La “barbarie culturale” di #MeToo esonda in Germania
Pruderie e progressisti tedeschi. A Berlino sono stati cancellati i versi di Gomringer, mentre i nudi di Schiele sono stati censurati per non mostrare i genitali
Roma. Otto versi. “Viali viali e fiori fiori fiori e donne viali viali e donne viali e fiori e donne e un ammiratore”. Un omaggio alla condizione femminile. Ma per l’Alice-Salomon Hochschule, un istituto universitario di Berlino e la più grande scuola in Germania per gli studi sociali, è una composizione “sessista”. La poesia, che stava su quella facciata dal 2011, farebbe parte della “tradizione artistica patriarcale in cui le donne sono belle muse che ispirano artisti maschili” e giustificherebbe “le molestie sessuali”. Per questo hanno cancellato i versi dello svizzero Eugen Gomringer, il padre della “poesia concreta”. A chiedere la censura il corpo studentesco e i responsabili della Alice-Salomon, pavidi che non hanno avuto la forza di opporsi. Anche alcuni professori si sono uniti agli studenti contro la poesia, i cui versi verranno sostituiti da quelli di Barbara Köhler. Meglio la poetessa del porco sciovinista. Ma il caso non finisce qui.
La Pariser Platz nel centro di Berlino è il “salotto” della capitale tedesca. C’è la Porta di Brandeburgo e in bella vista, accanto all’Hotel Adlon, la sede della venerabile Accademia delle Arti. In segno di protesta, l’Accademia ha messo sulla propria facciata un’altra opera dell’artista. Non a caso hanno scelto “Silenzio”, ripetuto quattordici volte. La presidente dell’Accademia, Jeanine Meerapfel, ha detto che la libertà artistica deve “essere sempre esaltata”.
Anche il ministro Monika Grütters (Cdu) è intervenuta, parlando di “un atto spaventoso di barbarie culturale”. “Chiunque mini questo diritto fondamentale (all’arte e alla cultura, ndr) per la correttezza politica sta facendo un gioco pericoloso”.
Parlando con la Berliner Zeitung, la figlia del poeta, Nora Gomringer, anche lei scrittrice, dichiara: “Mi capita ora che i colloqui inizino seriamente con la domanda: ‘Vostro padre è sessista?’”. Sulla rivista Cicero, Alexander Kissler condanna lo “spirito di schiavitù” che si affaccia dietro a simili operazioni moralistiche.
In Germania anche i quadri ora fanno discutere. Sono i corpi stanchi e imperfetti di Egon Schiele, che un secolo fa pagò la propria audacia con un soggiorno in prigione. “Disprezzo della moralità pubblica”, si disse. Da Amburgo a Colonia, in Germania oggi i nudi di Schiele sono coperti, come è già successo a fine dicembre nella metropolitana di Londra. L’agenzia turistica di Vienna, incaricata di pubblicizzare in Germania la grande mostra dedicata a Schiele che si terrà fino a novembre, sta riscontrando non pochi problemi. Lo racconta una inchiesta del Monde. “Abbiamo consegnato le nostre immagini senza censura e abbiamo chiesto alle società di manifesti se ci fossero restrizioni nello spazio pubblico in Germania”, ha detto Florian Wiesinger dell’ufficio viennese del turismo. “La risposta dei fornitori è stata più o meno la stessa: non volevano rischiare con le riproduzioni nude di Schiele senza nascondere i genitali. Una volta accettato il principio della censura, si è discusso su quali parti del corpo dovrebbero essere coperte e in quale proporzione. Le agenzie di Amburgo e Colonia si sono imposte di nascondere solo il sesso dei personaggi. A Londra, era stato necessario coprire anche il seno delle donne”. #MeToo sembra aver scatenato un’ondata di demenza culturale, che spinge a togliere da un palazzo una poesia in cui la donna è paragonata a un fiore e a discettare quali parti del corpo mostrare nei dipinti di un secolo fa. Dei veri progressisti.
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