Auguri a reti moltiplicate
I video-selfie di Salvini, Dibba e Di Maio sulla neve. E poi Grillo, Bolsonaro, Kim Jong-un. Quanti discorsi di fine anno. Il meglio al Nuovo Cinema Quirinale (più royal speech, meno hate speech)
Quanti discorsi di fine anno. Una volta c’era solo quello dal Quirinale, a reti unificate, prima del cenone: ma adesso con la liberalizzazione selvaggia si può vedere di tutto: i video-selfie storti di Salvini; Dibba e Di Maio sulla neve come Totò e Peppino; il delirio post-umano di Grillo, metà forzuto, metà iPad: e poi tanta scelta, forse troppa, grazie alle reti estere: Kim Jong-un, Bolsonaro, la regina Elisabetta. Troppa roba? Disdici quando vuoi?
AM: Dibba e Di Maio dovevano parlare “da un luogo poco distante da Roma”, invece sono finiti in Val di Fassa, nel rifugio “Quota 100”, imbacuccati come due benzinai sul raccordo, perché naturalmente si festeggia il Capodanno del popolo, niente collusioni con i brand delle élite. I Vanzina avevano già capito tutto, ormai è storia, ma i due eroi dell’anticasta in montagna hanno proprio la faccia di chi vede la neve per la prima volta; più Totò e Peppino che Yuppies.
MM: Sono un po’ i Torpigna, quelli che per la prima volta vanno in settimana bianca (qui gentilmente offerta dai contribuenti). Ma in “Vacanze di Natale” almeno i Torpigna andavano a provarsi i piumini, qui invece vengono proprio come sono (oppure avranno dei Moncler costosissimi, nascosti alle telecamere). Salvini poi è chiaramente il Cumenda: nel suo video tutto storto, col paesino innevato alle spalle (“al Quirinale sono più organizzati, io son salito qua piazzando la bimba alla sala giochi”), fa il mansplaining all’Italia: “Volere è potere”, dice, e oggi “si arriva in Italia chiedendo grazie e per favore”, come Guido Nicheli impellicciato in “Vacanze” spiega la vita alla moglie (“La regola numero uno quando arrivi in albergo è presentarsi con il personale”). Salvini fa un’ottima riuscita comunque anche in versione invernale, dopo l’annata trascorsa a torso nudo al mare o in piscine sequestrate alle mafie. Il cambio di stagione ha funzionato (parafrasando Sergio Leone, Salvini ha due espressioni: in piscina e in montagna).
AM: E comunque sempre balconi, terrazze, piste da sci, piscine (sequestrate alle mafie ma sempre piscine); è un populismo dal volto borghese; una scorpacciata di Nutella sovranista in casa e siamo già nell’antagonismo. Facile facile. Il più fuori posto in questi giorni però era Dibba. Nel video si vede che sente freddo e si capisce, poverino, viene da sette mesi di Sudamerica. Annuisce, sorride, si guarda intorno senza dire una parola mentre Di Maio si incarta sui “privilegiati che si privilegiano” e citazioni da Churchill, “siamo soltanto alla fine dell’inizio”. Riflettere anche sulle citazioni. Salvini è un anno che insiste con quella di Disney (“se puoi sognarlo, puoi farlo”), poi però si incazza se Elsa di “Frozen” la fanno lesbica. Sulla neve, Dibba e Di Maio ci spiegano quanto gli piace combattere la casta, quindi ci spronano: “Fate sempre le cose che vi rendono felici”. Con loro al governo sarà dura ma ci proviamo.
MM: Paiono tutti un po’ discorsi motivazionali, quelli governativi dalla neve. Poca politica, tanti trucchi di benessere per passar indenni le feste: siate felici, fate quello che vi appassiona. Sono un po’ i consigli di Henri Chenot, il mago della dieta di Merano: mangiare un po’ di tutto con gusto, masticare bene, un bicchiere di vino rosso al massimo.
AM: Grillo invece ha preso un po’ troppo alla lettera l’arrivo del 2019, l’anno in cui è ambientato “Blade Runner”, si è lanciato in questa cosa molto post-human e cyborg antrophology, ma fondamentalmente triste e ubriaca, anche perché non si capisce più bene che ruolo abbia; sembra un po’ alla deriva come l’Instagram di Isoardi, lanciatissima ormai nel registro ermeneutico e passata dai testi di Gio Evan ai versi di #Hölderlin, messi in calce alle foto in montagna, come sarebbe piaciuto a Heidegger.
MM: Invece a Roma, al Quirinale, si è più seri, “presidential”.
