Stories dal matrimonio #Ferragnez
Celebrities, influencer, fashion blogger, youtuber, deliri, soldi, popolo e bolle. Pazzo reportage a quattro mani da Noto per le nozze dell’anno. Perché l’Italia di Fedez e Ferragni finirà ad Harvard con un filtro speciale. Fenomenologia di un brand e di una nuova élite italiana
Siamo infine giunti qui, imbarcati a Fiumicino e atterrati in questa terra aspra e generosa, nella “splendida cornice” del barocco siciliano, come scrivono i professionisti del ramo “wedding”, inseguendo il fil rouge e la punta dell’iceberg di questa lunga estate sovranista che, come ogni grande romanzo, doveva chiudersi con un matrimonio. L’estate italiana dei ponti di Genova, dei selfie ai funerali, degli arancini per i migranti della Diciotti finisce con un altro sbarco in Sicilia: celebrities, influencer, fashion blogger, youtuber che accorrono al matrimonio di Chiara Ferragni e Fedez, il matrimonio dei Ferragnez. Com’è noto, a Noto, per tre giorni di festeggiamenti.
E’ un matrimonio disintermediatore: a pupone già nato. I giornalisti non sono ammessi: sono superflui
MM: “Piangerò per la mia Chiarotta all’altare” dice la mamma della Ferragni e artefice di tutto, Marina Di Guardo (“Noto”, “guardo”, era un po’ tutto già scritto, forse). Ma ‘sto altare non c’è, perché il matrimonio non è religioso. Civile. Manco in comune, ma in una tenuta di campagna. E’ un matrimonio non riparatore, come si sarebbe detto una volta, ma disintermediatore: a pupone già nato, i giornalisti non sono ammessi, ma non per cattiveria: sono proprio superflui, essendo tutto visibile nelle migliaia di stories fatte da invitati e organizzatori. Le location son note a tutti, non ci sono segreti. Tutto è cambiomerce e sponsor, tutto visibile e fruibile coerentemente con la ragione sociale della sposa, che ha tagliato fuori giornali e magazine: se le grandi firme spendono meno a fare indossare e legittimare a lei gli abitucci invece che fare campagne su Vogue, perché poi lei dovrebbe dare l’esclusiva delle sue nozze a Oggi o Gente? Lei, influencer più fondamentale del pianeta, controlla tutta la filiera, con rara coerenza. A Noto ha iniziato anche a fare le riprese del documentario su se stessa, che poi venderà al miglior offerente, eliminando registi e case di produzione. Mica male no?
AM: Sì però se c’era una cosa bella di questo paese erano i matrimoni in chiesa, almeno fino a che non crollano i tetti, come a Roma. Te lo ricordi quello di Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker? Cinquecento invitati a Bracciano (Castello Odescalchi), Tina Turner che canta un gospel all’ingresso, Massimo Lopez che legge passi della Bibbia, Eros vestito come Willy Wonka, Michelle bellissima in bianco, col velo, il menù “gnocchetti” e risotto “gamberi e rucola”, simbolo supremo degli anni Novanta; Don Mirko che fa una lunga omelia citando Simone De Beauvoir, una lettera di San Paolo ai romani, Jacques Prévert e ovviamente i testi di Eros, e dice “cercate di rimanere sempre fidanzati, anche nel matrimonio, e che la vostra musica sia sempre ad alta fedeltà”, e giù lacrime. Poi via per le Barbuda Island. Fu un matrimonio bellissimo, fu lì che finirono i nostri anni Novanta (poi si sa, Michelle s’invaghì dei satanisti, Eros le disse “scegli: o me o la setta”, lei scelse la setta, lui chiese il divorzio). Bellissimo anche il matrimonio dei re di Roma e visconti di Sabaudia, Totti e Ilary, invitati anche dai Ferragnez. Anche lì in chiesa. Scalinata del Campidoglio e folla adorante che acclamava il pupone. Era il 2006. Fu trasmesso in diretta tv. Oggi con il Ferragnez wedding diciamo addio alla tv, e siamo tutti chini sullo smartphone aspettando che si illumini il tondino delle stories. La lettura del paese si fa coi funerali e i matrimoni.
