Ricconi che comprano arte molto erotica, sfidando le ire #MeToo
"Erotic: Passion & Desire", successone da Sotheby's
Londra. Visto che ormai non è in salvo neppure tra le pareti soffici dei musei, l'arte erotica uno fa meglio a tenersela stretta in casa, deve aver pensato Sotheby’s nell’organizzare la seconda edizione di “Erotic: Passion & Desire”: vista l’aria, ci sono i presupposti perché la gente corra ad accaparrarsi i pezzi migliori prima che scompaiano dalla circolazione. L’anno scorso il tema era piaciuto tanto – un milione di sterline più del previsto tra prospettive statuario-ginecologiche di Kate Moss e allegri tavolinetti priapici copiati da quelli che, secondo la leggenda, Caterina di Russia si teneva in casa – ma era il 2017 e nessuno aveva ancora pensato di prendersela con la bambina di Balthus al Metropolitan Museum.
Era un altro mondo, il 2017, epoca pre Weinstein e pre #MeToo, e in pochi si sarebbero sognati di criticare la casa d’aste londinese per non essersi curata abbastanza del “gender balance” tra nudi di donne e artiste rappresentate o per non aver voluto sfidare fino in fondo quell’usanza millenaria di rappresentare la bellezza attraverso il corpo femminile. Che poi, a guardare bene, nei bianchi saloni di Sotheby’s, tra i novanta lotti battuti all’indomani di San Valentino, quelli più espliciti avevano quasi tutti per oggetto giovani uomini con addominali marmorei e altri attributi in bella vista, roba da protestare da qui all’eternità per la glorificazione di un’immagine poco realistica del maschio. Foto molto esplicite di Mapplethorpe vendute benino, un quadernetto di fantasie omoerotiche di Keith Vaughan strappato di mano per 75 mila sterline, ben più delle 30 mila delle stime più prudenti, un culturista di Andy Warhol oggetto di una breve contesa. C’era il bell’Antinoo in varie versioni – una statua, una foto di una statua, sempre di Mapplethorpe – e c’era uno scatto di Thomas Ruff di un rapporto orale tra uomini che è andato benissimo, il doppio del prezzo.
Però la scrittrice Siri Hustvedt sul sito della Cnn si era già adombrata per il fatto che Sotheby’s avesse definito l’arte erotica come un genere in grado di seguire “gli sviluppi socio-politici delle nostre molte culture” pur presentando solo artisti maschi e bianchi (con sole tre eccezioni) e ignorando la violenta trasformazione di sensibilità degli ultimi mesi. La casa d’aste, secondo lei, ha voluto così “sottolineare che non sta vendendo quadri come aiuto alla masturbazione” bensì arte, qualcosa che “anche quando rappresenta attività orgiastiche scatenate è alta, intellettuale, colta e cara”. E pazienza che i pezzi più azzardati siano andati quasi ignorati, che le prospettive ginecologiche più veriste non abbiano fatto scalpore, che il catalogo fosse in generale molto più bon ton dell’anno passato. Per Hustvedt “il collezionista maschio che compra lavori di donne rischia di sentirsi devirilizzato”.
I pezzi più vecchio stile, come la prima edizione di Playboy con Marilyn Monroe o la donna nuda a cavalcioni su un grosso sigaro fatta da Mel Ramos negli anni 60, non sono stati oggetto di infiniti rilanci, mentre le scene post-orgiastiche di Terry Rodgers, con i suoi corpi splendidi e gli sguardi persi all’infinito, sono piaciuti e non stupisce: sono una fotografia perfetta del mondo fuori da Sotheby’s. Chi ha organizzato l’asta, sponsorizzata dal marchio di intimo di lusso Coco de Mer, che oltre a della lingerie invero molto carina distribuisce anche marchi come Bordelle, un nome una garanzia, e Fleet Ilya, che produce manette e maschere di cuoio, sembrerebbe aver più banalmente pensato che l’arte erotica è una maniera per vendere bene anche pezzi importanti come la meravigliosa Frine di Francesco Barzaghi, battuta per 390 mila sterline, meno del previsto, e una enorme Venere e Adone di Jacopo Amigoni che sta per essere esposta a Venezia e che è costata 400 mila sterline. Comandati a bacchetta da una elegantissima battitrice che parlava tutte le lingue, gli acquirenti si sono fatti vedere poco, con qualche eccezione. Come quella di un uomo di mezza età che con zen scandinavo s’è portato via una donna pipistrello primi del Novecento di Albert Penot, nuda e un po’ spiritata. Vestito semplice, serafico nell’alzare la sua paletta anche quando il prezzo decuplicava, se n’è andato subito dopo, da uomo innamorato.