Jimmy Bennett durante la sua intervista a “Non è l'arena" di Giletti

Ora le molestie sessuali sono materiale da tv del dolore. Roba da farci rimpiangere gli hashtag

Simonetta Sciandivasci

Jimmy Bennett ospite a “Non è l’arena” di Giletti ha dimostrato che il mondo salvato dai ragazzini sarebbe un disastro (e un po’ lo è già). Adulti, sveglia!

Roma. Il mondo salvato dai ragazzini è un’orripilante prospettiva, ma ormai ci siamo quasi e chissà cosa sarà che dovremo cercare. E’ pur vero che non tutti i signorini vengono per nuocere. Il Bennett attore, musicista e “accusatore di Asia Argento”, per esempio, ha fatto di Marco Travaglio un ferreo garantista e pure uno splendido liberale libertario del sesso. Direte: ma Bennett ha 22 anni, non è mica un adolescente! Errore, adesso è tutto spostato, i sessanta sono i nuovi “non c’è un’età giusta per fare le cose”, i quaranta sono i nuovi venti, i venti sono i nuovi cinque, eccetera. Travaglio sta con Asia: lo ha scritto e lo ha ribadito domenica sera, a “Non è l’Arena” (La7), poco dopo l’intervista di Giletti a Jimmy Bennett, ivi presentatosi – in lautamente ricompensata “anteprima mondiale”! – con tanto di avvocato vestito peggio di un animatore di matrimoni, per raccontare agli italiani come sia stato violentato da Asia quando aveva 17 anni (e lei 37, era il 2013) e, da allora, irrimediabilmente traumatizzato, bloccato nel lavoro al punto da vedersi costretto a richiedere tre milioni e mezzo di euro di risarcimento (è stato negli anni del post stupro che ha deciso di diventare cantante, da che era attore: questo dovrebbe darci la misura del trauma).

 

  

I momenti che, nella lunga intervista, segnalano l’avvento dell’adolescenza al potere (per incondizionata resa del mondo adulto – ammesso che ne esista ancora uno – a porsi come guida verso la ragionevolezza) e pure il talento degli adolescenti per la televisione del dolore (hai voglia noi a consolarci con il fatto che la tv spazzatura la guardano solo i vecchi, mentre i giovani s’elevano con Netflix) sono stati diversi. Uno. Giletti che, tra un “Me lo dica dopo la pubblicità, just cinque secondi” e un “I must fay il giornalista”, ha chiesto a Bennett come sia possibile che un uomo subisca violenza sessuale da una donna, intendendo (ma senza dirlo esplicitamente, sennò sai i guai che avrebbe passato con l’Agcom): come puoi dire d’essere stato violentato se avevi un’erezione? Il Bennett ha risposto da minorenne convinto che i bambini nascano sotto i cavoli, ovvero: basta con questa cultura che dice che le donne non possono stuprare un uomo (sintesi).

 

  

Due. Il Bennett che s’infastidisce tanto che gli viene quasi la voce acuta e riprende Giletti per aver osato proiettare sui led wall dello studio la faccia di Asia Argento perché : “Siamo qui per raccontare la mia storia!”. Il Bennett che, dopo aver lasciato dire al suo avvocato: “Quello che conta per noi è il risarcimento pecuniario”, spiega di aver deciso di denunciare ora Asia Argento essendosi reso conto di quanto sia difficile credere alla sua versione. Una difficoltà tutta culturale che richiede il suo intervento, il suo sacrificio.

 

Qualche giornale anglosassone ha accusato Giletti d’aver ridicolizzato Bennett (in studio il pubblico ha applaudito e riso fortissimo quando è stata mostrata una foto di Asia e Jimmy in cui sembrano molto felici e che, per stessa ammissione del ragazzo, è stata scattata dopo il presunto stupro – l’avvocato ha detto: “Che faccia dovrebbe avere una persona che ha appena subìto una violenza sessuale?” e nessuno in studio gli ha servito un dvd di Arancia Meccanica, purtroppo).

 

Capite? Non: il ragazzo straparla, il ragazzo è confuso, il ragazzo assomiglia parecchio a un ricattatore, però aspettiamo di vedere come andrà a finire il processo. No. “Bennett è stato ridicolizzato”, ha scritto il Daily Mail. Magari è dicendo loro sempre di sì, capisco il tuo dolore, capisco il tuo trauma, marciaci pure sopra, è giusto così, avere subìto la vita ti dà il diritto a distruggere quella altrui, ecco, magari è così che noi adulti crediamo di poter rimborsare gli adolescenti dal disastro nel quale li facciamo campare (a Londra il tasso dei suicidi adolescenziali è aumentato del 107 per cento in tre anni, per dire). Ora vanno le molestie e il modo confuso, urlato, pedestre in cui se n’è discusso, in questi mesi, deve aver fatto passare l’idea che siano diventate fonte di diritto. Pure Young Signorino, il rapper trapper che a giugno è diventato famoso dicendosi molte cose tra cui figlio del diavolo (e noi lì a scrivere editoriali sull’apocalisse) e poi è sparito, due giorni orsono s’è fatto intervistare su Noisey, poco prima di diffondere il suo nuovo pezzo. Dov’era finito? Ma naturalmente a disintossicarsi da un discografico che si era approfittato di lui. E mica potevamo aspettarci che reagisse semplicemente come ha reagito, cioè mollando il cattivo e rimettendosi a fare la musica che voleva fare, senza passare per un’intervista da tv del dolore – “ora ho una fidanzata”, “prima abusavo di farmaci e droghe, ora non lo rifarei”, “dare il cattivo esempio mi dispiace” – che però è stata trasmessa su un sito web e quindi sarà il caso di cominciare a parlare di internet del dolore. E di assumercene la colpa, completamente, come fanno gli adulti.