L'illustrazione di Makkox per Il Foglio
MM: Il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, è invece assente, oggi: forse ci teneva tanto a celebrare questo matrimonio, e dunque si è dato come chi non è invitato ai party giusti. Al Vescovado non risponde nessuno, Sua Eccellenza non è in casa, Sua eccellenza, dicono, è a Siracusa per la celebrazione del sessantacinquesimo anniversario della Lacrimazione. Però Sua Eccellenza in persona risponde prontamente alle e-mail. “Non vorrei parlare di questo argomento”, ci scrive. “Però sono pronto sulla questione migranti, se serve”. Intanto la nave Diciotti è partita, e per il momento non serve. Ma agli sposi oggi viene consegnato comunque il rap che il vescovo ha composto appositamente per loro.
Con il Ferragnez wedding diciamo addio alla tv, tutti chini sullo smartphone aspettando che si illumini il tondino delle stories
AM: Si intitola “La parola della bellezza” è un rap free-style contro il nichilismo di Dostoevskij e i pericoli dei selfie (“ricorda che la bellezza ha annegato Narciso / rischi molto perciò se tu specchi troppo il viso”) ma rientra nel più vasto programma di evangelizzazione popolare, anzi di “Pop-Theology”, titolo del libro appena pubblicato, manifesto di una “teologia incarnata, più vicina alle nuove generazioni”, come egli stesso la definisce richiamandosi a Nek (“siamo fatti per amare”) e Renato Zero (“Gesù non ti somigliamo più”). Agli sposi viene anche consegnata, dal sindaco, un’opera su Noto del professore tedesco Paul Hofer. S’intitola “Noto, Idealstadt und Stadtraum im sizilianischen”, “Noto come città ideale e spazio urbano nel Diciottesimo secolo siciliano”. Aspetto un selfie di Fedez che la legge sul divano a torso nudo.
Le nozze del marchio Ferragnez. Questo è il paese che nel 2018 non capisce che lavoro fa Chiara Ferragni e invece di affidarle tutta Alitalia fa un’interrogazione parlamentare sul volo brandizzato per il matrimonio
L’aereo decolla da Linate, con Fedez e i suoi ospiti diretti verso Catania. E’ un volo dedicato Alitalia, con la scritta Ferragnez sui poggiatesta, sui video dell’aeroporto milanese, sulle passerelle di imbarco. Una spilletta tonda è il badge che consentirà poi l’accesso alla zona rossa di Noto
MM: Torso nudo anche a palazzo Nicolaci, sede del party della vigilia. Sono nozze popolari, poco aristocratiche, vietato mettere in mezzo Tancredi e Angelica. Si canta e si balla (a partire dall’aereo, poi coi discorsi dei papà e gli invitati ubriachi sui tavoli). Non ci sono invitati stranieri, son tutti italiani, tutto molto Valtur, e non ci sono celebrities a pagamento come in molte altre feste; Giusy Ferreri canta mezza canzone, poi va avanti il dj Benny Benassi (canzoni di Gloria Gaynor, musica commercialona). Ma parliamo dell’Air Force Ferragnez: decolla da Linate, con Fedez e i suoi ospiti diretti verso Catania. E’ un volo dedicato Alitalia, con la scritta Ferragnez che campeggia sui poggiatesta, sui video dell’aeroporto milanese, sulle passerelle di imbarco. La mamma di Fedez saluta vestita da hostess ma tipo Queen Elizabeth che parte alla morte di Giorgio VI verso l’incoronazione, col gesto della lampadina immaginaria. A bordo, scatolette di M&Ms e acqua e salviette personalizzate; tutto acquisterà grande valore col tempo, soprattutto inestimabile la spilletta tonda con la scritta Ferragnez che “siete pregati di usare tutto il tempo”, perché è il badge che consentirà poi l’accesso alla zona rossa di Noto, quella transennata al pubblico in cui sono concentrati gli ospiti vip. Il marchio Ferragnez, prima d’ora informale, probabilmente da adesso in poi verrà usato per farne altri denari (già le camicie e gli occhiali di Diesel per la cerimonia con The Ferragnez). L’operazione Alitalia presumibilmente è un cambio merci, lei scrive che Fedez viene gentilmente “supplied” by la compagnia di bandiera, che francamente sembra beneficiare molto da questo cambio. Anzi, dovrebbero fare una rotta nuova di zecca Crema-Noto per un turismo molto gay e internazionale, tra Guadagnino e Ferragni. Sai che indotti per le pro loco. Invece puntuale arrivano le lamentele e le proteste e le interrogazioni parlamentari.
