplorare gli angoli meno appariscenti delle nostre inclinazioni
Viaggiare è una brutalità. Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Ci si sente costantemente fuori equilibrio. Nulla è vostro, tranne le cose essenziali – l’aria, il sonno, i sogni, il mare, il cielo – tutte le cose tendono verso l’eterno o ciò che possiamo immaginare di esso, annotava Cesare Pavese che alla fin fine preferiva restarsene a casa, con le sue visioni e i suoi tormenti.
Il decalogo delle vacanze natalizie è il miglior espediente pratico per esplorare gli angoli meno appariscenti delle nostre inclinazioni, riderci su e, perché no, sfatare quei luoghi comuni che vedono il viaggio come un divertimento, una crescita e un arricchimento.
In effetti un viaggio è, o quanto meno dovrebbe essere tutto questo. Talvolta però diventa un carcere obbligato, un premio che sappiamo di meritare e che dobbiamo riscuotere a tutti i costi. Certo un viaggio presuppone un impegno economico, è un lusso e come tale dovrebbe essere concepito, ma spesso assurge solamente al ruolo tristissimo di un simbolo. Un po’ come un Rolex acciaio e oro, come una Porsche gialla o come quella terribile cianfrusaglia che spesso riempie le braccia di molte signore chic.
Dunque veniamo a noi e a tutte quelle mete che mirabilmente vagliamo ogni qual volta la gelida aria dicembrina annuncia il Natale.
Primi della lista i croceristi. Quella della crociera, istintivo bisogno di prigionia o ancestrale ritorno alle origini (spazio chiuso circondato da acqua), è la grande passione di molti.
Certo le crociere più di ogni altro viaggio sono quelle che maggiormente oscillano nella variabile dei costi. Ci sono crociere sul Mediterraneo a 399 euro tutto incluso, figli gratis, animali al seguito e forse anche un amante. C’è gente che ha girato il Mediterraneo più di tutti i saraceni messi insieme, ripercorrendo in maniera compulsiva lo stesso identico giro. Cosa li diverta rimane un mistero. Dubito che possa entusiasmarli il mare d’inverno che come cantava Loredana Bertè “è un concetto che nessuno mai considera”. Dubito inoltre che rivedere il porto di Savona, Barcellona, di Palma di Maiorca concludendo in bellezza con Civitavecchia possa emozionarli per più di una volta. Immagino dunque, a fatica, che l’animazione, il cibo come se non ci fosse un domani e la vita organizzata di una nave siano elementi di grande divertimento. Ma se c'è chi si diverte, perché deluderlo?
Ai croceristi economi fanno eco i croceristi ricchissimi. Questi affronteranno per lo più mete esotiche, magari su stratosferiche navi firmate Royal Caribbean: 12 ore di volo, 8 di fuso orario e uno sbalzo di 30 gradi per spiaggiarsi a dicembre sotto un sole caldo, spogliarsi dall’inverno e farsi accarezzare dalle tiepide acque cristalline. Le immagini che riempiranno i social di questi viaggiatori saranno la firma del viaggio stesso.
Se in estate si ha la decenza di attendere che il sole bruci al punto da nascondere i difetti, nella scarsa settimana feriale il tempo ruba tempo e la foto da postare diventa la priorità del primo giorno. Ne verranno fuori corpi smorti e bianchicci, pose costruite e tiratissime, panorami mozzafiato e infiniti hashtag con un elenco deprimente di lapidarie banalità.
Certo fatta la foto di rito già dal secondo giorno la monotonia del riposo comincia lentamente a trasformarsi in noia. E la noia, annotava La Fayette “è la prima immagine della morte”.
Seguono in volata i viaggiatori radical chic, nobilissimi d’origine, ricchissimi nei ricordi, elegantissimi nei modi. Partono per provare nuove esperienze. In cima alle mete preferite da questa categoria c’e la Namibia, seguita solo dalla Birmania. Per entrare nel loro mondo queste due mete sono un passepartout. Animali di tutti i tipi, lande desolate, albe livide e tramonti struggenti. “Tanta fatica ripagata da tanta emozione” è la frase che almeno per 12 mesi accompagnerà i loro lenti pomeriggi.
E per concludere in bellezza eccoci agli smaniati della settimana bianca. Per questi la neve è più sacra del Natale. Sono stati dipinti mirabilmente da Alberto Sordi in “Vacanze d’inverno” e poi ripresi dai fratelli Vanzina in tutta la filiera dei cinepanettoni passando per quella insulsa apologia di famiglia felice che il Mulino Bianco ci ha inculcato. Sono vacanzieri benestanti e sonnacchiosi. Gli agée sono placidi nelle discese irte e i giovanissimi pronti a conquistare le cime più ardite. Mattine e pomeriggi impegnatissimi riscaldati da saune bollenti, polente, canederli e strudel. Un selfie tra le montagne, un altro vestiti come lo yeti. Banale forse. Eppure bisognerebbe sapere che una banalità, anche se torna continuamente , non diventa mai poesia.
Ma dopo tutto perché lamentarsi? Una settimana vola via in fretta. Ed è come se, abbandonando il Natale a casa, gli smaniati volessero rimuovere una parte segreta di se stessi. I ricordi felici di una infanzia lontana, i sapori perduti di una arancia fredda sul tavolo da gioco, un presepe lasciato ad aspettare, un albero inutilmente addobbato in attesa di un ritorno. Ci riempiamo di esperienze e ci depauperiamo di ricordi. Molto probabilmente aveva ragione Pascal: “Noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose, non viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro”.