AM: Quest’anno un’orchestrazione scenica perfetta: il drone che sale veloce sul Colle, stacco sul tricolore, dissolvenza e via nei drappeggi dello studio. Molto più cinematografico che negli anni precedenti, ma in linea con questa recente svolta epico-fantasy della Rai per le dirette istituzionali, come i promo per la prima della Scala che ormai sembrano usciti dal “Trono di spade”. Nel Nuovo Cinema Quirinale Mattarella era davvero a suo agio, prontissimo, sciolto, quasi travolgente. Lo avranno allenato con proiezioni intensive di “The King’s Speech”, con Colin Firth, storia vera del riscatto logopedico di Giorgio VI, papà balbuziente di Elisabetta, che prese in mano la nazione nell’ora più buia. E’ stato davvero il più spielberghiano di tutti i discorsi di Mattarella, altro che buono o buonista: la “cittadinanza onoraria di Felicizia, luogo immaginario che indica l’amicizia come strada per la felicità”, i “sogni che non vanno confinati alla sola stagione dell’infanzia”, la signora Anna di novant’anni che “si sente sola la notte di Natale”, e la vediamo subito che guarda fuori dalla finestra mentre fuori nevica, come in un film di Frank Capra; Mattarella sulla bici con E.T. nel cestino che vola sopra la luna piena del Quirinale, musiche di John Williams al posto dell’inno di Mameli. La bontà come slancio, coraggio; la “comunità”, la speranza, l’infanzia e su “vanno evitate tasse sulla bontà” si tira fuori il fazzoletto, ci si abbraccia.
MM: C’è anche il video del backstage, con tutti i tecnici al lavoro, davvero impressionante: tante macchine da presa, il teleprompter o gobbo elettronico. Chissà che momenti. Soprattutto avrei voluto vedere all’opera lo staff del Quirinale coi droni sulla piazza forse chiusa al traffico (“a presidé, so’ arivati quelli dei droni”). Come quando Nixon atterra con l’elicottero sulla piazza nel 1970. Con possibili scontri aeronautici coi gabbiani giganti.
AM: Tutta questa esibizione della macchina mediatica presidenziale, lenta, complessa, studiata, diventa una formidabile risposta al low-fi impulsivo della comunicazione salviniana (inquadrature mosse o storte, tipo horror a basso budget), al delirio di Grillo, alle dirette Facebook di Dibba e Di Maio. Partire da qui per immaginare un mondo in cui la sbornia anti élite sarà passata di moda; sognare il momento in cui torneremo ad ammirare la competenza, le cose fatte bene, la levatura istituzionale. Più royal speech, meno hate speech. Anche i social, un tempo appannaggio dell’antagonismo, quest’anno sono stati travolti dalla potenza istituzionale delle reti unificate con tanti hashtag e retweet e #graziesergio.
MM: Mattarella spacca Internet, come il film Disney.
AM: Esatto. Chi sui social aveva iniziato a fare battutacce sul quadro alle sue spalle è caduto malamente nella trappola: “E’ un quadro realizzato nel Centro di cura per l’autismo di Verona”; ha spiegato solo alla fine, “esprime creatività e capacità di comunicare”. Tiè. Mattarella li ha fregati. Mattarella ha messo tutti d’accordo o quasi. L’unico upgrade possibile per il prossimo anno è mandare il discorso su Netflix.
MM: Così si potrebbero vedere in contemporanea tutti i discorsi dei vari presidenti del mondo. Disdici quando vuoi! Peccato che non rilascino i dati sugli ascolti. Chissà com’è andato Bolsonaro, che ha fatto il discorso di giuramento da presidente del Brasile. Altro che tasse sulla bontà: in una Brasilia presidiata dai caccia militari e coi cecchini sui tetti, l’orribile figuro ha annunciato che “è il giorno in cui il Brasile inizia a liberarsi dal socialismo e dal politicamente corretto. E se sarà necessario verseremo il nostro sangue!”. Qui si fa sul serio, si versa sangue, non ragù Star e bucatini Barilla. Tutti questi concetti sono stati tradotti nel linguaggio dei segni, come al Quirinale. Per ragioni familiari, perché la first lady Michelle, terza moglie del presidente, insegna ai sordomuti. E verrebbe da dire Te lo do io il Brasile, come la fortunata serie che Beppe Grillo fece nel 1984. Sei puntate, lui in studio a commentare video fatti nelle strade, il samba, il carnevale. Che bravo che era, però, prima della deriva rousseauiana. Ma oggi Bolsonaro, a lungo deputato di Rio de Janeiro, golpista sentimentale, ha annunciato le prossime misure, che per ora non prevedono ancora stragi di gay, ma solo porto d’armi agli incensurati, e immunità ai poliziotti che ammazzano. “E’ arrivato il Capitano!”, urlano le folle, pure qua, mentre i caccia volano nel cielo di Brasilia, la capitale eretta nel ’60 per celebrare le sorti gloriose del Brasile democratico (miao). I giornalisti sono confinati dietro transenne, e folle che urlano contro la tv Globo e acclamano “Whatsapp e Facebook” come primari mezzi di informazione. “Grande discorso, gli Stati Uniti sono con te”, ha subito twittato Trump. Il quale, scatenato nel suo discorso, ha detto che, mentre lui sta a lavorare allo Studio Ovale, i democratici sono in vacanza. Tornate, che mi servono i vostri voti per costruire il muro con il Messico!