AM: Questo è il paese che nel 2018 non capisce che lavoro fa Chiara Ferragni e invece di affidarle direttamente tutta Alitalia fa un’interrogazione parlamentare sul volo brandizzato per il matrimonio (Michele Anzaldi del Pd interroga, Luigi Di Maio per il Mise si accoda); il paese in cui se per caso dici: “Ma tu te li immagini gli americani che si incazzano perché Frank Sinatra si fa personalizzare un 747 della Pan-Am per andarsi a sposare?” magari ti rispondono “ma che, vuoi mettere Frank Sinatra con la Ferragni, quello era un artista”, e allora fatevi brandizzare da Scamarcio o Rohrwacher e poi fallite. Perché senza neanche parlare di tutti gli altri marchi coinvolti, già per il product placement della compagnia “di bandiera” (che parte dalle nuove divise di Alberta Ferretti, dalla felpa indossata da Ferragni alla presentazione) questo matrimonio andrebbe studiato come modello esemplare di business, e d’altronde lei è già “case study” alla Harvard Business School.
MM: Vabbè ma a Harvard ormai vanno tutti, anche Di Maio l’anno scorso.
AM: Sì, ma non si è capito a che titolo e sin qui ha fatturato un po’ meno di Ferragni. Però magari lo vedremo entrare con Toninelli nell’Air Force Ferragnez per ispezionarlo in diretta Facebook, come con l’aereo di Renzi, e relativo video da mandare ai posteri su Rousseau.
MM: Però che differenza di montaggio e di fotografia. Il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, che sposerà la coppia, ci dice: “Mi sembra una polemica senza senso questa sull’Alitalia, è un accordo commerciale, una polemica che non serve a niente”. Che poi quando l’aereo speciale l’ha preso la Pausini presentando un disco in volo andava bene. Ma lei forse capiscono che lavoro fa.
AM: Alitalia solo musica italiana.
MM: Ma intanto arriviamo a Noto. Atterrati all’aeroporto di Catania Fontanarossa, con un Ryanair non personalizzato “masneriz”, passiamo subito accanto al porto per vedere se la nave Diciotti è ancora lì, ma dopo aver girato un po’ un pescatore ci dice che è partita due giorni fa. Centosettanta migranti sulla Diciotti, centocinquanta invitati dai Ferragnez, funzionava. Con sovrapposizioni anche di invitati, magari. Con catering di arancini a chilometri zero. Uno sketch da Nuovi nuovi mostri. “Che fai a fine agosto? Mah, due giorni davanti alla Diciotti, poi le nozze Ferragnez”. “Era lì, se n’è andata”, ci dice il pescatore.
