Sguardi proibiti a New York
Nella città delle solitudini una legge anti prostituzione potrebbe oscurare il sito delle “missed connections”. E’ lì che si cerca di ritrovare la persona incontrata con gli occhi e perduta nel giro di pochi, indelebili attimi
New York è la città delle disconnessioni e dei rimpianti. Dietro l’illusione del crogiolo, zuccherosa fusione in cui tutti siamo lennonianamente una cosa sola, c’è la realtà della solitudine, del rifiuto, dello sradicamento, dell’afasia umana, del rachitismo relazionale. Qualunque single in cerca di una storia stabile dice “è difficile incontrare qualcuno”, che non significa “è difficile incontrare la persona con cui passerò i prossimi cinquant’anni di passione e incanto metafisico”, ma è difficile allacciare rapporti con qualcuno, punto. L’isolamento non è esplicito come a Los Angeles, città-stato che si attraversa esclusivamente in auto e per incontrare uno sconosciuto devi farci un incidente, come illustrava il film Crash, ma si vive sostanzialmente segregati, in quartieri omogenei, solcando rotte che si ripetono uguali sullo sfondo del flusso turistico che è sempre mobile e immobile. Si vive provvisoriamente, cercando fortuna e denaro, sapendo dall’inizio che la vita poi sarà altrove, e dunque tutto ciò che sta nel mezzo è pianificato e programmato, a parole si elogia la gran diversità di una metropoli dove si parlano ottocento lingue ma nei fatti si mangia, si beve, si lavora, si passeggia, si va in chiesa, si posta su Instagram, si fa yoga, ci si svaga, si guarda Netflix, si fa sesso da soli o all’interno di una sorvegliata e fragile cerchia di rapporti. E’ luogo di nomadismo e monadismo. Ci sono soltanto segmenti temporanei delle giornate newyorchesi in cui la condivisione dello stesso spazio, della stessa situazione ambientale con altri sconosciuti diventa una costrizione inevitabile. La metropolitana, la fila per l’autobus, il locale in cui si beve un drink di troppo. I caffè stanno uscendo dal novero dei contesti sociali, ché sono luoghi paralavorativi oppure di transazioni fugaci, con le app che permettono di acquistare in anticipo, entrare e abbrancare la tazza senza interagire con gli umani. La spesa a domicilio ha spogliato il supermercato del brivido dell’incontro casuale. Il cinema non esiste più da una vita, se non nell’ambito di nicchie e bolle sociali già selezionate all’ingresso. I social, ormai lo sanno anche i tecnoentusiasti, sono specchi in cui rimiriamo noi stessi, non finestre aperte sul mondo. Eppure il desiderio di incontri imprevisti, non richiesti né organizzati o combinati da un algoritmo è ancora vivo. Tutti vogliono ritrovare quello sguardo intercettato in metropolitana e che poi è sceso alla fermata sbagliata ed è finito chissà dove. Per questo la pagina degli annunci sulla “community” di Craigslist chiamata “missed connections” è diventata un’istituzione particolarmente riverita dai newyorchesi. Il sito, che mantiene il design spartano delle origini, ha anche una sezione “personal” dedicata alle “relazioni occasionali”, agli annunci “strettamente platonici” e alla “miscellanea romantica” – cose che di rado sono strettamente platoniche – ma sono i rapporti perduti il motore narrativo della vicenda.
