Un'associazione per difendere gli ebrei europei minacciati dall'antisemitismo
Intervista a Daniel, figlio di Mireille Knoll, uccisa a Parigi
Berlino. Commemorare i defunti è un imperativo della tradizione ebraica. La regola religiosa vuole che i congiunti più stretti della persona scomparsa recitino il Kaddish durante la liturgia in sinagoga. Il dovere religioso di ricordare si è però ampiamente allargato alla sfera civile e, chi può, svela una targa, dedica uno spazio o un libro, istituisce un premio alla memoria. La nascita a settembre dell’associazione “Mireille Knoll” va in questa direzione. “Ci sono diversi progetti in cantiere ma l’associazione è quello più importante per onorare il ricordo di mia madre”, dice Daniel Knoll al Foglio. Knoll, 61 anni, è uno dei due figli della signora Mireille, ebrea francese sfiorata dalla morte per mano dei collaborazionisti di Vichy quando era bambina e uccisa da una mano diversa – un vicino di casa – all’età di 85 anni. Due mani diverse guidate da un solo movente: l’antisemitismo. Nata nel 1932, Mireille a dieci anni sfugge al rastrellamento del Velodrome d’Hiver (Parigi, 16 luglio 1942) quando oltre 13 mila ebrei francesi, fra i quali 4 mila bambini, vennero ammassati nell’impianto sportivo, internati e poi spediti a morire ad Auschwitz. Mireille e la madre scappano all’estero: prima il Portogallo, poi il Canada, “dove è nato mio fratello Alain”, racconta Knoll. Sia da bambina sia da anziana, la signora Knoll è stata additata come ebrea, “ecco perché lo scopo principale dell’associazione è aiutare gli ebrei che stanno soffrendo o vengono discriminati”. L’associazione non si dà limiti geografici ma il suo sguardo parte da casa: Parigi, la Francia, l’Europa.
Prima dell’omicidio della signora Knoll, accoltellata undici volte dal vicino di pianerottolo, la capitale francese era stata scossa dall’omicidio di Sarah Halimi, sessantacinquenne ebrea massacrata e defenestrata lo scorso anno dal giovane Kobili Traoré. Anche lui, come l’assassino di Mireille Knoll, agì al grido di Allah Akbar. Ci vorranno oltre sei mesi perché gli inquirenti francesi ammettano la matrice antisemita del caso Halimi. “Il nostro legale fa parte dell’associazione Avocats sans frontières con la quale collaboreremo per sostenere gli ebrei isolati, minacciati o sotto attacco”.
Lenire le ferite aiuta ma non basta. E Knoll spiega che l’altro grande obiettivo è riavvicinare le comunità musulmana e cristiana a quella ebraica. “Bisogna far capire che noi vogliamo dialogare”. I contatti con il mondo islamico non mancano. A giorni Knoll vedrà Najat Azmy del Consiglio della comunità marocchina all’estero ed esperta di protezione delle donne. “Un partner ideale per chi, come noi, punta ad aiutare le persone più modeste”. Il problema semmai è l’assenza di interlocutori istituzionali, il che è anche il riflesso della mancanza in Francia di un organismo rappresentativo del mondo islamico. Troppe le divisioni – e le ostilità – fra arabi e subsahariani, fra maghrebini e siriani, musulmani d’Asia e quelli del Corno d’Africa, lamenta Knoll per il quale neppure l’Union des organisations islamiques de France è particolarmente rappresentativa. Daniell ricorda la sgradevole sensazione seguita ai proclami antisemiti pronunciati in arabo dall’imam Mohammed Tataï della grande moschea di Tolosa, prima difesi e poi condannati da altri imam attivi in Francia.
Scontato invece l’appoggio delle organizzazioni ebraiche francesi, con il presidente del Concistoro centrale, Joël Mergui, fra i padrini annunciati dell’associazione. “Noi siamo alla ricerca di volti noti che aiutino la ‘Mireille Knoll’ ad affermarsi”. Un segnale positivo è arrivato dal produttore dello champagne Taittinger che ha insignito i fratelli Knoll del titolo di “cavalieri della riconciliazione”. Ma è dalla politica che l’associazione deve essere legittimata. Una strada impervia per chi come Knoll afferma apertamente che i maggiori pericoli per gli ebrei “arrivano da una minoranza musulmana; una racaille minoritaria capace però di influenzare anche il francese medio e di far credere a tutti, musulmani o meno, che gli ebrei sono tutti ricchi e cattivi. Mia madre non possedeva nulla”. Lo scopo dei fratelli Knoll è interrompere la catena di una comunicazione perversa e pervasiva che ha trasformato le comunità ebraiche in obiettivi da colpire. Daniel Knoll si astiene dai commenti di carattere politico e anzi segnala di aver ricevuto il sostegno di parlamentari da ogni schieramento. Non ci vuole molto per capire però che la strada politica dell’associazione non sarà facile: è una difficoltà comune a tanto ebraismo europeo, maltrattato da una sinistra – non fa differenza se post comunista o corbyniana – incapace di mascherare un’ostilità quasi epidermica nei confronti di Israele e pronta a condannare chi esula dal politically correct (vedi alla voce Zemmour); e blandito da larga parte di una destra xenofoba le cui simpatie per la causa sionista servono a liberarsi da un passato oscuro, ora a sostenere aprioristicamente un paese minacciato dall’islam radicale. Due diverse chiusure che non servono alla causa dell’associazione “Mireille Knoll”.
Abituati alla tragedia