Proseguiamo per Noto, e arriviamo nella controra bollente. Il paese è transennato dalle sedici, ce lo dice anche il nostro Airbnb, “venite prima sennò non potete più parcheggiare”. Il caldo è insopportabile, la luce accecante, ma Noto è ancora piena di turisti, tanti turisti che si mischiano con le folle del royal wedding. Auto della polizia, polizia urbana, carabinieri, protezione civile presidiano via Nicolaci dove sorge l’omonimo palazzo, e dove si tiene la cena-party di venerdì sera che inaugura le nozze Ferragnez. E’ una traversa del corso Vittorio Emanuele, tutta ripida, che sale su in alto, blindata tipo zona rossa di Genova. La via, lunga 122 metri e larga 7, è la via dell’Infiorata, e viene ricoperta di fiori l’ultima domenica di maggio. Oggi quattro ragazzi con uniforme (gruppo “Petali d’arte di Noto”) stanno sistemando un enorme medaglione di garofani bianchi e fucsia con la scritta anzi il brand Ferragnez. La folla si accalca contro le transenne. Un poliziotto molto gentile spiega: “Questo è un ottimo punto per vedere il red carpet”. Una signora molto agitata: ma è aperta la mostra di Frida Kahlo? Sì signora, ma è nell’altro palazzo, non qui (turismo riflessivo). Poi arriva una signorina un po’ abbronzata e scocciata, “scusate siamo invitati, dobbiamo tornare all’hotel”, la folla all’inizio non ci crede molto perché lei ha un look molto local, e poi non ha il badge, la spilletta dei Ferragnez. Improvvisamente le ali di folla si aprono, sulla fiducia, poi un fotografo: “Prego Gilda, da quella parte!”. E tutti: “Gilda! Gilda!”. Ma chi è? “Gilda Ambrosio!”. Googliamo: ex fidanzata di De Martino ma fondamentale instagrammer napoletana, ha aperto una sua linea di vestiario che si chiama “Attico”. E’ una Ferragni partenopea (anche nel look, assai abbronzato e più in carne, più Kardashian). Solo 376 mila followers ma una delle 30 influencer più potenti del mondo secondo Forbes. Un ragazzino biondo ossigenato: “Frega un cazzo, io son qui solo per Totti” (ma Totti non arriva).
La folla si accalca contro le transenne. Un poliziotto molto gentile spiega: “Questo è un ottimo punto per vedere il red carpet”. Improvvisamente le ali di folla si aprono, poi un fotografo: “Prego Gilda, da quella parte!”. Ma chi è? “Gilda Ambrosio!”, fondamentale instagrammer napoletana
AM: Sul corso, al caffè Cassaro, una folla strizzata contro la vetrina. Chi c’è? “Luis con Giusy Ferreri”. Scusi, non abbiamo capito, chi con Giusy Ferreri? Il pubblico, età media quattordici anni, si impietosisce, un giovane fan ci dice: “Luis Sal!”, è uno youtuber, sa cos’è youtuber?”, ci spiegano, tipo anziani rincoglioniti.
MM: In una perfetta sincronia, il red carpet è proprio in faccia al caffè Sicilia, il bar italiano ormai più importante del mondo dopo che Chef’s Table, massimo programma culinario di Netflix, ha narrato le gesta del suo proprietario, Corrado Assenza, in una storia di redenzione italiana meridionale potente almeno quanto quella di Elena Ferrante. Bar di antiche generazioni, lui si era trasferito a Bologna, in continente, ma poi il locale rischiava di andare perso e ha sentito il richiamo della tradizione di famiglia, dunque ritorno, rinnovamento nel segno degli ingredienti naturali, chilometri zero, filiera corta, eccetera. “Il bene che ha fatto il caffè Sicilia a tutta la Sicilia, e non solo alla Sicilia, all’Italia, è incredibile”, ha detto forse esagerando lo chef tristellato Massimiliano Alajmo. Dopo che abbiamo faticosamente guadagnato un posto al tavolino del rilancio siciliano, chiediamo a un cameriere se il grattacheccaro-star è parlabile. Lui dice che il titolare “sta elaborando”, chiede se abbiamo un appuntamento. Assaggiamo nel frattempo una degustazione di granite (cappuccino, caffè, mandorla di Noto).
Entrano ed escono paese reale, élite, colletti delle polo rialzati, influencer milanesi e cougar catanesi. Le antiche origini siciliane della mamma e il barocco che ha lasciato “senza fiato” Chiara. Tutti fotografano tutti. Basta essere vestito strano per essere guardato e fotografato. Poi arriva il papà, il signor Marco Ferragni
AM: Nel frattempo entrano ed escono paese reale, élite, colletti delle polo rialzati, borselli, pochette, influencer milanesi e cougar catanesi; esce anche Bebe Vio, e un’invitata in particolare molto elegante con grandi chemisier lunghissimi, molto “french riviera”, molto “To catch a thief” accompagnata da due ragazzi eleganti, uno in bianco, tutto in lino, con dei pantaloni a vita altissima, subito da noi rinominati “sua grazia” e “il torero”.
