Il Tasso e i poco beati anni del professor Kinsey e del castigo
Perché a nessuno viene in mente che questo mondo secolaristicamente illimitato, ma privo di alcun senso dell’infinito, del culturale, del religioso, dell’inibitorio morale, è a sua volta un limite
Sesso e cultura, che strano idillio. Il professore del liceo Tasso, dove mio padre parò un gol quasi fatto di Vittorio Mussolini, dunque una buona scuola, whatsappava a un’allieva tra tante: “Niente limiti all’erotismo”. Ecco detto, ecco fatto. “Battaglia morale” (Moral Combat) è il titolo di un libro appena uscito per l’editore Basic Books, autore R. Marie Griffith. Il libro contiene la storia delle guerre culturali in materia di sesso, dal controllo delle nascite negli anni Venti del Novecento all’aborto all’educazione sessuale nelle scuole alla questione delle molestie, fino al matrimonio tra persone dello stesso sesso nel nostro secolo. Il centro dell’opera è occupato dal predecessore, augusto predecessore, del professore del Tasso, Alfred Kinsey. Insegnava in un’Università dell’Indiana ed era guidato da una grande idea: “Niente limiti all’erotismo”. Kinsey ebbe una notevole trovata, per quei tempi almeno: intervistò da sociologo un cospicuo numero di americani e americane per riversare il risultato dell’inchiesta in due saggi di una certa attualità anche oggi: “Il comportamento sessuale nel maschio” (1948) e “Il comportamento sessuale nella femmina” (1953). Fu il famoso e scandaloso Rapporto Kinsey.
Il Rapporto fece scandalo in quanto registrava una tipica e stranota doppia morale: quella pubblica dei valori cosiddetti, il “comportarsi bene, civilmente”, e quella privata del desiderio spesso fuori controllo, seguire gli istinti e al diavolo le conseguenze, “niente limiti all’erotismo”. Ma il professor Kinsey, come l’omologo del Tasso, non si limitava a registrare il dato, aggiungeva che le riserve di natura culturale o religiosa (i due termini si toccano pericolosamente) devono cadere, perché l’uomo ha tutta l’aria di essere, maschio o femmina, un mammifero altamente sviluppato giustamente guidato dai suoi istinti di animale. Scandalo o no, il mondo ha poi scelto di andare nella direzione indicata dal professor Kinsey, si riconobbe nella sua inchiesta e nelle sue conclusioni o premesse, fino al brocardo sessuale dell’insegnante del liceo romano che ha la potenza fulminante di una scarica elettrica, no limits. Il recensore del libro nel WSJ, Barton Swaim, dice non senza realismo che le guerre culturali sono fatte per essere perdute dal punto di vista conservatore, infatti i liberal della rivoluzione sessuale, così chiaramente cruciale, maneggiano con disinvoltura la cultura, le pratiche, i costumi di massa mentre i conservatori, che pure le guerre culturali le hanno inventate, si attardano in strategie politiche e legislative quando i buoi sono scappati già dalla stalla (aborto e altro, ne so qualcosa).
Resta però un fatto a suo modo clamoroso. Abbiamo abituato professori di liceo, produttori di Hollywood, preti, politici, attori e altre figure pubbliche a divincolarsi da ogni limite in fatto di desiderio e di erotismo, perché come tutti noi sono mammiferi altamente sviluppati e intitolati al comportamento animale, eppure ora li castighiamo con severità, sommariamente e anche al di là del giuridicamente tollerabile, basta un’accusa on the record via stampa. Abbiamo infatti trovato la chiave ideologica per il castigo: “Niente limiti ai diritti di dignità della donna, e in certi casi anche del maschietto molestato”. Verrà in mente a qualcuno, nella circostanza paradossale e farlocca in cui ci troviamo, che questo mondo secolaristicamente illimitato, ma privo di alcun senso dell’infinito, del culturale, del religioso, dell’inibitorio morale, è a sua volta un limite?
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