Soros, Rothschild e quei piccoli tic verbali da Belpietro a Meloni
Non è antisemitismo, è solo il pericoloso scivolo che va da “usurai” a “sporco e…”
Avete presente la Ghigliottina? Il gioco televisivo, s’intende. Quello in cui un concorrente deve indovinare la parola nascosta a partire da una manciata di altri termini che le sono legati per associazione. Bene. Immaginate di accendere la tv e assistere alla seguente scena. Il conduttore sta leggendo i termini noti: “Banche… Complotto… Speculatori… Etnia… Usurai…”. Sicuro di non sbagliare, il concorrente dà la sua risposta: “Ebreo!”. “Ma no, ma no…”, si scompone per un attimo il conduttore. E l’altro, spiazzato: “Sporco ebreo?”. “Ma cosa dice? – grida disperato il padrone di casa – Soros! Soros! La risposta giusta è Soros!”.
Questa scena, grazie al cielo, non è mai andata in onda. O almeno, non in quella trasmissione. Ma su giornali e tg va in scena continuamente. George Soros è diventato ormai l’uomo dello schermo, il bersaglio di comodo su cui scaricare liberamente l’intero repertorio dell’antisemitismo moderno, facendo solo attenzione a fermarsi un millimetro prima del passo, o della parola, che renderebbe il gioco troppo scoperto. E infatti, per ignoranza o per superficialità, capita che qualcuno si sbagli, e faccia anche quell’ultimo passo, come il senatore cinque stelle Elio Lannutti, che si è beccato una denuncia per istigazione all’odio razziale dalla comunità ebraica per avere rilanciato, in una delle sue tante intemerate contro i banchieri (in questo caso i Rothschild), persino i “Protocolli dei Savi di Sion”.
E così, alla notizia che Soros avrebbe contribuito al finanziamento di +Europa, subito è ripartito il coro. Sulla Verità Maurizio Belpietro ha scritto che i radicali sono passati “dalla Rosa nel pugno a un pugno di euro”, rilanciando per l’ennesima volta tutto il consueto armamentario sullo spietato speculatore che finanzierebbe le ong per riempire l’Europa di migranti (dove, a meno che Belpietro non si sia improvvisamente convertito alle tesi della sinistra radicale sulla necessità di limitare i movimenti di capitale, regolamentarli e tassarli maggiormente, il problema non è l’essersi arricchiti con la speculazione, cosa che accomuna Soros a qualche centinaio di finanzieri in tutto il mondo, ma il fatto che una parte di quei soldi – vergogna! – finiscano a chi aiuta gli ultimi della Terra).
A onor del vero, considerando quanto si dice e si scrive abitualmente su questi argomenti, l’editoriale della Verità non avrebbe meritato più di una segnalazione, se non fosse stato subito seguito (e surclassato) dal manifesto sfornato da Fratelli d’Italia, e prontamente sfoggiato su Twitter da Giorgia Meloni, che al riguardo scandisce: “Tenetevi i soldi degli usurai, la nostra forza è il popolo italiano”. E pensare che solo pochi giorni fa la stessa Meloni si era molto arrabbiata con chi l’aveva accusata di usare un linguaggio razzista. Per difendere il congresso della famiglia di Verona, infatti, la leader di Fratelli d’Italia se l’era presa con i cinque stelle, accusandoli di essere “per la droga libera, la propaganda gender, i matrimoni misti”. All’indignata reazione di Carlo Calenda (“I matrimoni misti! Cosa sei la versione burina del KKK…”), Meloni s’indignava a sua volta per il “burina” (meno, evidentemente, per l’accostamento al Ku Klux Klan), e spiegava che “matrimoni misti” era soltanto la versione sintetica di quanto da lei scritto su Facebook, dove si parlava chiaramente di matrimoni “tra specie diverse”.
Naturalmente, può sempre darsi che abbia ragione lei, e siamo noi a sottovalutare il rischio di un’Italia in cui gli uomini comincino improvvisamente a sposarsi con le giraffe. E così può anche darsi che quel riferimento agli “usurai”, come tutto il resto del campionario sul complotto mirante alla “sostituzione etnica” dei popoli europei, e le manovre dei Soros e dei Rothschild e del club Bilderberg (ce ne fosse mai uno che si chiami Rossi, accidenti), siano tutti riferimenti perfettamente innocenti, che nulla hanno a che vedere con analoghe formule utilizzate in passato da fascisti e nazisti. Semplici coincidenze, involontarie assonanze, equivoci senza importanza. Può darsi, in effetti, che siamo noi a essere troppo sensibili, o addirittura paranoici, o semplicemente rincoglioniti. Del resto, si dice che la discesa di una persona verso il rincoglionimento sia scandita da tre fasi: nella prima lo sai solo tu; nella seconda lo sai tu e lo sanno anche gli altri; nella terza lo sanno solo gli altri. Chissà se vale lo stesso anche per la discesa di una collettività verso il fascismo, o semplicemente verso la barbarie. Se così fosse, la noncuranza con cui gran parte degli osservatori accoglie ormai certe coincidenze, porterebbe a credere che siamo molto prossimi alla terza fase.