MM: Sua grazia e il torero li avvistiamo varie volte, vanno e vengono, entrano ed escono dalla zona rossa, il torero filma gli altri due. Nel frattempo un signore con aria pazzerella si siede al nostro tavolo, con due grandi borse della spesa. Dopo mezz’ora il grattacheccaro-star arriva, è simpatico e modesto e sporco di granita.
AM: “Sono partito da Noto vent’anni fa”, dice Corrado Assenza, “e quando sono tornato la prima cosa che mi è rimasta impressa è la luce; non era la luce di quando era partito, poi ho capito: prima gli intonaci delle chiese, delle scalinate, dei palazzi, erano tutti neri, ammuffiti, il colore dominante era il grigio, ora è tutto bianco”. E questo bianco cambia la luce. Un bianco dépliant, un bianco borbonico-messicano che al tramonto diventa arancione e proietta Noto nell’empireo dell’Instagram #nofilter. Dunque i Ferragnez sono qui per le antiche origini siciliane della mamma, come da mesi riportano tutti i giornali, sono qui perché il barocco ha lasciato “senza fiato” Chiara, sono qui forse per togliere il copyright a Dolce & Gabbana (anche se loro spadroneggiano su Palermo), ma soprattutto sono qui perché a Noto ogni cosa è instagrammabile. Certo, ormai c’è la moda delle nozze in Italia, Tom Cruise, George Clooney, ma quella c’era già all’epoca di Tyrone Power e Linda Christian; oggi però siamo in cima alla lista delle mete scelte per il matrimonio: città d’arte, vigneti, laghi lombardi, masserie del Salento, costiera amalfitana; gli esperti non hanno dubbi: l’ultimo trend è la Sicilia, c’è anche una start-up “Loviù - Getting married in Sicily” (lo dice il primo numero del mensile “I love wedding”, che compriamo in edicola appena arrivati).
MM: C’è anche un bellissimo pezzo su “Sua maestà il pizzo”, riferito agli abiti, ma che letto qui in Sicilia fa un po’ strano.
AM: Ma la Sicilia, c’è scritto, è stata scelta anche da Kathryn Blair, figlia di Tony. La terza via riparte qui. Magari ci facciamo la prossima Leopolda.
La tenuta dove si è fatta la festa, un’antica masseria padronale, la “Donnafugata” di questa storia, è riletta però dai designer milanesi e cosparsa di futon intorno alla piscina d’acqua salata; uno strano misto di California e Sicilia, attrezzata anche
con una giostra per l’occasione
MM: Francesco Vezzoli, il sublime artista, invitato, stamattina mi ha appena detto che l’Italia è il paese più instagrammabile del mondo. E la Sicilia dovrebbe brevettare questo filtro Noto, questo arancio-splendida cornice è meglio di quello di “Call me by your name”, non serve neanche il direttore della fotografia tailandese.
