Sulla crisi del maschio francese, perduto tra #metoo ed emancipazione
Orsacchiotti di giorno e Rocco Siffredi di notte
Parigi. Gilles ha 52 anni, è comandante d’aereo, ha uno stipendio più che soddisfacente e non ha mai avuto complessi sul piano intimo, fino a quando non è arrivata Hélène, architetto affermato, elegante e disinvolta, sempre in tacchi alti, che rivendica senza tabù la sua sessualità. “Talvolta ho la sensazione di essere di essere soltanto un sex-toy”, dice Gilles. Come lui, Félix, agente immobiliare di 37 anni, che dice di sentirsi bloccato sessualmente da quando la sua compagna è stata promossa capo della pubblicità in un’importante agenzia di comunicazione. “Faccio fatica ad accettare che guadagni più di me. Ho l’impressione di non servire più a nulla, che da un momento all’altro possa sbattere la porta e andarsene”, confessa Félix. Arthur, attore di 28 anni, assicura di non avere problemi sul piano sessuale, ma per la sua compagna non è così. Per compiacerla, lei che lavora come giurista in un’ong, fa la spesa, passa l’aspirapolvere, aiuta il figlio Jules a farsi il bagno e si è pure specializzato nella preparazione di purè di carote 100 per cento bio. Ma nonostante l’impegno, Ariane si lamenta continuamente, e qualche giorno fa gli ha pure detto di essere stufa di andare a letto con un babysitter. “Sono rimasto sconvolto. Credevo di comportarmi come un ragazzo moderno”, dice sconsolato l’attore. Sono tre uomini agli antipodi sul piano lavorativo, ma tutti non riescono a dare una risposta a questa domanda: che cos’è oggi un uomo? Il settimanale Express, nel suo ultimo numero, racconta la crisi della mascolinità in Francia, i mille dubbi che attanagliano gli uomini d’oltralpe nell’èra post-Weinstein, le paure di non farcela e di non essere l’altezza di queste donne del Ventunesimo secolo. A non essere più di moda nella Parigi del #balancetonporc, è la virilità, l’idea di un maschio onnipotente, la sua “potenza”, come sottolinea l’Express.
A constatarlo in prima persona sono gli psicoterapeuti, che nei loro gabinetti vedono sfilare sempre più uomini smarriti. “Gli uomini sono completamente disorientati di fronte alle attese paradossali delle donne. Perché vogliono tutto e il suo contrario. Vogliono che gli uomini le ricoprano di carezze sussurrando loro parole dolci, ma anche essere sbattute contro un muro per essere scopate selvaggiamente. Devono dar prova di dolcezza e di un po’ di aggressività. Essere all’ascolto senza perdere la loro autorità. Essere degli orsacchiotti di giorno e Rocco Siffredi di notte. E’ troppo per loro”, analizza Alain Héril, psicoterapeuta che lavora nella periferia parigina. Il giornalista Ismaël Khelifa ha da poco pubblicato un libro, “Mâles d’hier, hommes d’aujourd’hui, les confidences du pénis” (Le Seuil), nel quale ha interrogato i francesi medi sulla nozione di “virilità”, chiedendo loro di fornire qualche esempio di “personalità virili”. C’è chi cita Jean Gabin, chi Lino Ventura, chi invece Gérard Depardieu, ma tutti indistintamente dicono di non riconoscersi in questo modello di uomini. Sicuri, allora, che il sesso debole sia ancora quelle femminile? Per molti, in Francia, il colpo di grazia al sesso maschile è stato dato dalla nuova legge sulle “violenze sessiste e sessuali” promossa dalla ministra per le Pari opportunità Marlène Schiappa. Una legge che introduce il fumoso reato di “oltraggio sessista” secondo cui potrebbe bastare un fischio per strada o uno sguardo troppo insistente verso una ragazza per essere puniti con multe dai 90 ai 750 euro. “E’ la fine della seduzione”, si lamentano gli oppositori. L’aggressività di questo neofemminismo ha definitivamente fatto saltare le dighe del modello patriarcale in Francia. Lo scrive l’Obs chiedendosi in copertina cosa si prova a “essere un uomo” dopo il #metoo e lo scandalo Weinstein. Il settimanale della gauche sostiene che gli uomini, mentre le donne denunciavano aggressioni e abusi di potere, sono rimasti rumorosamente silenziosi, ma che la crisi identitaria del maschio potrebbe provocare entro poco “una vera propria presa di coscienza”, in grado di ristabilire “l’equilibrio tra i generi”. Per molti, tuttavia, la campagna #metoo ha soltanto peggiorato le cose e creato un clima di terrore, individuando nel maschio occidentale il colpevole di tutti i mali, senza risolvere alcunché. Forse l’intellettuale conservatrice Laetitia Strauch-Bonart esagera quando dice che “gli uomini sono obsoleti” – titolo del suo ultimo pamphlet –, ma la crisi del maschio eterosessuale francese, questo è certo, non è mai stata così acuta.