Il caso Biden e il nuovo spazio vitale
Le accuse di molestie all'ex vice presidente di Obama segnano un nuovo step nei nostri rapporti sempre più irritati (politica a parte)
Intorno alle persone c’è uno spazio e violarlo con contatti improvvisi, non richiesti o non avallati, è un esercizio di potere, un atto soverchiante e paternalistico. Prima del #Metoo, che ha inaugurato un epocale ripensamento di consenso e fisicità, non avevamo la sensibilità culturale per capirlo ma ora sì e Joe Biden, ex vice presidente di Obama deciso a candidarsi alle presidenziali del 2020, farebbe bene a non sottovalutarlo ed emendarsi da tutte le carezze, le strette di mano e gli abbracci che ha elargito. “Non voglio screditarlo”, ha scritto Sofie Karasek sul Washington Post, raccontando di quella volta che Biden, dopo la cerimonia degli Oscar del 2016, dove lei era salita sul palco insieme a Lady Gaga e a molte vittime di abusi sessuali, le prese le mani e le posò la fronte sulla sua e qualcuno li fotografò – sembravano quella stupenda locandina di “Sette anni in Tibet” – e lei ne fu onorata, anche perché quella foto fece il giro del mondo e raggiunse i genitori di Megan Rondini, un ragazza violentata che si era suicidata quello stesso anno, convincendoli a chiedere giustizia per la figlia.
Poi, però, rivedere quella foto le ha provocato disagio, qualcuno le ha fatto notare che sembra che Biden stia per baciarla, e lei s’è resa conto che lui avrebbe dovuto domandarle se poteva abbracciarla, ma non lo ha fatto e allora il suo gesto, osservato con la lente #metoo, è qualcosa per cui deve scusarsi e che dobbiamo imparare a evitare. La settimana scorsa, Nancy Pelosi ha detto a Politico qualcosa di simile, dopo aver specificato che i modi “molto tattili” di Biden non possono squalificarlo dalla campagna elettorale.
Sembra un dibattito lunare, eppure negli Stati Uniti è assai acceso, da quando a fine marzo Lucy Flores, ex parlamentare democratica, ha raccontato che Biden, nel 2014, le annusò i capelli e le baciò la nuca prima di un comizio. Dopo Flores ne sono venute altre, le domande sull’opportunità del comportamento dell’ex vice presidente sono diventate risposte, l’imbarazzo ha sconfinato nello scandalo e Biden è diventato il simbolo di una tossicità a cui siamo stati esposti a lungo e che ora urge debellare. Il movente politico è chiaro: far fuori dalla corsa alle presidenziali il vecchio Joe, “l’ultimo centrista”, può far bene alla campagna elettorale di Bernie Sanders.
E Trump si sfrega le mani: venerdì ha pubblicato su Twitter un meme in cui si vede Biden che, mentre parla, viene accarezzato e annusato. Una “satira” assai simile a quella del Saturday Night Live, che ha trasmesso sabato scorso uno sketch in cui Jason Sudeikis, nella parte di Biden, viene sottoposto a un sensitivity training: parla con un’esperta di questa sua mania per il toccare, empatizzare attraverso il contatto, manifestare la sua prossimità facendosi, appunto, prossimo. Slate ha scritto che il Biden di Sudeikis conquisterebbe la Casa Bianca.
Sempre venerdì, alla sua prima apparizione pubblica dopo le polemiche, che s’era illuso di arginare dichiarando che i suoi modi così affettuosi sono un tentativo di “creare una connessione” con chi gli sta intorno, Biden ha abbracciato uno dei bambini saliti sul palco con lui e ha detto: “Mi ha dato il premesso di farlo”. Il pubblico ha riso. Tuttavia, una risata non seppellirà la questione. Quando un uomo di potere tocca una donna non la sta incoraggiando: la sta plagiando, la sta assorbendo. Per questo deve chiederle: sei d’accordo? Questo è il punto dell’obiezione che gli viene mossa, e sulla quale farebbe bene a non ironizzare, per quanto assurda sia, visto che a strumentalizzarne l’indignazione conseguente è Trump, uno che ritiene che le donne vadano prese per le mutande (per quello che contengono le mutande). Incredibilmente, questo affratellamento tra Trump e il #Metoo non è sufficiente a far desistere dall’allerta, quella che gli studi scientifici dicono che scatti nel momento in cui lo spazio personale di un uomo o di un animale viene invaso. Altrettanto incredibilmente, mentre Biden rischia la candidatura, Trump siede alla Casa Bianca, quasi che Biden debba scontare la misoginia di Trump.
E’ una delle cose che Swayze insegna a Jennifer Grey in “Dirty Dancing”, per trasformarla in una ballerina: le dice questo è il mio spazio e questo è il tuo, e le disegna davanti, nel mezzo metro che li separa, un rettangolo, una divisione. E forse sarà questo a darci le nuove regole per non ferirci, aggredirci, manipolarci: un ballo mascherato di pianeti solitari, circondati da satelliti. Un sistema in cui sarà impossibile lo scontro perché sarà stato reso impossibile l’incontro.
generazione ansiosa