Un luogo di nomadismo e monadismo. Qualunque single in cerca di una storia stabile dice “è difficile incontrare qualcuno”
Le connessioni umane mancate sono una commodity molto richiesta nel brulicante mercato della metropoli. Su Craigslist si trovano i roommate e i mobili dell’Ikea usati, i biglietti sottocosto per Broadway e la baby sitter, e fin dall’inizio del portale di annunci online più antico e visitato d’America è stato evidente che poteva essere il mezzo più semplice per ritrovare istanti di persone notati e perduti prima ancora che ci si potesse scambiare un ciao, per non dire un nome, un numero, un “sei su Facebook?”. Il silenzioso flirt fra sconosciuti in metropolitana è un topos della serendipity amorosa, e si può esprimere nella versione suggestiva dell’“eye-contact” o in quella più aggressiva dell’“eye-fuck”. Così la gente ha iniziato a mettere annunci in rete nella speranza di rintracciare persone incontrate e perdute nel giro di pochi, indelebili attimi. C’è quello che ricerca un paio di occhi verdi che forse – chissà – ricambiavano l’interesse, quello che non ha avuto le palle di chiederle il numero e girato l’angolo dice cos’ho fatto, la ragazza adottata che ha visto una signora che le somigliava terribilmente e si è chiesta per un attimo se non fosse sua madre, c’è quella che ha dato indicazioni a un turista francese e non riesce a toglierselo dalla testa, quello che ogni tanto fa un giro nel quartiere dove la sua connessione perduta si è fermata, quella volta, con la metropolitana, ci sono decine di conversazioni idiote sul tempo, i ritardi, i prezzi degli affitti, le razze dei cani che forse avrebbero potuto finire in un altro modo e invece si sono arenate lì, e ora uno dei due vorrebbe riconnettere il filo di quel momento e prega ardentemente che l’altro lo voglia allo stesso modo, che qualche brivido abbia percorso anche la sua schiena, o che almeno non si sia dimenticato o non l’abbia maledetto dicendo questi scassapalle che attaccano bottone agli sconosciuti, o anche peggio. “Missed connections” è il simbolo della speranza – contro ogni speranza – che non tutto finisca nell’oblio, è un inno all’umanità che osa ancora lasciarsi colpire, trafiggere dal ragazzo che a mezzanotte ti offre le patatine di Burger King che si sono dimenticati nel tuo ordine. Poi la notte prende tutta un’altra piega, e ci si perde di vista per sempre. O forse no. Si tratta del poema popolare, scritto da autori vari, che con maggiore lirismo canta la speranza di essere cercati e trovati. Nell’epoca pre Facebook molti lo utilizzavano per ritrovare i compagni delle elementari di cui non avevano più notizia, cosa che lo aveva reso una specie di cassonetto indifferenziato dei rapporti smarriti, poi nel tempo è diventato un aggregatore di scintille e di sogni in cui qualcuno sogna di te. I newyorchesi lo consultano con la stessa, nostalgica passione con cui Jim Carrey nel Truman Show ritagliava i giornali patinati per ricostruire l’unico volto vero in un mondo di finzione.
“Missed connections” ama concepirsi come una riserva indiana per romantici nella città che si fregia di essere la più cinica d’America
Il Congresso degli Stati Uniti ha una versione molto meno romantica della cosa. Il Congresso ha approvato di recente, con schiacciante maggioranza in entrambe le camere, una legge contro il traffico sessuale e lo sfruttamento della prostituzione chiamato Stop Enabling Sex Traffickers Act, noto con la sigla Sesta-Fosta. Il progetto di legge, ideato dal senatore repubblicano Rob Porter, con ordine perentorio smantella tutti i contesti online in cui si annidano traffici di prostituzione, offerte sessuali, stalking, truffe, tentativi di ricatto, incontri a pagamento maldestramente travestiti da riunioni sentimentali. Chi si rifiuta di oscurare le pagine che finiscono nell’occhio di questa legge particolarmente severa incorre in pesanti sanzioni seguite dalla chiusura delle intere operazioni web, e dunque la sezione “personal” di Craigslist è stata immediatamente messa offline, compresa la sezione “strettamente platonico”, che evidentemente esibiva alcuni cedimenti aristotelici. “Ogni strumento o servizio – ha dichiarato Craigslist – può essere usato per gli scopi sbagliati. Non possiamo prenderci questi rischi senza mettere a repentaglio tutti gli altri servizi, perciò con immenso dispiacere dobbiamo chiudere la sezione degli annunci personali. Speriamo un giorno di poterla riportare in vita. Ai milioni di mogli e mariti, partner e coppie che si sono incontrate attraverso Craigslist auguriamo ogni felicità”. Gli orfani delle pagine “personali” si sono subito riversati su “missed connections”, che è il prossimo indiziato per finire nelle maglie della censura purificatrice della strettissima legge anti prostituzione.