AM: Sì però qui ci vuole il sicilianologo, qualcuno che ci spieghi, senza farci passare dalle cartoline di Montalbano, dai profumi, gli agrumi, la terra aspra e generosa, e ci faccia capire “perché Noto”; allora sentiamo Ottavio Cappellani, scrittore catanese, drammaturgo, sceneggiatore, che sta preparando un pamphlet, “La Sicilia spiegata agli esquimesi”, l’unico popolo, dice, che forse può “capire davvero la Sicilia”. Un capitolo del suo formidabile “Sicilian Tragedi” si intitola, “come il ballo del ‘Gattopardo’, però più moderno”; il romanzo è del 2006, ma siamo in pieno party Ferragnez nella Dimora delle balze (la tenuta dove si è fatta la festa, un’antica masseria padronale, la “Donnafugata” di questa storia, riletta però dai designer milanesi e cosparsa di futon intorno alla piscina d’acqua salata; è quindi uno strano misto di California e Sicilia, attrezzata anche con una giostra per l’occasione, per richiamare da vicino il “Coachella Festival”, l’evento più hippie e bio-chic che c’è in giro); “L’idea dei Ferragnez di unire il Coachella e il barocco”; dice Cappellani,” è degna delle amministrazioni della Val di Noto, dell’idea di cultura e di ‘celebrazione memorabile’ che hanno i siciliani contemporanei”; e in effetti vengono in mente le pagine di “Sicilian Tragedi” con le sfilate di Miss Etnica e gli Shakespeare in dialetto e i rave coi dj più famosi di “Radio Antenna Iblea” tutti insieme nell’anfiteatro di San Giovanni La Punta, “anello di congiunzione tra la cultura greca e l’abusivismo in cemento armato”, per celebrare la villeggiatura, l’aristocrazia, il teatro, l’eno-gastronomia. Insistiamo sulla coincidenza simbolica, politica, culturale che viene fuori a mettere insieme il matrimonio dei Ferragnez e il Festival di Venezia di questi giorni: “Da una parte si celebra l’immagine in movimento, di qua a Noto l’immagine fissa, non la fotografia, che è un’altra cosa, ma questo nuovo modello di consumo di immagini fatte apposta per non durare, per essere viste e sparire subito, due mondi distanti, forse opposti”. In effetti i video caricati da Chiara Ferragni sul canale Igtv (la televisione di Instagram) fanno invecchiare di colpo tutti i “nuovi orizzonti” e i “certain regard” dei festival cinematografici. Ma i giornalisti stanno tutti a Venezia, qui si fa gossip, ovvio. Però hanno fatto girare l’economia italiana più le stories dei Ferragnez in questo fine settimana che il Festival di Venezia negli ultimi trent’anni. Ora al Lido tutti ai piedi di Lady Gaga perché adesso c’ha la cornice della Biennale, ’a legittimazione culturale; poi quando presentano il documentario sulla Ferragni al “Sundance” ci arrivano anche qui; nel frattempo le nostre élite culturali non si capacitano: ma come fa questa Chiara Ferragni a essere miliardaria “senza fare niente”? Come mai le strade di Noto sono strapiene di gente che neanche all’infiorata o alla processione di San Corrado o della Madonna del Carmine solo per strappare un selfie con un lontano cugino di Cremona invitato al matrimonio? E’ come se Daniel Boorstin dovesse ancora spiegarci l’assioma del suo “The Image. A guide to pseudo-events in America”, ovvero “a celebrity is a person who is known for his well-knownness”, anche se sono passati settant’anni, ma, si sa, ci sono altre “urgenze”, altri “discorzi”, che fai, ce stanno i migranti che non possono scendere dalla nave e tu vai al matrimonio?
MM: ’Sti Ferragnez son proprio divisivi. Nella mia bolla mi arrivano messaggi tutti di due categorie: il “perché lo fai” (con disprezzo, sincera incomprensione, che ci fai lì? (generalmente sono vecchi, cioè coetanei) oppure gli invidiosissimi (i figli degli amici, ormai). Tutti hanno comunque un’idea forte. E davvero verrebbe voglia di dirgli: ma se vi andava tanto di venire, bastava fare la famosa gita a Noto… cinquanta euro, con Ryanair, appunto. Anche con un comodo Venezia-Catania, avendo curiosità dal Lido… Osservando anche sviluppi interessanti macro… Noto come grande filtro Instagram del paese… c’è anche la temperie Masterchef che qui ha colpito pesantemente: andiamo a pranzo in un ristorante di pesce tutto post-industrial design dove alla nostra domanda su come sono le verdure il cameriere risponde “biologiche” e la pasta “di antichi grani”. Il cameriere sottolinea molto l’antichità dei grani, e si capisce che quella sugli antichi grani è chiaramente la prossima battaglia culturale, anzi questione meridionale. Già quest’estate in Calabria siamo stati assaliti da dei puristi dei grani antichi meridionali secondo cui la Senatore Cappelli, una qualità di grano prima di nicchia e oggi molto diffusa, sarebbe il male assoluto, causando una specie di olocausto dei grani precedenti (fino a qualche anno fa questa Senatore Cappelli era considerata appunto il top ma oggi è già surclassata. C’è sempre un grano più antico di te). In generale comunque Noto ha prezzi da Portofino: un piatto di pasta, per quanto antica, 22 euro. Un caffè, uno e ottanta.
