A cena con l'hater
La storia di due giornaliste che se le davano su Twitter e il lato peggiore di noi, sempre via social
Ti porto a cena con me, e i tuoi tweet non sono invitati. Ha detto più o meno così Eve Peyser, giornalista di Vice, a Bari Weiss, editorialista del New York Times, quando si sono incontrate, per caso e per fortuna, a una conferenza. Era la prima volta che si vedevano dal vivo, ma avevano alle spalle una lunga storia di accese conversazioni su Twitter, ed erano entrambe abbastanza convinte di conoscersi a sufficienza, essendosi odiate, e pure un po’ insultate, pur facendo parte della stessa bolla (liberal uniti contro Trump), e tuttavia avendo opinioni diverse su temi cruciali – o divisivi, come si dice (Weiss sta con Israele e Peyser con la Palestina; Weiss critica il #MeToo mentre Peyser non oserebbe mai).
Uscireste con un vostro hater? Dovreste. A loro due, a parte l’iniziale timore dell’una di venire accoltellata dall’altra, è andata benissimo: non si sono ammazzate, non hanno litigato e non hanno tentato di convincersi a vicenda di come si debba governare il pianeta; invece, sono diventate amiche e hanno pure scritto un articolo insieme non sull’autobiografia di Michelle Obama o sul consenso o su quale autoritarismo sia peggiore, tra quello cinese e quello russo, ma su come si fa una pagnotta con il lievito madre. Il New York Times ha pubblicato un dialogo tra loro che sembra il plot, aggiornato al 2018, di “C’è posta per te” (che avete di certo visto tutti, essendo i film di Nora Ephron obbligatori per legge).
Un nemico su Twitter potrebbe rivelarsi un ottimo amico nella realtà, che è quell’ambientino nel quale gli esseri umani, quando s’incontrano, non parlano (almeno non subito, o non solo) di Trump o Salvini o immigrazione: assai più facilmente (banalmente?), discutono d’amore, di sesso, del passato, di Netflix, di come si fa una torta o una pagnotta. La vita è altrove, cioè dappertutto. Le persone che ci piacciono sono le persone con cui condividiamo la stessa idea di mondo? Sposeremmo un sovranista? Berremmo una birra con un leaver? E soprattutto: gli esseri umani sono diventati tutti detestabili e tossici o sono i social network a darci questa impressione?
In “C’è posta per te”, Meg Ryan e Tom Hanks si scrivevano bellissime email, e offrivano l’uno all’altra il proprio meglio, magari un meglio aspirazionale, tanto che certe volte un po’ bluffavano e infatti temevano che, incontrandosi, si sarebbero delusi (cosa che effettivamente, poi, succede: scoprono l’uno di aver mandato all’aria la vita professionale dell’altra e allora sono costretti a odiarsi, ma l’odio per procura non dura mai abbastanza e così, alla fine, cedono e si amano tantissimo, forse per sempre). Twitter, invece, azzera ogni ragionevole dubbio sul prossimo, convincendoci che le persone siano i tweet che scrivono. In questo modo, la sola interazione possibile diventa l’aggressione quando va male e la (tentata) correzione quando va bene. Gli insulti più terribili, le chiusure più nette (ti blocco!) avvengono tra chi siede dalla stessa parte del tavolo: Weiss ha raccontato di aver perso molti amici “della vita reale” per aver espresso, su Twitter, perplessità su Hillary Clinton, pur avendola votata. Eve, invece, ha confessato di aver provato molto imbarazzo quando s’è trovata a concordare con alcuni articoli di Weiss. “L’autolesionismo della sinistra sempre più moralista sta nel considerare chi la mette in discussione come la propria controparte”. E’ contro quell’autolesionismo che si finisce col votare populista? Forse.
Di certo, alla faccia di quell’autolesionismo si va a cena con il nemico ed è possibile che si guadagni un tesoro.
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