Kate Moss ritratta da Peter Lindbergh (foto Instagram therealpeterlindbergh)

Le donne di Peter Lindbergh

Fabiana Giacomotti

Il fotografo faceva le modelle bellissime, anche stropicciate

Milano. “Al primo colpo d’occhio non si vede niente” diceva Alberto Giacometti. Qualche mese fa, l’Institut parigino che porta il suo nome prese l’aforisma come spunto per una mostra bellissima e misteriosa dove le sue sculture e i suoi croquis venivano affiancati alla fotografia netta, ruvida e al tempo stesso delicata di Peter Lindbergh, scomparso martedì (ma la notizia è stata data dalla sua numerosa famiglia solo oggi) a 74 anni, e subito omaggiato da una infinità di post dolenti e un po’ autocelebrativi dei tanti, noi compresi, che avevano avuto la fortuna di conoscerlo.

 

La mostra si intitolava “Saisir l’invisible”, declinazione meno frequentata del celeberrimo rigo sull’essenzialità invisibile agli occhi del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, anche lui, come l’artista svizzero, cresciuto a natura e simbolismo. La “Donna accovacciata” del 1959 dialogava con lo sguardo trasparente e le sinuosità lunari di Karen Elson, mentre Naomi Campbell, in apparenza seduta su una sedia, a un secondo sguardo si intuiva pronta a scattare verso altri mondi e altri luoghi.

 

 

 

Peter Lindbergh (foto sopra), nato in Polonia in quell’anno terribile per il mondo intero che fu il 1944, scappato presto verso gli Stati Uniti, sapeva come frequentare l’invisibile, dove andare a stanarlo e come costringerlo alla luce perché la vista era forse il suo senso meno sviluppato; da questo proveniva quel suo sguardo intento, e una serena, giocosa disponibilità all’ascolto che l’avevano reso, non a caso, il fotografo più in sintonia con i cambiamenti della società degli ultimi quarant’anni. Non voleva modellare i corpi come Helmut Newton né tantomeno sottoporli alle sue ossessioni sessuali come Terry Richardson. A questo uomo pacioso, che indossava il cappellino da baseball all’incontrario come Charlie Brown, piaceva accompagnare il mondo alla scoperta di se stesso, metterlo in luce nei suoi bianco e nero dalle mille sfumature, ed è per questo che le donne lo adoravano (l’ultima in ordine di tempo, Meghan Markle, duchessa di Sussex, gli aveva chiesto di fotografare le “donne per il cambiamento” per il numero di Vogue Uk dello scorso settembre che aveva diretto come “guest editor” e che è stato criticato in ogni sua parte tranne, naturalmente, per le foto).

  

 

Lindbergh aveva annullato i codici della bellezza standard e dei ruoli femminili stereotipati negli stessi anni in cui i magazine di moda e le pubblicità erano popolate di femme fatale e di wonder women in colori plasticati. Il suo manifesto era stata una immagine scattata nel 1988: sei ragazze ritratte sulla spiaggia senza trucco, vestite con una camicia bianca. Sì, corrispondevano a nomi come Tatjana Patitz e Christy Turlington, ma per capirlo dovevi perdere la bellezza dell’insieme e concentrarti sui dettagli. Quando gli chiesero perché avesse scelto un set così poco modaiolo per la moda che c’era allora, uno scenario così normale, rispose che il modello erano state le sue compagne alla scuola d’arte: donne pratiche, che avevano ambizioni e desideri da realizzare. La spiaggia, fondale piatto e omogeneo, era stata una conseguenza per meglio concentrarsi sulla parte del corpo femminile che gli interessava di più, il volto.

 

  

Detestava il trucco e non usava il fotoritocco. Con Peter Lindbergh ci si poteva sentire stropicciate e ugualmente bellissime, ed è forse per questo che Marco Tronchetti Provera gli aveva chiesto, in violazione a una legge non scritta ma molto nota fra i conoscitori, di scattare un terzo Calendario Pirelli, quello del 2017 che si rivelò anche il primo a lanciare il tema, oggi universale e mainstream, dell’ageing e della diversità. “Non toccatela, voglio vedere le lentiggini a una a una”, disse alle truccatrici che si apprestavano a trasformare il volto di Uma Thurman; Kate Winslet gli consegnò le sue mani imperfette perché le portasse in primo piano. Agli uomini, quell’edizione di The Cal non piacque; le donne piansero di gioia e di orgoglio.

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