Il silenzioso flirt fra sconosciuti in metropolitana è un topos della serendipity amorosa. La speranza che non tutto finisca nell’oblio
“Missed connections” ha un posto centrale nella vasta letteratura sull’umanità newyorchese che si guarda, si studia, si annusa e tendenzialmente non si parla. Un registro e un vocabolario specifico sono emersi da questo luogo di scambio dove occorre cronistica precisione per dettagliare le circostanze dell’incontro (luogo, giorno, orario, altri dettagli distintivi) e cautela nel non rivelare troppo di sé, per non finire in pasto a buontemponi o malintenzionati. “Scrivimi com’ero vestito”, “che libro stavo leggendo?” oppure “dimmi che cosa ti ho detto uscendo dall’ascensore” sono alcuni degli stratagemmi per riconoscersi e ritrovarsi. Qualche anno fa sul portale è apparso un racconto breve che si è subito affermato come capolavoro del genere. Iniziava come iniziano molti annunci veri: “Ti ho vista sul treno Q a Brooklyn, in direzione Manhattan” per poi svilupparsi con una trama consueta. Lui nota lei, lei ricambia lo sguardo, lui non si risolve a parlarle, e quando le destinazioni li avranno separati si pentiranno di non aver avuto il coraggio di farsi avanti. Perciò si affideranno a “missed connections”. Nel racconto, però, il gioco di sguardi e l’irresolutezza dura per sessant’anni, una vita passata in un vagone della metropolitana a immaginare un amore che non si fa mai parola, carne, condivisione. Quando un giorno la donna senza nome varca le porte a Queensboro Plaza per non ritornare più, l’eroe delle connessioni mancate pensa “quanto è incredibile che si possa conoscere qualcuno per sessant’anni eppure non conoscerlo affatto”. L’epilogo è conforme al genere: “Sono rimasto sul treno fino a Union Square, e a quel punto sono sceso e ho preso la linea L”.
La sezione “personal” di Craigslist è stata immediatamente messa offline, compresa la sezione “strettamente platonico”
“Missed connections” non è Tinder, non è un sito per appuntamenti, non è il luogo dove fare pesca a strascico per l’avventura di una notte, anche se non mancano i messaggi evidentemente maniacali, inquietanti, le truffe e gli infiniti scam che poi s’annidano in ogni angolo della rete. Ama concepirsi come una riserva indiana per romantici nella città che si fregia di essere la più cinica e autoreferenziale d’America e forse del mondo. Si narrano infinite storie d’amore nate attraverso “missed connections”, come quella del ragazzo sulla moto che al semaforo dice alla ciclista ferma accanto a lui “begli occhiali” e dopo un anno si sposano in Grecia. Dicono, i cinici, che sono tutte invenzioni, fake news costruite per alimentare le rubriche iperglicemiche di People, ma quel che conta è che fanno leva sull’inestinguibile desiderio di non perdere la promessa che brillava nello sguardo o nella parola breve di uno sconosciuto. Sono versi poetici buttati in mezzo a un testo in prosa. Alan Feuer, cronista giudiziario del New York Times, ha raccolto alcuni annunci mettendoli in forma di poesie e ne ha fatto un’antologia: I Hope You Find Me: The Love Poems of Craigslist’s Missed Connections. Non ha cambiato i testi, li ha soltanto divisi in versi e organizzati in strofe, con risultati di questo genere:
Anche se sono certa
che le tue uova sono favolose
andare a casa è stata la scelta giusta.
Ero tentata, ma sono una ragazza
che porti a casa dalla mamma,
non che porti a casa dal bar
Oppure c’è il ragazzo irlandese ubriaco che infastidisce la ragazza con i leggings rossi in metropolitana, e il giorno dopo si pente:
Vorrei averti incontrata
in un altro momento
in un altro posto
E la ragazza al seguito dell’amica che festeggia l’addio al nubilato e abbandona senza spiegazioni il ragazzo con cui stava conversando in un locale:
Le feste di nubilato
possono avere costi molto alti alle 3 di notte
Non l’hanno ancora chiuso, “missed connections”, ma l’andazzo è chiaro: se la legge vieta ogni pagina di annunci personali che possa essere surrettiziamente usata per lo sfruttamento della prostituzione, la sezione di Craigslist più amata dai newyorchesi è la prossima che sarà oscurata. Con lei se ne andranno le disconnessioni, i rimpianti, le speranze strettamente platoniche, e non solo, di tutti quelli che escono di casa senza aspettarsi nulla e vengono sorpresi dall’accadere di qualcosa, fosse anche soltanto una connessione mancata.
generazione ansiosa