AM: Dopo questo royal wedding li alzeranno ulteriormente. Si capisce che il filtro Noto fa contenti tutti.
MM: Belli anche i cortocircuiti da Pitti o fashion week. Tutti fotografano tutti. Basta essere vestito strano per essere guardato e fotografato. I più ricercati milanesi e i più zarri locali alla fine sono indistinguibili.
AM: “Mery per sempre” a Corso Como, l’abbraccio tra il bosco verticale e i deliri rococò, il barocco, la caponata, il sushi; nel pedalino bianco da tennis ostentato sotto gli shorts scompaiono le divisioni di classe e di gusto, come nel “Gattopardo”, quando si vede svanire quella distanza che separava gli avi di Don Fabrizio, Il Principe, dai Sedàra.
MM: Chi sarà per esempio questo giovanotto con pantaloni da basket arancio, occhiali pure arancio, cappellino americano? Un fondamentale stylist Area C o un bibitaro di Canicattì? Basta poi solo un accento milanese o anche solo lombardo per essere circondati da telecamere. “Lei è invitato?” ci chiede una tv locale. Invece le ragazzine più avvedute dei cronisti vanno a colpo sicuro. Mentre parliamo con un nostro amico invitato, ragazzine si buttano su di lui: “Silvio! Silvio! Facciamoci un selfie, prima uno, poi un’altra, “Silvio sei bellissimo”, e noi si ignorava che questo Silvio fosse una star. “Allora non hai capito come funziona”, ci dice lui un po’ rassegnato; il fatto è che lui comparendo qualche volta nelle stories della Ferragni, è stato equiparato, inglobato, in una sua celebrità di riporto, è celebre anche lui e quindi degnissimamente instagrammabile. Fanno un po’ paura però i bambini. Ce n’è una che sembra la ragazzina dello “Scopone scientifico”, e che dopo avergli detto che è bellissimo ed essersi selfata varie volte, con sguardo imbronciato, comincia a guardargli la spilletta che porta, la spilletta-badge dei Ferragnez. “Bellaaa”, dice, poi la tocca, e quasi gliela strappa, poi gli dice (avrà dieci anni) con aria tentativamente seduttiva “si può regalare?”. Al gentile diniego scappa via.
A un certo punto mentre siamo seduti si levano degli urli e anche il nostro ospite salta su! C’è il papà, è il papà della Ferragni, il signor Marco Ferragni, che davanti alla chiesa di San Carlo lì accanto sta disponibile a farsi selfare con tutti, sorride, risponde alle domande idiote dei tg, e alle nostre. Avrebbe mai pensato che sua figlia facesse l’influencer, gli chiedono. “Veramente non esisteva questa professione quando Chiara era piccola”, dice mostrando gentilezza d’animo e bei denti, infatti fa il dentista. Posa con tutti, e arriva il nostro ospite che gli dice che ha portato queste due borse di regali per Chiara e Federico e se può darglieli lui personalmente, glieli apre davanti mentre le telecamere frugano nella sua borsa (a me viene per un attimo la paura che ci sia tipo una bomba o dell’antrace, e che se fossi un terrorista questo sarebbe un momento perfetto).