AM: Gli mandiamo anche J-Ax che fa l’opposizione.
MM: “Democratici, tornate dalle vacanze!” sarebbe però un bello slogan anche per il Pd o per qualunque partito italiano, considerati non solo i sette mesi di villeggiatura del Dibba ma anche che a Roma o Milano prima dell’8 è impossibile trovare un ufficio aperto (e si sa che basterebbe abolire i ponti per ristabilire prontamente ogni economia italiana, ma si finirebbe nel sangue, altro che Brasile). Intanto, in America, ecco un altro video: con primo piano dalla cucina si candida per i Democratici Elizabeth Warren, 69 anni, la paladina anticorruzione di Wall Street. “La classe media americana è sotto attacco”, dice. Ma nel prestigioso estero succedono tante altre cose: anche il dittatore Kim Jong-un fa un discorso di fine anno: tutto vestito da banchiere, tipo “Una poltrona per due”, con gessato e camicia bianca, seduto in una poltrona Chesterfield. Sotto i ritratti degli antenati, ufficialmente in diretta: ma i più critici hanno sottolineato come l’orologio sul caminetto segni via via tre orari diversi, segno che non è un vero live.
AM: Il capodanno porta sempre con sé queste polemiche sul filo dei secondi. C’è tutta una letteratura. Dal Maestro Canello che anticipa il brindisi di Natale per festeggiare un altro Spettabile capodanno aziendale in Fantozzi, al capodanno Rai 2016 da Matera, anticipato di 40 secondi , che costa il posto al capostruttura Azzalini (unico licenziato nella storia secolare Rai).
MM: Da Matera, ma era quando non era ancora capitale della cultura. Comunque, il capodanno mette sempre in crisi tutti. A meno di avere grandi tradizioni di efficienza. La regina Elisabetta ha fatto il consueto discorso (però a Natale), sarà il suo settantesimo. La tradizione del royal speech va indietro a suo nonno, Giorgio V (papà del balbuziente) che tra molti scetticismi fu infine convinto dalla Bbc a parlare alla misteriosa radio: era il 1932 e per l’occasione lo speech writer fu Rudyard Kipling, quello del “Libro della giungla”. Lei è passata dalla radio alla tv in bianco e nero, al colore all’Hd. Disdici quando vuoi! Chi non ha accesso a tutte queste tecnologie, si arrangia. Così le ex famiglie reali fanno come possono. Una delle mie preferite è quella dei Borbone-Due Sicilie, pretendenti al trono di Napoli, col principe Carlo che ha salutato il 2019 con una foto su Facebook di lui e della Famiglia Non Regnante a bordo piscina, tipo Scarface. Pochissimo royal, manco presidential: lui in smoking e le principesse coll’aria di aver passato notti di bagordi, in rosso. Rich kids of Instagram. La didascalia: “The Royal Family of Bourbon Two Sicilies wishes you an happy new year!”. La principessa Camilla è figlia di Camillo Crociani, storico presidente di Finmeccanica, che scappò in Messico per lo scandalo Lockheed che aveva inguaiato pure il presidente Leone; e della mitologica Edy Vessel, nome d’arte di Edoarda Vesselovsky, ballerina di fila per Wanda Osiris; oggi è regina dei radar, con una leggendaria casa nella roccia al Circeo con ascensore scavato nella roccia. La figlia Camilla, impalmata vent’anni fa dal Borbone, ha ricordato recentemente col Corriere che “guardo Meghan Duchessa di Sussex e un po’ mi rivedo, perché se non nasci in quel mondo è tutto da imparare”. La principessa fa inoltre sapere che le figlie, le infante Maria Carolina e Maria Chiara, stanno prendendo lezioni di napoletano, non sia mai che debbano tornare a regnare sulla Terra dei Fuochi. I Savoia invece non potendo più fare discorsi dal Quirinale okkupato mandano una letterina firmata Vittorio Emanuele, che esprime i suoi incoraggiamenti soprattutto alle forze armate (ci sarà il sottotesto dell’esercito che non può abbassarsi a riparare le buche anche qui, come nel discorso di Mattarella?).
AM: Resta il mistero di Conte. Che avrà fatto a Capodanno?
MM: Avrà fatto come suggerito da Beppe Grillo, “ho attivato un algoritmo per fare gli auguri a te e famiglia”, e se ne sarà andato a dormire. Comunque, come dice Giggino, fate sempre le cose che vi rendono felici! E masticate molto! Buon Anno.