Nove figli e non sentirli
La versione di Helena, ceo stellare della City e madrina del casino organizzato
Londra. Con la vita di Helena Morrissey se ne potrebbero fare una dozzina, di esistenze normali: lei ha cinquantadue anni, una carriera stellare nella City di Londra, nove figli, un nipote, e un indispensabile marito, Richard, che ha mollato tutto per crescere la prole, stare accanto alla moglie e, una volta finiti gli anni più ruggenti per il famiglione, diventare monaco buddista. Ora Dame Helena, che sembra pure più giovane dei suoi anni, ha scritto un libro ottimista intitolato “Un buon momento per essere una ragazza” in cui, da brava competitiva qual è, mira più in alto di Sheryl Sandberg – “Non farti avanti, cambia il sistema” – e traccia un femminismo a misura di mondo finanziario pensato per scardinare il vecchio sistema di maschi bianchi della finanza inglese, per aiutare le ragazze a entrare nei consigli d’amministrazione anche quando sono nate in famiglie semplici, hanno fatto scuole normali, hanno deciso che i figli si fanno e basta, costi quel che costi. Un libro tutto dati e poche chiacchiere, così com’è lei che da bambina troppo magra studiava anche il giorno di Natale e che pensa che i diritti siano qualcosa da conquistare con battaglie positive come quella del suo “Gruppo del 30 per cento” che non vuole le quote ma la consapevolezza che con le donne è meglio, che si raggiungono risultati migliori e che la flessibilità è una mano santa per la produttività: “Si fanno più soldi” con le donne ai vertici, è un dato di fatto. E se per la Morrissey le donne devono diventare padrone di abbandonare la loro carriera per qualche anno se vogliono fare le mamme, padrone di tornare a splendere in ufficio senza che nessuno pensi che l’aver avuto un bambino significhi perdita di motivazione, è soprattutto il resto del mondo a dover fare uno sforzo di aggiustamento: “Partnership e collaborazione” sono le nuove parole d’ordine, non “gerarchia e patriarcato”, e se lo garantisce una che ha fatto l’amministratore delegato per 15 anni e ha portato il portafoglio del suo fondo da 20 a 53 miliardi di sterline almeno due minuti bisognerà pur starla a sentire.
Non sono formule per tutti, quelle della Morrissey, una che si è sentita vittima una sola volta, quando a 25 anni non l’hanno promossa perché era diventata mamma. Di #MeToo non si parla, la misoginia non è mai citata, per le molestie bisogna correre dalle risorse umane a protestare, il resto, inclusa la differenza di stipendio, si conquista lottando. Con i suoi nove figli– sei femmine e tre maschi – Helena scherza dicendo di avere abbastanza materiale per trarre qualche conclusione statistica e per quanto sia politicamente scorretto (cosa di cui a lei, convinta brexiteer tendenza “no deal” importa poco) è profondamente convinta che ci sia una differenza di fondo positiva da sfruttare e una tendenza da correggere: le sue figlie prima degli esami si ingobbiscono in casa a studiare, i maschi fanno il giusto e poi vanno in vacanza, i risultati sono gli stessi.
Non si entra in un ufficio senza un’idea della carriera che si vuole fare, pensando che i punti paradiso accumulati obbedendo sempre con zelo porteranno dritti a occupare la scrivania dell’amministratrice delegata. Si può avere una famiglia immensa e così tanti vestiti da lavare che si fa una lavatrice per ciascun colore dell’arcobaleno, si può dover improvvisare un costume di carnevale a colazione, ci si può far prendere dalla malinconia perché si è persa una recita o un pomeriggio di giochi, ma tutto è il contrario di un sacrificio, tutto nasce dal desiderio di non dover rinunciare a niente, di vivere nell’allegra confusione di una vita ai confini dell’ingestibilità. Niente tailleurs grigi ma certi tubini variopinti molto inglesi, un profilo twitter zampillante di commenti e qualche video un po’ scemotto, per la Morrissey sentire che una dipendente è incinta può suscitare sentimenti contrastanti: “Ma a volte speri di poter avere quella persona tutto il tempo”. Un’intervistatrice della Bbc, interrompendo il suo flusso di pragmatica coscienza, a un certo punto le chiede schietta: “Ma perché hai fatto nove figli?”. E lei, nonna con la voce da bambina, risponde che lei e Richard vengono da famiglie piccole, racconta dell’ideale romantico del trambusto della grande famiglia, cinque o sei creature almeno, poi è arrivato il settimo, poi volevano un altro maschio e hanno scommesso, poi l’ultima si è intrufolata ed eccoli tutti lì. Il casino organizzato, lo stesso da cui secondo Helena Morrissey le ragazze di oggi devono approfittare: dalla confusione nasce di tutto, anche una certa idea di felicità.
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