Siamo venuti qui convinti che fosse il matrimonio “della” Ferragni, invece da quando siamo scesi a Catania è “il matrimonio di Fedez”. Eppure lei ha fatto l’addio al nubilato a Ibiza, lui stava a casa col pupo e il cane. Lei guadagna tanto di più di lui, lei è internazionale, lui non arriva a Chiasso
Intanto sono passate le sei, e la folla cresce. Tanti si arrampicano sul campanile di San Carlo con una scala strettissima elicoidale da attacco di panico, ma c’è una vista perfetta sulla zona rossa: dunque in tanti paghiamo volentieri il biglietto da due euro per arrampicarci fin sopra: c’è una prima e una seconda terrazza. Molte famiglie sopra, soprattutto locali. Si sdoppiano. “Gabriele! Non sporgerti a mamma!”, urla una mamma. “Mammà! Fai un video”, dice la ragazzina strappa-spilletta che avevamo visto sotto poco fa, la ritroviamo lì sopra. Sopra, sul cornicione, la mamma non la ascolta e smanetta sul suo smartphone. Nel frattempo Noto sta assumendo finalmente il suo filtro, bello sovraesposto arancio. Infatti gli sposi arrivano dopo un po’: ma prima sfilano delle Bmw (product placement) con dei fondamentali invitati: scende una bionda e la folla ulula, senza capire bene chi sia si scopre che poi è una delle numerose Ferragni, la sorella Valentina, quasi identica, cui vengono demandati gli scarti alimentari della vasta filiera ferragnesca (occhi azzurri, nata nel 1992, ha solo due milioni di follower, laureata in Cattolica in “linguaggi dei media”, ha collaborazioni con marchi importanti, da Pomellato a Guess, passando per Levi’s e Dior). Era a bordo dell’air Ferragnez insieme a Fedez, ha un fidanzato simil-fedez, infatti dall’alto tutti la confondiamo (“Ma cu minchia fai a saperlo, che so tutte bionde!”, dice un signore col marsupio). Alle 19.49 una signora ha un coccolone e viene barellata con quei teli sberluccicanti tipo uovo di Pasqua del pronto soccorso dei telefilm; nel frattempo Valentina Ferragni ha guadagnato il balcone del palazzo e inizia a scattare foto e stories del palazzo di fronte cioè a noi, e saluta, tipo “che carini”.
MM: E poi stiamo lì, e nel nostro paese reale arrivano dei van neri. “Pure cu furgoni arrivarono!”, dice una canottiera. “Ecco Perez!” dice una signora, forse intendendo Fedez, ma non è lui. Sul red carpet passano anche sconosciuti, saranno i parenti Ferragni o Lucia. “Questa la spesa sta portando!”, perché lei ha una tote bag enorme. Sul nostro terrazzo una selva di colletti alzati e canottiere friniscono nel vento della sera.
AM: “Fateli scendere! fateli scende’ subito!”, come dalla Diciotti, sguainando anche qui l’arancino/a, non ho mai capito.
MM: Stai attento. Lo sai che Ferragni è stata molto criticata per aver detto “arancini” al maschile, quest’estate. E’ intervenuta anche la Crusca. Ma poi sarà questione di gender. Noi siamo venuti qui convinti che fosse il matrimonio “della” Ferragni, invece da quando siamo scesi a Catania è “il matrimonio di Fedez”. Tutti. Merlo maschio. Arancino maschio.
AM: Invece i Ferragnez hanno lo stesso schema, se vuoi, di Kim Kardashian e Kanye West: superdonne piene di sorelle che diventano miliardarie e sposano un cretinetti (a proposito cosa aspetta Valsecchi a chiamarci per scrivere “Keeping up with the Ferragnez” distribuito solo su Netflix). Lei ha fatto l’addio al nubilato a Ibiza, lui stava a casa col pupo e il cane. Lei guadagna tanto di più di lui, lei è internazionale, lui non arriva a Chiasso. Insomma tra una Murgia e l’altra le femministe potrebbero anche trovare spazio per Chiara Ferragni, ma si sa come vanno queste cose qui (moda, frivolezze, imprenditoria, invece di “impegno”, “scrittura”, “territorio”); così fuori luogo, signora mia, questo matrimonio, con tutto quel che succede in Italia oggi, con la gente che non arriva a fine mese, che non arriva neanche a poche decine di follower.
generazione ansiosa