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Il mondo aperto e iperconnesso della generazione che verrà

Jessica Mariana Masucci

Il superamento del confine tra online e offline avverrà con la generazione Alpha, quella dei nati tra il 2010 e il 2025. Alice Avallone racconta cos'è l'etnografia digitale e come saranno i figli dei millennial

Tra le rovine dell’attuale crollo demografico – quando l’Istat a luglio ha rilevato che, tra nascite al minimo e decessi in diminuzione, in quattro anni abbiamo perso oltre 400mila residenti – sta crescendo una nuova generazione di italiani. I più vecchi hanno nove anni e i più giovani devono ancora essere concepiti. Già sappiamo che vivranno immersi nella tecnologia, andranno a fare visita agli zii d’America e la loro pelle sarà bellissima.

 

Si chiama generazione alpha e comprende i nati tra il 2010, non a caso l’anno in cui sono stati lanciati l’iPad e Instagram, e il 2025. In una intervista al New York Times, Mark McCrindle – il demografo che ha proposto questa definizione – ha spiegato che gli è parso ragionevole dopo aver chiamato le generazioni X, Y, e Z che si passasse dall’alfabeto latino a quello greco e, d’altra parte, alpha è un nome che segna l’inizio di un qualcosa di nuovo, essendo questa la prima generazione del tutto nata nel Ventunesimo secolo. McCrindle, il quale per via delle sue ricerche è considerato un po’ il padrino dei piccoli alpha, sostiene inoltre che i due milioni e mezzo di bambini che ogni settimana nascono in tutto il mondo formeranno la generazione più istruita, complessivamente ricca e munita di tecnologia che si sia mai vista.

 

Non sono solo i demografi che studiano i figli della generazione dei millennial. Naturalmente il marketing ha avviato da tempo ricerche sui consumatori del futuro, guardando per esempio al fenomeno dei baby influencer che recensiscono giocattoli e pubblicizzano linee di abbigliamento, oppure al trend, nato in Cina, delle creme di lusso per la pelle dei bambini.

 

Altri indizi si possono raccogliere osservando il comportamento sui social network dei genitori degli alpha. Alice Avallone, etnografa digitale, trascorre una considerevole parte del proprio tempo leggendo, interpretando e sistemando le tracce che disseminiamo nei gruppi di Facebook, su Instagram, Twitter e non solo. "L’etnografia digitale studia le popolazioni che dialogano in rete, quindi quando parliamo della generazione alpha possiamo osservarne i genitori, cosa raccontano di questi bambini e come li rappresentano nelle foto e nelle storie di Instagram".

 

Come saranno, allora, gli alpha italiani? Dalle informazioni che Avallone ha raccolto per il suo osservatorio Be Unsocial, emerge un quadro dettagliato. Come i loro coetanei stranieri avranno non solo un’identità più globale, ma annulleranno anche "il confine tra online e offline, perché saranno immersi nella tecnologia".

 

Gli alpha saranno infatti abituati a dialogare con gli strumenti tecnologici, segnando una sorta di "ritorno all’oralità, finora abbandonata in favore della scrittura". Basti pensare alla presenza di assistenti vocali e intelligenze artificiali e alla diffusione di giocattoli connessi, capaci di interagire con i bambini, nel cosiddetto Internet of Toys.

 

L’iperconnessione avrà un rovescio della medaglia: i nostri figli e nipoti saranno affascinati dal "lusso dell’anonimato – secondo Avallone – a differenza nostra, che cerchiamo l’esposizione con i selfie e la continua pubblicazione di foto".

 

L’etnografa, poi, sottolinea anche un aspetto peculiare dei futuri italiani, che si collega al drastico declino demografico. "I millennial in Italia diventano genitori molto tardi e spesso si limitano a un solo figlio, ma d’altra parte i loro saranno bambini molto seguiti. Questo – prosegue l’etnografa - comporterà un rafforzamento dell’identità personale ma gli alpha saranno più aperti rispetto a noi. È vero che ci sarà il calo demografico ma il loro punto di vista sarà quello di appartenere a un mondo e non più a una nazione". Un mondo nel quale ci sarà posto per la figura dei nuovi zii d’America. Con la continua emigrazione di giovani italiani che vanno a lavorare all’estero, la geografia familiare in futuro sarà di conseguenza molto più ampia. E forse, anche in questo caso, l’opposto potrà costituire il lusso: "Questa generazione – conclude Avallone - avrà così tanti parenti all’estero che l’esotico potrebbe essere rappresentato dall’avere un punto fermo nelle proprie radici".