Il ministro Di Maio ci vuole tutti ubriachi e pensionati (con la cravatta in mano)
Gabbata la Fornero, il governo festeggia su Instagram
Roma. Nel collage che il ministro Di Maio ha condiviso su Instagram (come siamo ridotti) per annunciare al popolo (come siamo ridotti) che era fatta, “promessa mantenuta, superata la Fornero”, ci sono: Elsa Fornero, in bianco e nero, che piange; due agili sessantenni che sorridono e stazionano davanti a una bottiglia di vino rosso (lui si tiene la cravatta, lei guarda in basso); la scritta “Adesso a 62 anni puoi andare in pensione”. Nella didascalia, veniamo invitati a farlo sapere a tutti. Va bene, ministro: ci impegneremo nel passaparola. Faremo lo screenshot del suo profilo Instagram e mostreremo ai non muniti di social network (pare ne esistano) l’edificante immagine del futuro che lei ha in serbo per noialtri, popolo di santi bevitori: una pensione lunga un ventennio e passa (a esser pessimisti: sa che i centenari sono in aumento?), da trascorrere a bere vino rosso e sghignazzare insieme a un tizio che si regge la cravatta (ma perché si regge la cravatta, forse che ha paura di macchiarla? E perché ha paura di macchiarla, forse che non ha i soldi per farla smacchiare o comprarsene una nuova? E a proposito di soldi, tutto questo alcol, per un ventennio e passa, tutti i giorni, chi lo paga? Scusi, troppe domande, ma sa com’è).
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Pur lasciando i conti a chi sa contare, ministro (qua nessuno la pensa come Michela Murgia, secondo la quale gli scrittori debbono occuparsi solo di narrazioni e i politici solo di numeri), non serve particolare impegno per rendersi conto che in un paese che, per la prima volta da un secolo e passa, si ritrova composto più da sessantenni che da trentenni, mandare i lavoratori in pensione a 62 anni a bere vino, come indica il suo collage, significa fare dell’Italia un gigantesco reparto di epatologia. Sul serio vuole spedirci tutti a far festa? E quanto vuole che duri, questa festa? Quando si gabba lo santo? Ma lei lo sa che c’è gente che, in adolescenza, pur di non andare alle feste dei compagni di scuola, si fingeva malata? Ma non ha seguito lo scandalo Fedez, massacrato per aver celebrato il compleanno lanciando lattughe in un supermercato? Le sembriamo un paese capace di divertirsi? Ha sentito che secondo Michela Murgia dentro ogni italiano si nasconde un fascista? Le sembra il caso di dar da bere ogni giorno a quel fascista nascosto?
Dirà: l’alternativa è piangere, peraltro in bianco e nero. Volete piangere? Sì, ministro. Preferiamo, sa? Vogliamo piangere e struggerci e pentirci e provare e fallire e riprovare e fallire di nuovo e farci odiare: significherebbe far parte del pianeta, essere vivi, contribuire. La vita cominciava a quarant’anni in “Divorzio all’italiana” ed era il 1961: sempre lasciando i conti a chi sa contare, non ci vuole molto a dedurre che, adesso, la vita comincia più o meno quando lei vuole spedirci in pensione, ad avvinazzarci. Che idea balzana, questa sua e del suo governo, che i sessant’anni siano così invalidanti da poterli trascorrere solo a disoccuparsi e disinteressarsi di tutto meno che della propria cravatta. Non ha visto Mara Venier, domenica scorsa, da Fazio? Era reduce da influenza, quattro ore di diretta (“Domenica In”), un Roma-Milano, sveglia alle cinque, eppure stava là, un po’ provata ma attivissima, a farsi intervistare, peraltro, da un certo momento in poi, accanto al suo ex marito (Jerry Calà) che l’ha tradita in tutti i modi possibili. Ecco: non saremo un paese di Mara Venier, ma di carica vitale, di energia, di voglia di lavorare, fare, dire, spostarsi, spostare, rischiare, i sessantenni che lei vuole pensionare ne hanno forse più dei trentenni (le stiamo dicendo di pensionare i trentenni? No, certo che no, non sia sempre così creativo). Siamo un paese di Elsa Fornero, rottamarci abbindolandoci col free drink non le conviene.
Abituati alla tragedia