Quanto è bello viaggiare in autobus! Movimenti (americani) di amanti dei mezzi
Chi sono i “Numtot”, che hanno un gruppo Facebook e radici nobili
Roma. A Roma gli autobus prendono fuoco. Gli scioperi sono frequenti (ce n’è uno oggi) e il servizio dei trasporti pubblici è universalmente riconosciuto come pessimo. Le cose non vanno meglio in molte altre parti d’Italia. Diciamo che, in generale, quando si parla di trasporto pubblico, i passeggeri chiazzati di sudore che scendono dalle metropolitane italiane in questi giorni contribuiscono in maniera notevole all’ondata di rabbia e disillusione che ha accompagnato l’ascesa del populismo. Perciò può apparire lunare quando comincia a guadagnare spazio sui media un movimento di persone – non italiane, guarda caso, ma soprattutto americane – che associa a una corsa sull’autobus aggettivi come: eccitante, gratificante, divertente, e pubblica meme virali online su quanto è bello ringraziare l’autista quando si sale su un mezzo pubblico, e perfino su quanto è meraviglioso fare l’autista di autobus per lavoro.
Il Guardian ha dedicato un articolo ai “Numtot”, che sono anzitutto gli iscritti a un gruppo Facebook omonimo il cui acronimo sta per New Urbanist Memes for Transit-Oriented Teens, cioè: Nuovi meme urbanisti per ragazzi orientati ai mezzi pubblici. Il gruppo (che è un gruppo di discussione chiuso, bisogna chiedere di entrare per partecipare alla conversazione, ci sono dei moderatori attenti e regole severe per mantenere la discussione civile) condivide immagini ironiche e divertenti su quanto è bella la pianificazione urbana, come ci piacciono i mezzi pubblici, che meraviglia sono le mappe delle metropolitane di tutto il mondo, con le loro linee colorate che si intersecano l’una con l’altra.
Nel gruppo, alcune discussioni sono ironiche. Il Guardian ne riporta una di questo tenore: “Ok, il sesso è bello, ma non avete mai avuto delle fantasie su un programma di restauro delle infrastrutture finanziato con le tasse dei miliardari?”. Altre discussioni sono più serie, e trattano in maniera analitica i problemi urbanistici, la pianificazione cittadina, le conseguenze della gentrificazione.
E’ evidente, i Numtot sono millennial trentenni e in gran parte progressisti, spesso partigiani di quel “socialismo democratico” che negli ultimi mesi va per la maggiore nelle città liberal d’America, spinto per esempio dalla vittoria di Alexandria Ocasio-Cortez alle primarie del Partito democratico a New York. Inoltre, l’operazione ha del goliardico, ma è indicativa per due ragioni.
La prima: per molti giovani, negli Stati Uniti ma anche in Italia, la città è diventato il luogo privilegiato dell’espressione politica. I millennial, schiacciati dalle generazioni che li hanno preceduti che spesso considerano un politico cinquantenne come una giovane promessa, hanno trovato nell’attivismo locale una valvola di sfogo importante – qui torniamo per esempio a Ocasio-Cortez, che ha impostato tutta la campagna elettorale sul suo essere una “ragazza del Bronx”.
La seconda, forse più frivola: l’“eccitazione irrazionale” (copyright Numtot) per le questioni di urbanistica, come l’apertura di una nuova linea di autobus e la perpendicolarità perfetta del reticolo stradale, è un fenomeno che esiste per davvero. C’è un elemento matematico, computazionale nelle città che affascina le persone. Uno ossessionato dai trasporti, per esempio, è Elon Musk. Lui, che vende automobili elettriche, non parla di autobus e metropolitane, ma è a tal punto interessato dalle dinamiche del traffico da aver fondato una nuova azienda che costruisce strade sotterranee.
La giornalista e scrittrice Meredith Broussard, nel suo libro recente “Artificial Unintelligence”, ha ricordato invece come, alla fine degli anni Cinquanta, i membri del primo e storico team sull’intelligenza artificiale del Massachusetts Institute of Technology, guidati da un gigante della scienza del Novecento come Marvin Minsky avesse questo hobby peculiare: ogni anno organizzavano una gara tra loro per vedere chi poteva percorrere per intero tutte le linee della sterminata metropolitana di New York in meno tempo possibile. Trascorrevano un sacco di tempo a immaginare i percorsi più efficienti, e poi si mettevano in viaggio. Potevano volerci anche 36 ore.
Non bisogna raggiungere gli stessi livelli di ossessione, ma ecco: fuori dalla bolla di lamentele e scioperi e degrado che tanto favorisce i populisti c’è chi vede del bello e dell’elegante perfino nei mezzi pubblici. Se non vanno a fuoco è meglio.
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